ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
mercoledì 22 marzo 2006

 

 

RISOLTO IL GIALLO DEI PACCHI ESPLOSIVI DI FOGGIA 

 «Ho costruito le mie bombe grazie a internet»

Confessa l’omicida del ragazzo di Foggia: «Volevo vendicarmi ma non ammazzare»


 

Foggia - Una vendetta per i «torti subiti» durante la sua relazione con una donna che lo tradiva. Così Costantino Bizzarri, 25 anni, di Sannicandro Garganico (Foggia), ha giustificato i due pacchi esplosivi, confezionati grazie a internet, che tre giorni fa a Foggia hanno ucciso il diciottenne Giorgio Palazzo e ferito gravemente la madre del ragazzo, Rosa Di Lella. Due vittime che non rientravano nei piani dell’omicida che infatti voleva colpire Onofrio Palazzo, fratellastro della sua fidanzata che lo accusava di un furto avvenuto nella sua gioielleria due anni fa e Vittorio Galasso, che continuava a prenderlo in giro per la scarsa serietà della ragazza, con la quale sembra che l’uomo avesse una relazione. Bizzarri è stato fermato dai carabinieri ieri mattina, portato nelle stanze della Repubblica di Foggia, interrogato dai pm titolari dell’inchiesta. E alla fine ha confessato: è stato lui a preparare e spedire il pacco bomba che, sabato scorso: «Ma - ha detto agli inquirenti - volevo solo spaventare, non ammazzare».


I TATUAGGI E LA RETE

Massaggiatore ed esecutore di tatuaggi, Costantino Bizzarri ha spiegato di avere l’hobby di navigare in internet, e proprio qui ha trovato le indicazioni per realizzare gli ordigni rudimentali che potevano causare una strage. «Da quello che abbiamo appurato - ha commentato il procuratore della Repubblica di Foggia, Vincenzo Russo - non c’era bisogno di grande esperienza per confezionare i due plichi. Il giovane sicuramente ha appreso i rudimenti principali attraverso internet». Il 25enne ha così acquistato alcuni giochi pirici legali, i classici “raudi”, li ha aperti e ha svuotato il contenuto di polvere nera in due piccoli contenitori di legno chiaro. Ha poi preso due pile comuni e ha collegato il polo negativo e quello positivo alla polvere nera con distinti fili di rame. Particolare importante, che spiega l’alto livello di efficienza nel confezionamento delle bombe raggiunto da un profano come Bizzarri: l’ordigno poteva scoppiare solo quando qualcuno manometteva il contenitore in legno, in cui era l’esplosivo. Non è accaduto nel caso del meccanico Vittorio Galasso, che quando ha aperto la busta ha visto il materiale che c’era dentro e, preoccupato e choccato, lo ha gettato lontano da sé. Diversamente da quello che ha fatto Giorgio Palazzo: la curiosità giovanile, evidentemente, l’ha portato ad approfondire l’esame di quel contenuto misterioso, e l’apertura del contenitore ha dato il là alla detonazione. I plichi-bomba, è stato infine precisato dagli investigatori, erano stati preparati così bene che potevano scoppiare solo se qualcuno avesse manomesso la scatola con la polvere nera. Quindi, secondo gli investigatori foggiani, nessun problema per le varie fasi di spedizione della posta: buste dal contenuto così “pericoloso” viaggiavano senza poter arrecare rischio ad alcuno.


ACCUSE E PRESE IN GIRO

«I motivi che hanno spinto Costantino Bizzarri a compiere quell’azione folle - ha spiegato il comandante provinciale di Foggia dei carabinieri, Adelmo Lusi - sono di natura sentimentale e per ritorsione nei confronti del gioielliere e del meccanico. Di natura sentimentale - ha continuato il militare - perché l’indagato aveva una relazione sentimentale con la sorellastra del gioielliere e contemporaneamente pare che la donna avesse allacciato una relazione anche con il meccanico, che è sposato e che comunque ha negato la circostanza. La ritorsione si è avuta perché il meccanico continuava a prenderlo in giro rinfacciandogli la scarsa serietà della ragazza. Per quanto riguarda invece il gioielliere il risentimento di Bizzarri nei suoi confronti era dovuto al fatto che Onofrio Palazzo più volte lo aveva accusato di essere l' autore di un furto avvenuto due anni fa all’interno della sua gioielleria».


«NON VOLEVO UCCIDERE»

Secondo quanto raccontato il comandante provinciale di Foggia dei carabinieri, Adelmo Lusi, quando Bizzarri ha appreso della morte di Giorgio Palazzo, se ne è dispiaciuto. Messo alle strette, il 25enne ha poi confessato, affermando di essere pentito per quello che aveva fatto perché non aveva intenzione di uccidere nessuno. A Bizzarri - ha raccontato ancora l’ufficiale - si è giunti dopo «indagini molto difficili perché siamo dovuti partire da zero e ci siamo trovati di fronte ad una realtà totalmente diversa dalle solite. È stato un lavoro certosino. Abbiamo studiato le modalità del confezionamento degli ordigni e le varie indagini ci hanno portato a sospettare subito di Bizzarri. Quando abbiamo raccolto gli elementi necessari abbiamo fatto irruzione nella sua abitazione dove abbiamo trovato materiale utile, soprattutto delle batterie, delle buste come quelle che sono state inviate al gioielliere e al carrozziere, altro materiale importante. Subito dopo il sostituto procuratore Vaccaro ha lungamente interrogato il ragazzo che ha finito con il confessare». Anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano si è complimentato per la veloce risoluzione del caso. «Il tempestivo esito delle indagini conferma l’efficienza e la professionalità delle forze di polizia che operano nel territorio foggiano, e dovrebbe indurre a maggiore cautela chi, soprattutto a proposito dell’area garganica, non perde occasione per buttarla, sempre e comunque, “in mafia”».


    

 

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