Intervista apparsa sul Corriere della Sera il 1/6/1999


Il responsabile giustizia di An: Ds improvvidi, hanno smantellato i reparti specializzati e adesso non c'è più nessuno che sappia indagare

Mantovano: per prendere quegli assassini non resta che sperare in un pentito


ROMA - Ad Alfredo Mantovano, responsabile giustizia di An, il sarcasmo non fa difetto. «Calvi dice che bisognerà cacciare qualcuno se non vengono arrestati presto gli assassini di D'Antona? D'accordo sul principio. D'accordo sull'idea che in una moderna democrazia debba valere il principio di responsabilità. Ma il punto è: chi è il responsabile? Il capo della polizia, quello dei servizi, o qualcun altro? Ecco, devo dire che Calvi, come D'Alema, Pellegrino, e tutti i Ds, mi ricordano oggi degli avventati imprenditori di cavalli».

Cavalli?

«Sì, cavalli. Sembrano dei signori che all'improvviso decidono di scommettere all'ippodromo. Vogliono vincere ma non solo non comprano cavalli di razza, ma non investono neppure su quelli che hanno. Si ritrovano in mano dei brocchi e quando perdono decidono di eliminarli. Non mi sembra elegante».

I cavalli sono forze dell'ordine e servizi segreti?

«Evidente. E si badi bene che sono gli stessi Ds ad ammettere di essere stati improvvidi. Nell'intervista al Corriere Calvi ha ammesso che, dieci anni fa, per una serie di motivi contingenti il lavoro di ripulitura dell'eversione non fu completo. Ammette che non tutte le radici della pianta furono estirpate. Ragione per cui, oggi, ci troviamo al punto in cui siamo. Bene, dico io, e chiedo: i Ds, prima di pensare a cacciare il capo della polizia, sono disposti a trarre le conseguenze politiche di questa ammissione?».

I Ds però sembrano rimproverare il ritardo investigativo di oggi, non quello di dieci anni fa.

«Peggio ancora. Mi piacerebbe infatti sapere cosa pensa oggi Botteghe Oscure della decisione con cui nel '98, quando i Ds avevano ben salda tra le mani la barra del governo, misero fine, disarticolandoli, ai reparti investigativi specializzati come il Ros, lo Sco, l'Ucigos, imponendo il loro decentramento territoriale. Vorrei sapere se l'ex ministro dell'interno Napolitano, oggi, non ritiene che sia stato un errore smantellare strutture investigative che, grazie alla centralizzazione, erano in grado di raccogliere, leggere ed elaborare dati diversi provenienti da tutto il Paese».

Possibile che, come al solito, il problema siano sempre le leggi e non anche gli uomini?

«Per carità. Che la qualità media dei nostri servizi segreti e del personale che opera nell'investigazione non sia eccelsa è sotto gli occhi di tutti. A volte, quando mi capita di leggere le generiche relazioni semestrali al Parlamento dei nostri servizi mi viene da pensare con apprensione alla qualità delle informative specifiche su cui poggiano. Ma insisto: chi ha mortificato la cultura dell'indagine? Anche qui: la legislazione sui pentiti, cui la sinistra ha dato il suo avallo politico. Diciamoci la verità: oggi non c'è più indagine, soprattutto preventiva. Se non ci pensa qualche pentito, non si va da nessuna parte».

E dunque?

«Dunque non condivido l'ottimismo di chi dice che entro un mese prenderemo gli assassini di D'Antona. E credo, al contrario, che a D'Alema e a noi tutti non resti ahimé che sperare nella manna di un pentito».

Carlo Bonini,