ROMA - Ad Alfredo
Mantovano, responsabile giustizia di An, il sarcasmo non fa
difetto. «Calvi dice che bisognerà cacciare qualcuno se non
vengono arrestati presto gli assassini di D'Antona? D'accordo sul
principio. D'accordo sull'idea che in una moderna democrazia debba
valere il principio di responsabilità. Ma il punto è: chi è il
responsabile? Il capo della polizia, quello dei servizi, o qualcun
altro? Ecco, devo dire che Calvi, come D'Alema, Pellegrino, e
tutti i Ds, mi ricordano oggi degli avventati imprenditori di
cavalli».
Cavalli?
«Sì, cavalli. Sembrano dei
signori che all'improvviso decidono di scommettere all'ippodromo.
Vogliono vincere ma non solo non comprano cavalli di razza,
ma non investono neppure su quelli che hanno. Si ritrovano in mano
dei brocchi e quando perdono decidono di eliminarli. Non mi sembra
elegante».
I cavalli sono forze
dell'ordine e servizi segreti?
«Evidente. E si badi bene
che sono gli stessi Ds ad ammettere di essere stati improvvidi.
Nell'intervista al Corriere Calvi ha ammesso che, dieci
anni fa, per una serie di motivi contingenti il lavoro di
ripulitura dell'eversione non fu completo. Ammette che non tutte
le radici della pianta furono estirpate. Ragione per cui, oggi, ci
troviamo al punto in cui siamo. Bene, dico io, e chiedo: i Ds,
prima di pensare a cacciare il capo della polizia, sono disposti a
trarre le conseguenze politiche di questa ammissione?».
I Ds però sembrano
rimproverare il ritardo investigativo di oggi, non quello di dieci
anni fa.
«Peggio ancora. Mi
piacerebbe infatti sapere cosa pensa oggi Botteghe Oscure della
decisione con cui nel '98, quando i Ds avevano ben salda tra le
mani la barra del governo, misero fine, disarticolandoli, ai
reparti investigativi specializzati come il Ros, lo Sco, l'Ucigos,
imponendo il loro decentramento territoriale. Vorrei sapere se
l'ex ministro dell'interno Napolitano, oggi, non ritiene che sia
stato un errore smantellare strutture investigative che, grazie
alla centralizzazione, erano in grado di raccogliere, leggere ed
elaborare dati diversi provenienti da tutto il Paese».
Possibile che, come al
solito, il problema siano sempre le leggi e non anche gli
uomini?
«Per carità. Che la
qualità media dei nostri servizi segreti e del personale che opera
nell'investigazione non sia eccelsa è sotto gli occhi di tutti. A
volte, quando mi capita di leggere le generiche relazioni
semestrali al Parlamento dei nostri servizi mi viene da pensare
con apprensione alla qualità delle informative specifiche su cui
poggiano. Ma insisto: chi ha mortificato la cultura dell'indagine?
Anche qui: la legislazione sui pentiti, cui la sinistra ha dato il
suo avallo politico. Diciamoci la verità: oggi non c'è più
indagine, soprattutto preventiva. Se non ci pensa qualche pentito,
non si va da nessuna parte».
E dunque?
«Dunque non condivido
l'ottimismo di chi dice che entro un mese prenderemo gli assassini
di D'Antona. E credo, al contrario, che a D'Alema e a noi tutti
non resti ahimé che sperare nella manna di un pentito».
Carlo Bonini,