ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:          Pag.     )
Mercoledì 29 Marzo 2006

 

Il cartello di aziende impediva ai concorrenti di partecipare alle commesse pubbliche

 

La «cupola» degli appalti truccati

Enna, arrestati 74 imprenditori: c'è anche il presidente di un'associazione antiracket


ENNA Partecipavano ad appalti pubblici presentando domande in massa con ribassi irrisori, vicini allo zero per cento, in modo da tenere alto il costo dei lavori e rendendo allo stesso tempo impossibile alle aziende estranee all'accordo, che presentavano ribassi nella norma, vincere il bando. È la tecnica che, secondo la Procura della Repubblica di Enna, sarebbe stata attuata da un «cartello» di imprenditori che è stato sgominato dalla polizia che ha arrestato 74 persone. Sono tutti titolari di imprese individuali e rappresentanti di società che negli ultimi anni hanno operato nel campo degli appalti per conto della pubblica amministrazione nell'ennese.

Tra loro c'è anche Alfonso Panini, 55 anni, di Nissoria: è il presidente della prima associazione antiracket sorta negli anni '90 nella provincia di Enna, con sede a Leonforte, al quale il gip ha concesso gli arresti domiciliari. Tra i destinatari dell'ordine di custodia cautelare in carcere c'è anche Antonino D'Anna, 69 anni, fratello del sindaco di Leonforte, che è completamente estraneo alla vicenda. Le indagini, condotte dal commissariato di Piazza Armerina e dalla Direzione anticrimine centrale della polizia in collaborazione con la guardia di finanza di Enna, sono durate tre anni, dal 2000 al 2003, con un monitoraggio attento di oltre un centinaio di appalti.

Sotto la lente di ingrandimento, come ha rivelato il sostituto procuratore Marco Sabella, anche un «appalto con un ribasso di soli 50 centesimi». «È stata una lunga inchiesta - ha spiegato il procuratore di Enna, Salvatore Cardinale - nella quale sono confluite le indagini avviate separatamente dal commissariato di polizia di Piazza Armerina e dalla guardia di finanza». Secondo il procuratore nell'inchiesta «non sono emersi collegamenti con la criminalità organizzata». «Non si può parlare di mafia in senso stretto - ha spiegato Cardinale - ma quella che potremmo definire una mafia, nell'atteggiamento, da colletti bianchi». Cardinale ha invitato «le associazioni di categoria a collaborare con le istituzioni buttando fuori chi si comporta in maniera illegale e a costituirsi parte civile nell'eventuale processo». Per il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, «nella lotta alla criminalità organizzata le istituzioni stanno facendo la loro parte per garantire un contesto di trasparenza e di effettiva concorrenza che valorizzi le potenzialità dell'economia locale».



 

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