ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su il Giornale
(n. n. 74 Sezione:          Pag.    4)
Mercoledì 29 marzo 2006

Emanuela Fontana

 

 

 Crimini comunisti, la Cina protesta Berlusconi: niente scuse, è storia


 

da Roma

La protesta non ha seguito i canali ufficiali della diplomazia, ma è stata inviata, via fax, a una delle principali agenzie di stampa del mondo. Un attacco cinese in qualche modo informale, ma forte, sulla frase di Silvio Berlusconi che a Napoli domenica aveva detto: «Nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi». A oltre 24 ore di distanza, il ministero degli Esteri di Pechino ha inviato una nota all'agenzia Reuters: «Siamo scontenti di queste chiacchiere senza senso. Le parole e le azioni dei leader italiani dovrebbero andare a beneficio della stabilità e dello sviluppo in relazioni amichevoli tra Cina e Italia». Poche righe che hanno scatenato polemiche di fuoco da parte di inattesi difensori della Cina, e dei rappresentanti ufficiali a Roma. Ma che non hanno spinto il premier a fare marcia indietro: «Ma è storia... Mica li ho bolliti io i ragazzini», ha spiegato Berlusconi.

In serata la precisazione della Farnesina: «La frase in questione si riferisce a episodi che avrebbero avuto luogo nel passato, mentre è evidente l'inesistenza di intenti polemici nei confronti della Repubblica popolare cinese». Una Nazione con cui l'Italia ha quest'anno una sorta di gemellaggio culturale perché il 2006 è in Cina l'anno dedicato al nostro Paese. «Con Pechino - prosegue la nota della Farnesina - l'Italia mantiene solidi rapporti di collaborazione e di cooperazione in tutti i campi, anche per favorire l'affermazione e il rispetto dei diritti umani».

Si rileva poi che il presidente del Consiglio «si è limitato a citare una frase contenuta nell'edizione italiana del Libro nero del comunismo di Stephane Courtois, pubblicata nel 1998». Secondo l'Unione le conseguenze del caso saranno catastrofiche. Prodi ne fa una questione di numeri: «Un'ora fa - diceva nel pomeriggio - il governo cinese ha fatto una protesta ufficiale per le frasi di Berlusconi sui bambini bolliti. Ma vi rendete conto dell'immagine di un Paese in cui il premier dice una cosa simile? ». Quindi il calcolo matematico: «Se anche una metà dei cinesi si dimentica di quest'offesa ci saranno comunque 650 milioni di persone che la ricordano». Prodi «non è solo l'agente commerciale della Cina, come opportunamente ricorda il ministro Tremonti è anche il suo difensore d'ufficio», ironizza il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. «Prodi monta sopra le polemiche perché fa il commesso viaggiatore della Cina», ha chiosato Berlusconi.

La Cina, ha precisato successivamente il leader dell'Unione, «partendo dal premier e giungendo a Tremonti, viene vista come una minaccia, mentre io sono considerato l'agente dei cinesi». Massimo D'Alema ha aggiunto sarcasmo al calderone: «Meno male che mancano ancora solo dieci giorni alla fine di questa campagna elettorale, o ci ritroveremmo in guerra con tutta l'umanità». Da Roma l'ambasciata di Pechino ha reagito con una nota di protesta che ricalca quasi alla lettera quella del governo cinese. Si sente offesa anche l'associazione Italia-Cina: «È diffamante per l'Italia».

La maggioranza difende Berlusconi «al di là delle questioni diplomatiche in cui non entro per ragioni di prudenza», come chiarisce Sandro Bondi: «È paradossale - commenta il coordinatore di Forza Italia - che da parte di Prodi e della sinistra si esprimano valutazioni indignate all'indirizzo di chi ha ricordato un fatto storico». «Una cosa terrificante», dice il ministro della Giustizia Castelli. L'ex ministro Calderoli, che ricorda: «In realtà in Cina non solo bollivano i bambini, ma se li mangiavano


    

 

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