ALFREDO MANTOVANO

DEPUTATO AL PARLAMENTO ITALIANO


Preocupante irresponsabilità
(pubblicato sul Quotidiano di Lecce il 12/12/1999)

Sciacallo, incompetente, disinformato, becero fascista, terrorista politico, efferato, estremista… E' un saggio delle gentilezze che esponenti della sinistra di sottogoverno e loro supporter mi hanno rivolto, a commento della mia presa di posizione dopo la strage di Copertino; chiedo agli emuli di Mons. Della Casa se hanno altro da aggiungere: se fosse loro sfuggito qualche ulteriore epiteto, si accomodino pure. E però, dopo che si sono sfogati dando il meglio di sé (che volete, anche i sinistri nel loro piccolo si incazzano), mi permetto di chiedere loro: quando si potrà parlare e affrontare i problemi reali della sicurezza di questo territorio? Ma, prima ancora: se ne può parlare con voi? Sembra infatti che qualunque critica, o rilievo, o suggerimento, suoni come un atto di lesa maestà, rispetto al quale la sola risposta è l'ingiuria.

Così, se il procuratore nazionale Antimafia ricorda di avere per tempo segnalato il rischio connesso al trasporto dei valori, indicando i furgoni come obiettivo particolarmente sensibile della criminalità, la ministra dell'Interno dà in escandescenze e uno dei suoi sottosegretari bolla Vigna - del quale pure era il vice prima del suo attuale incarico- come "esagerato"; e quando Vigna, a seguito delle mie interrogazioni, afferma di essere pronto a fornire tutti i dati relativi alle segnalazioni inoltrate, l'on. Russo Jervolino, facendo mostra di un invidiabile senso delle istituzioni, replica sprezzante di avere altro da fare che pensare a Vigna. In questa vicenda sbagliano tutti, a eccezione del presidente del Consiglio, della ministra e dei suoi vice: sbaglia il procuratore nazionale antimafia; sbaglia il dott. Mandoi, quando ricorda che la procura nazionale antimafia aveva suggerito al governo anche ipotesi alternative al trasporto dei valori; sbaglia la procura di Lecce, la cui prima lettura del fatto criminoso di lunedì - latitanti di ritorno dal Montenegro che hanno bisogno di denaro contante - è contrastata dal sottosegretario di cui sopra, per il quale si tratta invece di una mafia sconfitta che cerca di mettersi in mostra (è una tesi semplicemente ridicola: quando la mafia è in difficoltà si inabissa e fa finta di non esistere; si guarda bene dall'attirare su di sé le attenzioni degli investigatori con gesta così clamorose); sbaglia il presidente della Commissione antimafia, il quale ha detto che in Puglia è in atto una guerra: sbaglia a tal punto da venire smentito a strettissimo giro dall'on. D'Alema, che sostiene l'esatto contrario;sbagliano probabilmente Mons. Ruppi e Mons. Todisco, le cui parole non vengono contestate apertamente, ma sono fatte scivolare via come acqua sul marmo, nella speranza che siano presto dimenticate; sbaglia, da ultima in ordine di tempo, la sen. Manieri, che qualifica inadeguata la risposta al crimine su questo territorio.

L'irresponsabilità che rivelano D'Alema, la ministra Jervolino e i suoi sottosegretari è veramente preoccupante. Basta riflettere su un paio di frasi pronunciate dal presidente del Consiglio alla trasmissione Radio anch'io di martedì scorso: quello di Copertino è "soltanto un episodio", "abbiamo mandato sul posto i nostri uomini migliori"… Qualificare "un episodio" quanto accaduto lunedì è semplicemente folle; per ragioni di genere: esiste la segnalazione di Vigna, datata da oltre un anno, ed esiste soprattutto al Sud una frequenza di assalti ai furgoni portavalori, che trova conferme quotidiane (quanto accaduto a Paola è l'ultimo della serie); per ragioni di specie: l'evoluzione della criminalità nel Salento, col ritorno dei latitanti in cerca di liquidità, l'aumento delle rapine in provincia di Lecce dal 1997 al 1998 (+22,5%), e in particolare l'aumento delle rapine negli uffici postali (+30%), che sono gli uffici che oggi trattano i contanti molto più delle banche, il verificarsi di un episodio assolutamente identico all'inizio di novembre nelle immediate vicinanze di quello della strage di lunedì scorso, la segnalazione dei Carabinieri di Fasano, riferita specificamente ai furgoni portavalori della Vevialpol, la lunga tradizione di ospitalità verso i latitanti del giro dei Balloi, la disponibilità di armi micidiali provenienti dall' Albania e dal Kossovo… Tutti questi sono un insieme scoordinato di "episodi", o rappresentano una linea di tendenza che avrebbe richiesto una idonea strategia di prevenzione?

Mi soffermo su quest'ultimo termine - prevenzione - che, a mio avviso, è la parola-chiave del discorso. Quando l'on. D'Alema dice, dopo la strage, di aver "mandato nel Salento gli uomini migliori", oltre a commettere una gaffe non da poco (vuol dire forse che a pensare alla sicurezza sul territorio erano presenti gli "uomini peggiori"?), conferma involontariamente quanto personalmente avevo asserito qualche ora prima: che cioè il governo si muove soltanto se ci sono i morti. Prevenzione significa arrivare prima; significa conoscere in modo aggiornato il territorio e le evoluzioni dei rischi criminali; significa quindi porre particolare attenzione agli obiettivi "sensibili"; significa spendere e investire in uomini, in mezzi e in sistemi aggiornati di sicurezza; significa spendere e investire più che in altri territori, posto che il Salento è il crocevia dell'immigrazione clandestina, con i suoi corollari di armi e di droga…

Alleanza Nazionale oggi ha il diritto e il dovere di intervenire e di parlare su questo tema, dopo avere per anni sollevato il problema, senza essere ascoltata. Basta sfogliare le pagine del Quotidiano dall'inizio di questa legislatura per constatare le continue sollecitazioni e le proposte analitiche della Destra salentina in tema di ordine pubblico. Continuiamo a ritenere che su questo terreno non debbano e non possano esserci esclusive e che tutti si debba concorrere, al di là degli schieramenti, perché i problemi effettivi siano messi a fuoco e avviati a soluzione. Chiedo a chi a sinistra ha voglia di non fermarsi alle ingiurie gratuite, alle marcette inconcludenti e ai proclami del "faremo" di unire gli sforzi per rappresentare a Roma le esigenze reali di questo territorio, che chiamano in causa non soltanto vite innocenti stroncate, ma anche un serio danno all'immagine del Salento. Ho il serio timore che quest'appello resterà inascoltato, come tanti altri. La sinistra convinca i salentini che anche per l'ordine pubblico non devono attendere il prossimo governo di centrodestra per sperare in una vera inversione di tendenza.

Alfredo Mantovano


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