Deputato a Parlamento
italiano
Caso Berlusconi
DUE DOMANDE A VELTRONI SULLE REGOLE VIOLATE
(Comparso sul Secolo d'Italia il 28.11.99)
Vorrei porre un paio di quesiti ai numerosi esponenti della sinistra che in queste ore fanno a gara per stracciarsi le vesti davanti alla reazione dell'on. Berlusconi; la prima: sono veramnete convinti che in tutte le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il leader del Polo siano state rispettate le regole che ordinariamente si applicano, o che dovrebbero applicarsi, a qualsiasi imputato? Sono altrettanto convinti che il ruolo politico dell'on. Berlusconi non abbia avuto incidenze negative sulla sua posizione processuale? Sarebbe interresante che a questi interrogativi, che pongo in termini oggettivi, rispondesse, per esempio, l'on. Veltroni, che ha attribuito al presidente di Forza Italia l'etichetta di "estremista di destra" guarda un pò, mentre i mass media si interessano degli "estremisti di destra" - così sono qualificati - che hanno realizzato a Roma attentati a sfondo razziale: c'è solo da augurarsi che non si tratti, da parte del segretario dei DS, dell'indicazione di ulteriori piste investigative al p.m. di turno.
L'elemento costante delle attenzioni giudiziarie nei confronti dell'on. Berlusconi è la singolarità del trattamento che gli viene riservato: singolarità quanto alla ricerca delle fonti di prova, quanto alla valutazione delle prove assunte, quanto alla comunicazione ai mass media, quanto alla tempistica. La sinistra agita l'indice e richiama al rispetto delle regole, che impongono, per esempio, rispetto delle istituzioni e di chi le rappresenta; mi domando: le regople sono soltanto quelle del bob ton, sia pure istituzionale, o sono anzitutto quelle processuali? Me lo domando perchè, proprio a proposito del processo nel quale venerdì è stato disposto il rinvio a giudizio, le regole del codice di procedura penale che disciplinano l'assunzione dei mezzi di prova sono state bypassate con disinvoltura. Se due persone discorrono fra di loro e si ritiene giudizialmente interressante sapere che cosa dicono, è possiboile - ricorrendone le condizioni - interccettare la loro converszione: in tal caso si trascrive il contenuto della conversazione, le parti possono riascoltare il nastro, e la prova è sottoposta a una valutazione oggetiva. Niente impedisce che un ufficiale di polizia giudiziaria, non potendo disporre l'intercettazione, provi ad ascoltare quanto dicono le persone sulle quali s'indaga: ma in questo caso ci si trova di fronte a un mezzo di prova diverso; il polizziotto redige un verbale, e quindi assume la veste di testimone nel proccesso, in quanto tale soggetto all'esame e al contro esame delle parti. E invece al bar Tombini, nel palazzo di Giustizia di Roma, le due cose sono state mescolate: l'ascolto da parte del poliziotto è diventata intercettazione ambientale, e come tale è stata acquisita agli atti; il magistrato che ha compiuto quest'atto non ha rispettato le regole, ma il suo comprtamento è rimasto privo di qualsiasi sanzione da parte del C.S.M, che pure era stasto interressato del caso. Dica l'on. Veltroni: è più grave questa violazione delle regole, che si traduce in un inquinamento della prova sulla quale si dovrà giudicare, o le parole, anche pesanti, di reazione a un'accusa che si ritiene ingiusta?
Ancora. Nel luglio 1998, l'on. Berlusconi è stato condannato in primo grado dalla VII sezone penale del tribunale di Milano per l'affare TelePiù; la motivazione della sentenza contiene un paio di interessanti affermazioni di pricipio: a) pur se per il codice c'è prova soltanto in presenza di più indizi, fra loro concordanti, per i giudici milanesi anche un solo indizio, se grave e preciso, è sufficiente a provare un fatto; b) pur se l'onere della prva dell'accusa spetta al p.m., il silenzio dell'imputato acquista valore di riscontro a un'accusa non altrimenti provata. Sfido chiunque, e in particolare qualche zelante DS, a ritrovare nell'ordinaria pratica giurisprudenziale il richiamo a queste assurdità, che sono contro la logica, prima ancora che contro la legge. Si tratta, anche in questo caso, di regole: quelle che disciplinano la valutazione della prova; e queste regole non state rispettate. Anche in base al mancato rispetto di queste regole, l'on. Berlusconi ha ricevuto in quella sede la pena di 2 anni e 9 mesi di reclusione, senza attenuanti generiche.
Sul rispetto, da parte di taluni magistrati, delle regole relative alla divulgazione delle notizie relative a processi è inutile spendere parole, poichè la conferenza sulla criminalità di Napoli è ancora viva nel ricordo di tutti (forse perfino dei DS). Sulla tempistica va ricordaato che alla vigilia delle elezioni politiche del 5 aprile 1992 la procura della Repubblica di Milano ritenne opportuno rinviare all'indomani del voto il compimento di atti che coinvolgevano personaggi di calibro superiore a quello di Mario Chiesa; la medesima regola di opportunità non ha valore per l'on. Berlusconi. Porta a Porta può ben essere spostata di dieci giorni perché Forattini non turbi la serenità dei bolognesi; il rinvio a giudizio di Berlusconi invece doveva essere disposto a tutti i costi 48 ore prima del voto: come se farlo slittare al lunedì seguente avesse potuto far maturare la prescrizione!
Per concludere. Quale dev'essere l'oggetto del dibattito? Il malessere della giustizia? Il mancato rispetto di importanti norme procedurali e deontologiche dei magistrati? O qualche parola in più del diretto interessato, rispetto alla quale è facile dall'esterno fare i maestrini e arrossire di vergogna o di sdegno? Quali sono i termini della discvssione sulla giustizia in tutti i paesi europei, dalla Spagna di Garzon alla Germania, che vede toccato anche Kohl, fino alla Francia degli scandali a ripetizione: ci si concentra sulle espressioni che adoperano gli imputati, o si esamina la pangiurisdizionalizzazione montante, e cioè il tentativo, neanche tanto implicito, di realizzare per via giudiziaria un controllo sulla politica, e non solo sui singoli comportamenti illeciti di politic? Se l'on. Veltroni non ha scordato quanto ha appreso in gioventù, sa bene che ogni rivoluziuone finisce per divorare i suoi promotori e i suoi alfieri. In Francia alcuni p.m. hanno iniziato a colpire anche la sinistra, come rivelano i fatti culminati con le dimissioni del ministro delle Finanze Strauss-Kahn. Continuare a sostenere quella minuscola parte della magistratura autrice delle singolarità prima descritte può giovare a breve termine, soprattutto in prossimità di elezioni; ma non garantisce per il futuro neanche chi oggi sfrutta maldestramente le sventure giudiziarie dell'avversario.
Alfredo Mantovano
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