ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Secolo d'Italia
(Sezione: Pima Pagina   e         Pag.   14 )
Martedì 14 marzo 2006

Alfredo Mantovano

 

I TEORICI DELLA “REGIA OCCULTA”

 

 

 Gli amici in doppiopetto dei black-bloc



 

Berlusconi arma i black bloc e li manda in corso Buenos Aires, nel cuore di Milano, per mettere in difficoltà la sinistra: non in termini così espliciti, ma è una sintesi, fedele nella sostanza, degli interventi di alcuni esponenti della stessa sinistra, a margine dei disordini di sabato scorso. Dal presidente della regione Puglia Vendola (il Giornale di ieri, pag. 2) al presidente dei deputati Ds Violante (La Stampa di ieri, pag. 6: la tesi è che chi usa spie contro gli avversari è capace di tutto), accomunati dalla convinzione che vanno individuate regie occulte per l’episodio.

A costo d’annoiare, sfoglio l’album fotografico dell’assurdo mezzogiorno di fuoco meneghino: 41 soggetti fermati (di cui solo tre rilasciati) su circa 250/300 partecipanti; una sede di Alleanza nazionale devastata (dal che si evince il cinismo del “fuoco amico” di Berlusconi!); cinque auto e un motorino dati alle fiamme; altre cinque auto con i vetri sfondati; vetrine sfasciate; dei 38 bravi giovini agli arresti, due (Marina Cugnaschi e Vincenzo Vecchi del centro sociale “Villa Okkupata”) già fermati in occasione del G8 a Genova (il capo del governo li avrà agganciati con chissà quali lusinghe); sequestrati decine di bastoni, caschi, zaini pieni di sassi, un coltello e un tirapugni, taniche di benzina, bombe carta e chiodi a tre punte per forare i pneumatici, mazze per sfondare i vetri, passamontagna, scudi di plexiglas.

L’organizzazione di un’ambaradam del genere ha o non ha richiesto qualche lavoro preventivo, magari in una villa di Arcore? Se la si smette con le stupidaggini e si va ai dati concreti, è bene sapere che il 2 marzo vi è stata una riunione nel centro sociale “Tribù libertaria Bomboclat”, cui hanno partecipato esponenti di varie realtà antagoniste, fra cui i centri sociali “Via dei Transiti”, “Villa Litta”, “Orso” (sigla dell’Officina di resistenza sociale), Askatasuna (da Torino) e di altri provenienti da varie città italiane, soprattutto del Nord. Il tema del meeting era dare una risposta alla manifestazione della Fiamma tricolore, autorizzata per il giorno 11. Sull’argomento vi è stato un forte dibattito sui siti antagonisti: la gran parte erano convinti che non si potesse accettare l’affronto di una manifestazione della destra estrema in coincidenza delle celebrazioni della morte di Dax (Davide Cesare), ucciso da due esponenti della medesima area.

Dunque, una complessa attività organizzativa ha portato agli eventi di sabato 11 marzo. E non vi è stato solo un “prima” e un “durante”; vi è stato un “dopo”, anch’esso illuminante: la manifestazione di solidarietà con gli arrestati, che si è svolta domenica davanti a San Vittore, è stata organizzata dai Centri sociali di Milano, come i diretti protagonisti hanno rivendicato, e non dai “legionari azzurri”. Il signor Pietro Maestri, presente a tale sit-in, non è consigliere provinciale di Forza Italia ma, come risulta dall’elenco dei componenti dell’amministrazione provinciale milanese, è iscritto al Partito della rifondazione comunista. Senza trascurare quanto Daniele Farina, del Leonkavallo, candidato con Rifondazione (come Francesco Caruso) ha dichiarato a la Repubblica di ieri: a Milano non vi è stato teppismo: «I modi sono stati sbagliatissimi, ma il motivo della manifestazione è stato politico. Erano lì per rispondere a un corteo di neofascisti ». Per questo va «rivendicata la liberazione degli arrestati».

Per completare il campionario delle interpretazioni della sinistra è opportuno citare ancora Nichi Vendola, il quale domenica scorsa ha teorizzato artificiose distinzioni fra i membri dei centri sociali (innocui) e i black bloc (pericolosi). Solo personaggi come Vendola riescono a occhi aperti a parlare del mondo dei centri sociali come di un raffinato circolo d’intellettuali che passano le serate fumando sigari e dibattendo di scienza politica, e nel quale sia possibile distinguere con chiarezza fra differenti correnti di pensiero, alcune accettabili e altre meno.

Chi ha visto anche da lontano un centro sociale sa che si tratta di un ambiente in osmosi con gruppi di personaggi poco raccomandabili, con una contiguità che impedisce di tracciare una netta linea di demarcazione. Se un giorno esponenti della sinistra radicale come il presidente della Regione Puglia avessero voglia di riconoscere la realtà, dovrebbero prenderne le distanze in modo netto. Ma non lo fanno perché si tratta comunque di un prezioso bacino di voti (di questi tempi, non si butta niente) e di un manipolo di militanti, utili per ogni bisogna…


 

 

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