ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA (Sezione: Cronache Pag. 20) |
Venerdì 3 marzo 2006 |
Fiorenza Sarzanini
Polemica su una parte dell’indennità per le vittime del terrorismo. Condanna definitiva all'ergastolo per la Lioce
«Aspetto ancora il risarcimento»
ROMA - È successo tutto ieri e forse non per caso. L’ergastolo al capo delle nuove Br Nadia Desdemona Lioce diventa definitivo nel terzo anniversario del suo arresto che costò la vita al sovrintendente di polizia Emanuele Petri. Lo stesso giorno si riapre la polemica che contrappone la vedova di Massimo D’Antona, il giuslavorista assassinato dai terroristi nel 1999, al ministero dell’Interno. E il sottosegretario Alfredo Mantovano ricorda: «C’è un numero esiguo di brigatisti ancora in libertà». L’attacco di Olga D’Antona, parlamentare Ds, è diretto: «Quando sono andata a chiedere il residuo 10 per cento del risarcimento previsto dalla legge 206 per le vittime del terrorismo, il Viminale ha tergiversato, ha preso tempo. Poi una solerte funzionaria, la dottoressa Cutaia, ha sottolineato che quel risarcimento lo dovevo chiedere ai brigatisti che avevano ucciso mio marito. Sto ancora aspettando di avere quel rimborso, al Viminale stanno ancora risolvendo i problemi di ordine burocratico. Sollevo una questione di principio rispetto a questa ingiustizia sulla quale mi sono state date motivazioni assurde». Poi parla di Marco Biagi, il giuslavorista bolognese assassinato dalla Br tre anni dopo suo marito. «La sua famiglia - sottolinea D’Antona - ha avuto un risarcimento miliardario immediato. A loro va tutta la mia solidarietà, nessun risarcimento è abbastanza per una perdita così grande, tuttavia non posso non notare l’ingiustizia. Forse il governo voleva mettere a tacere la solitudine in cui Biagi fu lasciato nonostante le diverse e documentate richieste di una scorta che infine gli fu negata? È evidente che morire a destra o a sinistra fa la differenza». Due ore dopo il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu afferma con una nota di aver «disposto immediati accertamenti riservandosi di adottare ogni opportuna misura». Gli uffici competenti ricostruiscono l’iter della pratica e in serata fanno sapere che il decreto che assegna i residui 20 mila euro alla vedova è stato firmato proprio ieri. Poi sottolineano tutti i passaggi della vicenda, negando categoricamente che «la dottoressa Cutaia si sia mai rivolta all’onorevole D’Antona nei termini da lei descritti». Si scopre così che 180 mila euro sono stati erogati alla famiglia D’Antona «secondo i termini previsti dalla legge». La stessa legge impone che il versamento dei restanti 20 mila euro venga effettuato dopo la sentenza di condanna dei terroristi. Nel caso di Massimo D’Antona il verdetto di primo grado è arrivato nel luglio del 2005. È stata aperta la pratica, ma - spiegano i tecnici al ministro - si è dovuto aspettare il varo della nuova Finanziaria per avere a disposizione la somma. Il 20 gennaio scorso, con una lettera, l’onorevole D’Antona sarebbe stata informata che il Viminale avrebbe provveduto «al più presto» alla consegna dei soldi. Circostanza confermata ieri sera dalla stessa vedova che in serata ha chiarito di aver parlato «anche in favore di tutte le vittime del terrorismo e non solo del suo caso». Il decreto è stato firmato ieri, ma il ministro accerterà se la procedura seguita sia stata regolare. Nella nota di chiarimento consegnata a Pisanu viene specificato che la somma assegnata alla famiglia Biagi non riguarda soltanto la legge per le vittime del terrorismo, ma anche il risarcimento che il governo ha riconosciuto al termine dell’inchiesta penale sulla mancata assegnazione della scorta.
|
vedi i precedenti interventi |