ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avanti
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Venerdì 22 ottobre 2004

 

 

 

 Aspiranti magistrati, torna il test

 


 

Il governo corregge il testo del maxiemendamento sulla riforma dell'ordinamento della giustizia presentato mercoledì sera e reintroduce nel ddl che è in discussione in Aula al Senato il test psicoattitudinale, tra le prove che gli aspiranti magistrati dovranno sostenere. La decisione è stata presa ieri mattina, con un veloce giro di telefonate tra il ministro della Giustizia Castelli e i partecipanti al vertice di maggioranza dell’altra sera. La correzione avverrà tramite un subemendamento che è stato depositato ieri mattina a Palazzo Madama e che sottolinea come ''nell'ambito delle prove orali il candidato dovrà sostenere dei colloqui di idoneità psicoattitudinali''. Si scioglie così, quasi sul nascere, il giallo che era scoppiato mercoledì, quando dalla lettura del testo del maxiemendamento era emersa una discrepanza con quanto concordato tra i partecipanti del vertice, con il testo presentato che parlava solo di una generica ''prova di idoneità attitudinale''.

Con il ripristino della formulazione inizialmente concordata ''si recupera questo aspetto molto delicato e indispensabile per la delicatezza della funzione del magistrato'' sottolinea dal canto suo il relatore del provvedimento al Senato, Luigi Bobbio di An, secondo cui l'intoppo di mercoledì è nato da una ''errata interpretazione da parte di qualcuno del risultato degli accordi dell'altra sera''. Intanto la Bossi-Fini continua ad animare il dibattito tra i Poli, dopo il via libera di Palazzo Madama al decreto che modifica la legge sull'immigrazione, dichiarata incostituzionale, in alcune parti, da una sentenza della Consulta il 15 luglio scorso. A suscitare le proteste dell'opposizione è stato soprattutto l'emendamento che consente agli extracomunitari di presentare le domande per il permesso di soggiorno agli sportelli delle Poste. Non si sbilancia il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu: “Aspettiamo che il decreto legge venga definitivamente convertito. Deve venire alla Camera e finché le Camere non hanno deciso non si può dare nulla per acquisito”.

Alfredo Mantovano (An), sottosegretario all'Interno, poi, difende a spada tratta l'impianto del decreto: “Con le integrazione approvate, il Senato non si è limitato a rispondere in modo esauriente ai rilievi della Corte costituzionale, ma ha perfezionato e stabilizzato il funzionamento della legge Bossi-Fini, tenendo conto delle positive esperienze venute fuori dalla sua applicazione”. L'esponente di via della Scrofa giudica positivamente anche il ricorso agli sportelli postali per accelerare le procedure di rinnovo dei permessi di soggiorno. “La possibilità - afferma Mantovano - introdotta al Senato dalla legge di conversione del decreto sull'immigrazione, di ricorrere a convenzioni con soggetti esterni alle amministrazioni per la funzionalità del meccanismo di rinnovo dei permessi di soggiorno, conferma il modulo organizzativo già sperimentato positivamente durante la regolarizzazione”.


    

 

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