GLI SCANDALI DELL'ESTATE
Offensiva alla Camera e al Senato per ottenere un dibattito in tempi brevi con il governo sull’utilizzo e sulla divulgazione dei «nastri» L’Ulivo smentisce le divisioni dell’Unione Intercettazioni, la CdL in pressing
Mastella prende tempo: «Non c'è una proposta» Schifani: «Accanimento vergognoso contro Fitto»
Da Roma Pier Luigi Fornari
Offensiva della CdL sulle intercettazioni telefoniche, sia al Senato che alla Camera. I capigruppo a Palazzo Madama del centrodestra (Schifani, Matteoli, D'Onofrio e Castelli) chiedono al presidente del Senato, Franco Marini, un dibattito in tempi brevi per consentire al governo di riferire sull'utilizzo e la divulgazione delle intercettazioni. I loro omologhi alla Camera (Vito, La Russa, Volonté e Maroni), sollecitano un incontro con il presidente dell'assemblea, Fausto Bertinotti, per affrontare il problema. Renato Schifani punta il dito contro «un accanimento giudiziario vergognoso» messo in atto contro l'ex governatore della Puglia, Raffaele Fitto, «testimoniato da 150mila intercettazioni e dalle gravissime affermazioni di un procuratore aggiunto in cerca di notorietà». L'azzurro Lucio Malan si chiede «se il Csm almeno questa volta vorrà intervenire». Il leghista Roberto Castelli «sente odor di Tangentopoli non tanto nel merito, ma nel metodo», perché «i magistrati stanno tentando di tornare a essere onnipotenti come ai tempi di Mani Pulite». Il dc Gianfranco Rotondi si scaglia contro il tentativo di «demolire la base di consenso» della CdL.
Alfredo Mantovano di An ritiene che «la politica non può aspettare ulteriori esiti giudiziari per riflettere su campagne elettorali svolte sotto controllo telefonico e sul disinvolto uso dei codici penali». «Meglio tardi che mai», commenta Gianfranco Fini, a proposito dell'intervento del Garante della privacy in tema di intercettazioni, ma il leader di An dubita che il monito «troverà un riscontro». E di «piena emergenza democratica» parla l'udc Emerenzio Barbieri, perché palesemente, «si usano due pesi e due misure».
Intanto a smentire divisioni nell'Unione, il capogruppo dell'Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro, nega contrasti con il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, sulle intercettazioni: «Non c'è nessuna posizione diversa, anzi penso che abbia fatto benissimo a sollevare la questione». L'esponente ds considera particolarmente interessante l'idea di «una costituzione di una sorta di garante del procedimento di intercettazione telefonica presso gli uffici giudiziari». La Finocchiaro, comunque, è convinta della necessità di avviare «un'indagine conoscitiva entro luglio» sulla questione.
Mastella intanto precisa che per ora non esiste alcuna sua proposta sulle intercettazioni. «Nessuno quindi può bocciare una iniziativa che non c'è», argomenta il Guardasigilli, puntualizzando di aver solo incaricato l'ufficio legislativo del ministero di uno studio delle precedenti proposte. Il leader dell'Udeur non manca di aggiungere un riferimento polemico ai suoi critici, a cominciare probabilmente da Antonio Di Pietro, cioè contro chi «si candida a fare il ministro-ombra». Un «disinvolto atteggiamento», a detta di Mastella, che «incrina seriamente la compattezza della coalizione» e «l'elemento fiduciario» nella maggioranza. Suo dovere, invece, sottolinea, è «avere l'umiltà, la pazienza di ascoltare tutti e di decidere insieme, cosa che allo stato ho fatto con l'unico atto di governo da me prodotto» (il ddl per congelare l'applicazione della riforma dell'ordinamento giudiziario, ndr).
Per Massimo D'Alema, infine, le intercettazioni sono «strumento di indagine ineliminabile», ma va impedito «l'inaccettabile voyerismo», che porta alla pubblicazione di materiali su persone che nulla hanno a che vedere con le indagini.
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