Martedi 06 giugno 2006
Primo Piano

 

LA DIFESA DELLA VITA
Dure critiche dall’opposizione. Volonté (Udc); «Si rischia di mistificare la volontà popolare emersa dal referendum». È polemica anche per l’uscita di Fassino sulla legge 40

Bioetica, il governo vara una nuova commissione

L’organismo, voluto da Prodi,sarà coordinato da Giuliano Amato Sveva Dalmasso e i capigruppo della maggioranza di centrodestra:«Il governo e Mussi rispettino l’esito del referendum In regione si promuova la ricerca scientifica a fini terapeutici sulle cellule staminali fetali da cordone ombelicale e adulte»

Da Roma Pier Luigi Fornari

Il governo vara una commissione composta di ministri sui temi della bioetica, che sarà coordinata da Giuliano Amato. È stato stabilito al seminario di San Martino in Campo, su proposta del premier Romano Prodi - ha precisato il portavoce Silvio Sircana - «come esempio di una modalità di lavoro con un coordinamento informale su dossier di attinenza intersettoriale». La decisione sarà formalizzata in uno dei prossimi Consigli dei ministri, anche se si tratta di una scelta oramai definitiva. Lo spirito con cui nasce la commissione, esperimento che probabilmente verrà esteso ad altre materie, è quello di dare «un supporto politico robusto per materie che verranno discusse dai pre-consigli e poi dai Consigli dei ministri».

Critico il commento del capogruppo dell'Udc alla Camera, Luca Volonté: «Giuliano Amato, oppositore delle radici cristiane in Europa e abrogazionista della legge 40, presiederà una commissione del governo, sulla bioetica, che non potrà mistificare la straordinaria volontà popolare emersa durante il referendum di un anno fa». E per Fi, Francesco Giro prevede «una nuova fase interventista» su una materia che il programma dell'Unione sfiora appena. Alfredo Mantovano di An ricorda che comunque di questioni così serie «si dovrà discutere nella sede propria, e cioè in Parlamento». La decisione della commissione, invece, è «un'ottima notizia» per il deputato dell'Ulivo Franco Monaco.

Il tema da giorni anima il confronto all'interno della maggioranza. Infatti domenica il segretario dei Ds, Piero Fassino, è tornato alla carica, sostenendo che la legge sulla procreazione medicalmente assistita va cambiata («rivisitata»), sulla base della singolare tesi che gli italiani non si sarebbero espressi attraverso il massiccio ricorso al "non voto". Quindi per il leader della Quercia «non essendo stato raggiunto il quorum non è stato possibile conoscere l'effettiva volontà della maggioranza degli italiani», e poi non sarebbero stati «risolti tutti gli interrogativi e i dubbi che la legge pone».

Ma ferma è stata la reazione di Paola Binetti. «No, un'apertura su questo punto non la porteranno mai a casa - ha avvertito la senatrice dl -. La sacralità della vita è un valore non negoziabile. Ci dobbiamo preoccupare che la coalizione regga per 5 anni» e se va avanti così «non avrebbe la maggioranza». L'ex presidente del comitato Scienza&Vita precisa che una piattaforma comune si può trovare solo su un progetto di investimento per ricerche sulle staminali del cordone ombelicale e fetali.

Invece qualche disponibilità alla richiesta di Fassino ha mostrato Dario Franceschini. Intervistato dal Corriere della Sera in merito alla presunta necessità di cambiare la legge 40, il capogruppo dell'Ulivo ha risposto: «Non deve essere un tabù, si può pensare a introdurre modifiche ma solo dopo un percorso comune di dialogo e approfondimento».

Con una lettera al quotidiano, poi, però, ha protestato perché il titolista, saltando «il percorso» da lui ipotizzato, ha abbreviato in un semplice «sì a modifiche» alla legge 40, e ancor di più per il fatto che il "sottotitolo" trasmette l'idea che l'esponente della Margherita apra a clonazione e a eutanasia. In realtà il capogruppo dell'Ulivo alla Camera, alla domanda sulla possibilità che nei prossimi anni possano arrivare di fronte al legislatore anche temi come la clonazione e l'eutanasia, ha risposto: «Potrebbe accadere».

Ma intanto la Binetti è stata attaccata duramente da Marco Rizzo: «Vorrei ricordare che è una eletta della Repubblica italiana e non una nominata dello Stato Vaticano». Termini inaccettabili «qualunque sia il partito o lo schieramento di appartenenza», ha replicato dal fronte della CdL, Mantovano. «È comico», per Giro, «ascoltare lezioni di laicità e di libertà da chi continua a professare il comunismo».