ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su L'ECO DI BERGAMO (Sezione: Pag. ) |
Mercoledì 5 Marzo 2003 |
Lotta alle Br, tutti d'accordo sulla procura unica
ROMA Era stato il procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna – una lunga esperienza di magistrato impegnato nelle più importanti indagini sulla criminalità organizzata e sul terrorismo – a proporre, all'indomani del delitto D'Antona, un coordinamento nazionale anche per le inchieste sul terrorismo. Lunedì la proposta era stata ripresa dall'attuale procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli, e ieri l'ipotesi è stata fatta propria anche dai magistrati impegnati a Bologna, a Firenze e a Roma nelle indagini sull'uccisione di un soprintendente della Polfer sul treno Roma-Firenze, ma anche da esponenti politici, sia di destra che di sinistra. Tutti, fatta eccezione per l'ex sottosegretario all'Interno e avvocato Taormina che ha sentenziato: «Sono contrario a tutto ciò che costituisce accentramento dell'attività giudiziaria». Ieri lo stesso Vigna è tornato sull'argomento, sottolineando che dovrebbe essere la stessa procura antimafia a essere impegnata nel coordinamento delle indagini antiterrorismo. Vigna ha spiegato: «La procura ha un sistema informatico che già raccoglie le notizie dalle 26 strutture distrettuali, cui è affidato il compito di indagare anche sul terrorismo. Vi sono poi, soprattutto nel terrorismo internazionale, collegamenti tra le organizzazioni criminali e quelle terroristiche, che può essere un apporto di finanziamento, o di armi: basti pensare a quello che accade in Colombia, o in Afghanistan, con il finanziamento attraverso il traffico degli stupefacenti». «Di fronte quindi ad un organismo, e una struttura che già esiste, e per la quale ci sono voluti dieci anni per metterla a punto – ha sottolineato ancora Vigna – l'organo più indicato sarebbe la Direzione nazionale antimafia». Quasi unanime il giudizio del mondo politico: «Vi è un'esigenza di coordinamento tra gli uffici giudiziari interessati sul fronte del terrorismo, ma ci sono resistenze tra gli stessi magistrati», ha detto il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, e anche il presidente del Copaco, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, Enzo Bianco, ha ribadito che «non è pensabile che ci siano indagini spezzettate tra diverse procure come sta accadendo oggi». Lo stesso presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, si è detto convinto della necessità di una struttura unica su tutto il territorio nazionale. «Per combattere e sradicare il terrorismo – ha spiegato il vicepresidente del gruppo Massimo Brutti – il coordinamento delle indagini è vitale. Affidare alla Direzione nazionale antimafia funzioni di coordinamento e di impulso delle indagini su questo fronte, come oggi propongono anche Caselli e Vigna, è una soluzione del tutto ragionevole che corrisponde ad esigenze oggettive non più rinviabili». Sì alla super procura antiterrorismo. No all'idea di affidare le indagini contro l'eversione alle procure antimafia. È l'opinione espressa dal senatore della Margherita Nando Dalla Chiesa a proposito della necessità di un coordinamento nazionale delle indagini contro il terrorismo. E gli stessi magistrati impegnati in prima linea ribadiscono la proposta, dal procuratore aggiunto Francesco Fleury, che coordina le indagini sulla sparatoria nel treno Roma-Firenze, al procuratore di Bologna Enrico Di Nicola, impegnato nell'inchiesta sull'omicidio del professor Marco Biagi e nel coordinamento con le Procure di Roma e Firenze dopo la sparatoria sul treno. Di azione di «intelligence» si è parlato ieri anche alla riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza che si è svolto al Viminale. Nella sua relazione il capo della Polizia, prefetto De Gennaro, avrebbe confermato che il nucleo di terroristi di cui hanno fatto parte Galesi e Lioce è quantitativamente esiguo. Da qui l'importanza – secondo De gennaro – dell'arresto di ben due esponenti dello stesso gruppo. Una riunione, quella di ieri al Viminale, che arriva alla vigilia della relazione alle Camere del ministro degli Interni Giuseppe Pisanu sugli ultimi fatti di terrorismo. Un testo messo a punto anche sulla base degli elementi emersi e dall'analisi fatta dai vertici dell'intelligence durante il comitato. Il ministro dopo aver ricostruito i tragici momenti sul treno spiegherà i motivi dell'allarme e della sua preoccupazione per i rischi «di una nuova offensiva terroristica». Ma non solo, richiamerà l'importanza dell'unità della politica nella lotta al terrorismo, la necessità che nelle indagini polizia e carabinieri proseguano la proficua collaborazione nel rispetto del lavoro della magistratura.
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