ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Il Giornale | Domenica 14 aprile 2002 |
Mantovano : «La struttura di via Corelli modello per i nuovi centri di accoglienza»
Nuovi centri di accoglienza uguali a quello milanese dove i clandestini vengono trattenuti in attesa di identificazione ed espulsione. E il periodo di permanenza verrà raddoppiato per consentire gli accertamenti necesari e impedire improvvide liberazioni. Infine il rimpiatrio: tassativamente dovrà essere effettuato dalle forze dell'ordine che riaccompagneranno materialmente il clandestino alla frontiera. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano ha così confermato ieri nella struttura di via Corelli i contenuti della prossima legge sull'immigrazione, la Fini-Bossi. Il viceministro ha visitato il centro dopo aver partecipato alla festa della polizia alla Palazzina liberty di largo Marinai d'Italia. Mantovano, arrivato poco dopo mezzogiorno accompagnato dal prefetto Bruno Ferrante e dal questore Enzo Boncoraglio, ha compiuto la visita, rigorosamente a porte chiuse, all'interno del centro trattenendosi per circas mezz'ora. «Questo rappresenta un modello per quelli che presto saranno costruiti in tutti Italia. C'è un ottimo rapporto tra lo spazio disponibile e il numero degli ospiti. La dignità della persona è al primo posto». Il centro infatti può ospitare 140 persone divise in 5 settori ciscuno composti da 7 stanze da 4 letti, dotati di cinque bagni con doccia e uno spazio comune che funge da mensa e sala tv. «E questo - ha aggiunto riferendosi al blitz dello scorso gennaio dei no global a Bologna - lo dico anche a chi non conosce il confine tra la protesta pacifica e la violenza e che pochi mesi fa hanno spaccato tuttto a Bologna. I centri - ha concluso Mantovano - saranno sempre più importanti anche in virtù della nuova legge sull'immigrazione che, per conssentire l'identificazione dei clandestini, porta il tempo massimo di permanenza a 60 giorni» Fino al marzo 2000 la struttura era composta da una sorta di gabbia da circo, al cui interno erano sistemati orrendi container, non in grado di garantire condizioni di vita umane. Dopo molte proteste il centro venne chiuso e a fianco realizzata una nuova struttura. Attualmente gli immigrati presenti sono 126, 111 uomini e 25 donne e dalla sua riapertura nell'ottobrer 2000, vi sono transitati oltre 4mila persone, il 70 per cento delle quali identificato e riaccompagnato alla frontiera.
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