ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo comparso su IL TEMPO Giovedì 9 Agosto 2001

di SARINA BIRAGHI

La violenza va isolata. La sinistra non può strumentalizzare le difficoltà per ritrovare unità

«Si rischia una nuova stagione di terrorismo»


ROMA - L’osservatorio è quello privilegiato del ministero dell’Interno ed il sottosegretario Alfredo Mantovano, magistrato e deputato di Alleanza Nazionale avverte un clima «pesante e preoccupante». «Penso che già da un paio di anni esiste un movimento che si articola in varie nazioni occidentali ma più che organizzazione centralizzata è una sorta di network che fa violenza a scopi politici durante i vertici internazionali. La preoccupazione c’è perché sono consistenti i proclami sui siti delle principali sigle mentre è stato fatto molto poco per prevenire e contrastare dal punto di vista della sicurezza i rischi derivanti da queste presenze».

È la globalizzazione?
«Il problema dell’ordine pubblico e della sicurezza potrebbe essere dilatato alle ragioni di un disagio per le perplessità che esistono per la globalizzazione, ma il discorso diventa più generale. Certo mi auguro che la dialettica non sia tra liberismo del mercato senza regole e black block, ma che ci sia "spazio" assennato tra i due estremi. La preoccupazione incalzante è per il deficit temporale che va colmato nel più breve tempo possibile».

Ritiene ci sia effettivamente il rischio di una nuova stagione di terrorismo in Italia?
«Mi pare possibile il ritorno di un autunno caldo. Ho frequentato l’università a La Sapienza di Roma e ricordo il febbraio ’77 con quello che ne è seguito: simbolicamente il periodo nel quale è cominciato a uscire fuori quello che è oggi, mi sembra di rivedere scene già rappresentate, in particolare l’assenza di linea netta di demarcazione tra area di dissenso pacifico e quello violento, come è emerso a Genova e come ha rivendicato il leader Casarini. Inoltre mi sembra che da parte dei politici non ci sia compattezza nel rifiutare forme di eversione ed estremismo che sono prossime ad una violenza vera e propria. Se non c’è isolamento dei violenti e una presa di distanza, senza scendere in distinzioni da parte del mondo politico, si offre la sponda a collateralismi».

Pensando a Genova, dietro la violenza ci sono rigurgiti dei centri sociali o dell’ultrasinistra?
«Da parte della sinistra c’è la voglia di approfittare di queste manifestazioni in chiave strumentale. Lo scorso marzo c’è stato un altro vertice a Napoli, ci sono stati disordini e violenza eppure nessuno ha parlato di partito neofascista cileno, visto che al Governo c’erano Amato, Violante e Bianco. Ora perché davanti gli stessi fenomeni si parla di regime cileno? La strumentalizzazione è grave: sicurezza e ordine pubblico sono come la politica estera dove le ragioni di unità devono prevalere, come abbiamo dimostrato noi stando all’opposizione».

Che strategia adottare?
«Si deve recuperare terreno. Paghiamo ora anni e anni di imprepararazione, di ritardi e deficenze strutturali delle forze dell’ordine: negli ultimi 5 anni c’è stato un depauperamento con il taglio di circa 30 mila unità e inoltre c’è carenza di investimenti. Per prevenire il fenomeno della guerriglia urbana non è stato fatto alcun investimento, nessuna formazione per evitare gli accerchiamenti. Si è parlato dei proiettili di gomma: se il carabiniere li avesse avuti, le cose sarebbero andate diversamente e non avremmo parlato della morte di Giuliani. Quando Fini propose investimenti sulla sicurezza venne accusato di demagogia...».

I vertici Fao e Nato sono sostenibili e opportuni per le nostre città?
«Vedendo Genova e constatando il gap di preparazione dell’altro, credo sia opportuno una moratoria di vertici per l’Italia, considerando proprio il fronte sicurezza e ordine pubblico. E non si dimostra debolezza ma si prende atto della realtà. I vertici, dipendono da scelte politiche e da impegni: respingiamo la strumentalizzazione del sindaco di Napoli che entra nel merito. Era lei il ministro del governo che ha disposto il bombardamento di Belgrado..., serve un comune senso di responsabilità per impegni internazionali».

Ritiene ci sia il tentativo di mettere in crisi il Governo?
«Senza criminalizzare, le dichiarazioni di esponenti qualificati vanno nella direzione di un autunno caldo: quando si è divisi, come la sinistra, resta l’appello alla piazza e al nemico comune, unico modo e motivo per ritrovare l’unità».

Che giudizio dà sulla sinistra parlamentare?
«È una sinistra che strumentalizza le condizioni di oggettiva difficoltà non determinata da questo governo, dimenticando l’apporto costruttivo del centrodestra anche quando la maggioranza era divisa al proprio interno (penso alla guerra in Kosovo o la missione in Albania)».

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