MARIA PAOLA MILANESIO INTERVISTA CON ALFREDO MANTOVANO (AN)
«La nostra legge ne esce rafforzata»
«L’opposizione parla di nostra sconfitta sul tema dell’immigrazione? Nell’ansia di osteggiare pregiudizialmente il testo del governo, ha trascurato di leggerlo». Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, non ha dubbi: dal vertice di Siviglia esce confermata la linea del governo Berlusconi.
Vuol dire che quella del centrosinistra è una bugia bella e buona?
«Dico che le conclusioni del vertice vanno esattamente nella direzione del testo che il Senato approverà nei prossimi giorni. Vorrei ricordare alla sinistra la sintesi che, del vertice, ha fatto il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, che non mi risulta militi nel centrodestra. Ha detto ”gli aiuti che si possono dare a chi collabora, non saranno dati a chi non lo fa”, cosa che rispecchia esattamente quanto c’è scritto all’articolo 1 della Fini-Bossi. Nella cooperazione per lo sviluppo si terrà conto del comportamento che i Paesi, dai quali provengono i maggiori flussi di clandestini, avranno nella lotta al traffico di clandestini e nella cooperazione giudiziaria».
Mi spieghi. L’Italia non andava chiedendo sanzioni?
«Credo che questo termine non sia stato poi effettivamente adoperato nelle sedi opportune. Non solo: si tratta di capire anche come avvengono le traduzioni, visto che in questi vertici ognuno parla la propria lingua. Le sanzioni sono imposizioni di multe, di penali, rispetto a regole non rispettate; qui, invece, non si tratta di stabilire una penale ma un rapporto di condizionamento tra l’aiuto per lo sviluppo e una posizione effettiva di lotta contro il traffico di clandestini. Come nella legge italiana, anche a Siviglia non si stabilisce una relazione automatica di causa ed effetto, ma si pongono criteri di valutazione».
Non teme che, sull’onda dell’accordo siglato in Spagna, riemergano divergenze all’interno della maggioranza sulla Fini-Bossi?
«Per me il dato significativo è che il provvedimento sull’immigrazione pur essendo arrivato a 33 articoli, pur essendo molto complesso - riguarda una materia delicata - ha sempre visto la maggioranza compatta su tutti gli articoli, su tutti i commi, su tutti gli emendamenti».
Con qualche disagio dei centristi.
«Sì, ma il comportamento concludente per il governo è quello che si tiene in commissione o nelle aule plenarie di Camera e Senato».
È possibile una polizia europea di frontiera?
«Nessuno ha mai proposto l’istituzione di un corpo unico in aggiunta alle altre polizie. Si tratta piuttosto di pensare a una rete di coordinamento, che eviti lacune e sovrapposizioni».
Diritto di voto, anche se solo per le amministrative, per gli immigrati regolari. Che pensa dell’idea del ministro del Welfare, Roberto Maroni?
«Il voto presuppone un livello di integrazione già abbastanza avanzato. In questo momento, e penso all’Europa oltreché ai singoli Paesi, si stanno facendo sforzi per regolarizzare gli ingressi, per arginare il più possibile la clandestinità. Siamo all’inizio del percorso, non penso che sia il caso di immaginare fughe in avanti. Questo non significa, però, escludere la possibilità».
|