ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su IL MATTINO (Sezione: Pag. ) |
Venerdì 8 novembre 2002 |
MARILICIA SALVIA NUOVO CASO NELLA MAGGIORANZA A TRE GIORNI DALLA SCADENZA DEI TERMINI PER LA SANATORIA Immigrati, Bossi contro Pisanu
Per alcuni è una finestra che all’ultimo minuto si apre sulla speranza, per altri l’ennesimo miraggio che resterà irraggiungibile. Per il ministro Bossi, invece, è «un errore clamoroso», al quale va posto subito rimedio: a tre giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle domande di sanatoria la tensione sale vertiginosamente, non soltanto fra le migliaia di clandestini che per una ragione o per l’altra non sono riusciti ancora ad ottenere il sospirato talloncino, ma anche - e nuovamente - nei palazzi della politica. A Bossi non è andata giù l’ultima circolare emessa dal ministero degli Interniretto da Pisanu, con la quale in sostanza si assicura un permesso di soggiorno «straordinario» della durata di sei mesi ai clandestini che, sempre entro l’11 novembre, avvieranno una vertenza contro i datori di lavoro che si siano rifiutati di metterli in regola. Una risposta chiara, anche se tardiva, all’allarme che fin dal primo giorno era giunto dai patronati, dai sindacati, dalla Caritas, da tutte le organizzazioni che si occupano della tutela dei lavoratori: i costi troppo onerosi e l’eccessivo carico di responsabilità derivanti dai meccanismi previsti per la sanatoria, era la denuncia, stavano spingendo migliaia di «datori di lavoro» in tutta Italia a licenziare i clandestini presi a servizio. Un esercito di esclusi ingiustificati composto da 30mila-50mila persone, secondo le stime della Caritas: un esercito che d’improvviso ha ritrovato energia, e adesso sta premendo alle porte degli stessi enti per farsi aiutare a far valere un diritto che si credeva perduto. «Davanti alla nostra sede in poche ore è dovuta intervenire quattro volte la polizia, per mettere ordine fra i ”licenziati” pronti a denunciare i loro padroni», racconta il delegato Cgil-Napoli Jamal Qaddora. A Milano, riferisce ancora la Cgil, soltanto ieri mattina si sono presentati in 700, tutti con lo stesso problema, tutti con la stessa urgenza: «È solo la punta dell’iceberg», commenta il segretario cittadino Antonio Panzeri. Ma contro questo iceberg Bossi non ha nessuna intenzione di andare a sbattere: quella circolare (firmata dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano di An) è «del tutto abusiva e illegale», afferma, e «va ritirata» poichè «fa il gioco della sinistra», che «ha sempre spostato il problema dell’immigrazione dalla politica alle aule della magistratura». Per Bossi «la legge è legge», e quella che porta il suo nome, come sottolinea un altro leghista, il senatore Antonio Vanzo, non prevede la possibilità di denunciare il datore di lavoro che si rifiuta di regolarizzare l’extracomunitario, «altrimenti sarebbe l’ennesima sanatoria incondizionata», protesta Vanzo. In realtà fu l’altro ”padre” della legge, il vicepremier Gianfranco Fini, a consigliare la via della denuncia quando la protesta per i troppi licenziamenti cominciava a farsi più dura: la circolare Mantovano sposa questa linea (lo ricorda anche il presidente dei deputati di An Ignazio La Russa: «Massima severità verso i clandestini, piena tutela per chi ha un lavoro») e adesso lo scontro all’interno della maggioranza ricorda da vicino quello che, sempre in materia di sanatoria, si era acceso fra la stessa Lega e i centristi a proposito degli extracomunitari colpiti dal foglio di via. «Il governo è prigioniero delle sue contraddizioni e fa prevalere la propaganda e l’ideologia rispetto alla soluzione dei problemi», commenta l’ex ministro diessino Livia Turco, mentre dalla Margherita il responsabile per le politiche sociali ricorda che «il lavoro in nero resta un reato anche senza la Bossi-Fini». Nel concreto, le preoccupazioni restano due: che questa nuova, inaspettata forma di regolarizzazione apra la strada «ad abusi e ritorsioni» da parte degli extracomunitari, come teme la Confartigianato, e che i lavoratori licenziati non facciano in tempo ad approfittare dell’opportunità: «A tre giorni dalla scadenza, e con un week end di mezzo - commenta Loretta Caponi, presidente del Forum delle Comunità straniere - il vero rischio è quello di un’esclusione per disinformazione».
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