ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO | 6 aprile 2002 |
CLAUDIA TERRACINA
«Riforme subito o torna la sinistra»
BOLOGNA- Gentile è gentile Umberto Bossi. Quasi affettuoso. Con An e Fini. «Siamo uniti dalla passione e crediamo più di tutti nelle idee che portiamo avanti», sviolina il senatùr. E del leader di An, che, dopo il ribaltone del ’95, dichiarava che con lui «non avrebbe preso neppure un caffè», ora dice: «E’ molto meglio di quello che credevo». Frase che scatena un abbraccio con Fini. Ma queste "carezze" non impediscono al ministro delle Riforme di dire due cose. La prima è che «i tempi non sono maturi per un Fini premier», che pure Berlusconi aveva benedetto. «Il presidente del Consiglio attuale è eterno», assicura Bossi, svicolando. La seconda è che «non ci si può cullare nell’idea che tutto vada bene perchè la Casa delle libertà ha una sola via per crescere: riformare, riformare, riformare. Così rispondiamo a quel "resistere resistere, resistere", lanciato a Milano dal procuratore capo Borrelli che è solo un inno alla conservazione». E avverte che «è sbagliato sottovalutare quello che sta accadendo nelle piazze perchè la sinistra si sta riorganizzando». «Sarà una fiammata, ma i contadini dicono che con il fuoco si rivoltano i campi. Quindi, stiamo attenti». O si cambia o si muore, dunque. Bossi è lapidario. E se riconosce che «è difficile parlare dopo Berlusconi che venderebbe qualunque cosa», subito dopo denuncia «i tentennamenti nel governo sulla riforma dell’articolo 18 che hanno ridato forza alla sinistra. C’è Cofferati che con i soldi del sindacato organizza le masse per comprare i Ds che non hanno quattrini. Ma, alla fine, lui e Fassino hanno fatto la stessa cosa facendo diventare l’articolo 18 un caso politico». Il messaggio è chiaro: non serve far finta che tutto va bene, bisogna insistere con le nostre riforme «perchè la trattativa con i sindacati si fa in mille modi. Si può mettere mano alla proposta originaria, del governo coinvolgendo le imprese fino a 20, 25 lavoratori. Ma indietro non si torna». E già che c’è, insiste nel reclamare il varo immediato delle leggi sulla devolution e sull’immigrazione. «Le voglio prima delle amministrative», avverte. E al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, che chiedeva alcune modifiche, assicura che «la legge sull’immigrazione è perfino un po’ buonista. Io vorrei mandare la gente come te un po’ in Germania dove la nuova legge sull’immigrazione impone perfino l’esame del sangue e dell’Aids. Perciò, la Lega non accetterà tentennamenti da parte degli alleati che devono essere compatti in aula». Ma anche Mantovano di An avvisa che «alcune modifiche andranno fatte». Bossi avrà, dunque, il suo da fare. E intanto cerca di stroncare sul nascere incertezze e tentazioni per «ipotetiche terze vie, che non hanno nessun futuro. Il centrismo è morto con la nascita della Casa delle libertà. Ma non c’è competizione tra An e Lega per il voto cattolico. Chi ci vota lo fa perchè diamo risposte a certi temi. Non per fedeltà al cattolicesimo perchè, se così fosse, Buttiglione sarebbe al 30 per cento. Invece, non è così».
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