ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO (Sezione: Pag. ) |
Mercoledì 22 Febbraio 2006 |
di MARIO STANGANELLI
Berlusconi ad Al Jazeera: «Tutto chiarito con Gheddafi, un errore quelle vignette». La Cdl con i presidenti delle Camere
Il premier alla Libia: rispetto reciproco
ROMA - «Ho parlato a lungo con Gheddafi e mi ha assicurato la difesa dell’incolumità dei nostri connazionali. Tra i nostri due Paesi non si è verificato e non c’è oggi nessun problema». Silvio Berlusconi lo dice in una lunga intervista ad ”Al Jazeera“, che ha come primo scopo quello di calmare le acque sul fronte internazionale e, soprattutto, su quello interno dove divampano ancora le polemiche per gli incidenti di Bengasi e sulla questione dei rapporti con l’Islam. Il tutto in un clima reso ancora più rovente da un’intervista di Marcello Pera nella quale il presidente del Senato chiede all’Europa di «non genuflettersi più», di svegliarsi per non perdere la guerra santa che «molti fanatici, e non solo pochi terroristi, hanno dichiarato all’Occidente anche prima dell’11 settembre». Le parole di Pera giudicate «equilibrate e responsabili» dalla Cdl, appaiono invece «incendiarie» e «irresponsabili» a diversi esponenti dell’Unione. In questo frangente Berlusconi sceglie una linea morbida e, davanti alle telecamere dell’emittente araba, afferma innanzitutto che «quelle vignette che offendono sentimenti religiosi vanno condannate» e che «la satira non deve essere irrispettosa». Quindi, spiega che «non c’è altro modo per costruire un futuro di benessere e di giustizia che rispettarsi a vicenda, conoscersi di più per capire come il fondamento di tutti sia la moderazione l’aspirazione alla comprensione tra i popoli». E, mentre il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, a ”Porta a porta”, propone a Berlusconi e a Prodi «un patto per escludere le forze estreme dei due poli», ai toni diplomatici del premier dovrebbero ispirarsi le comunicazioni che oggi, davanti alle commissioni Esteri e Affari costituzionali di Camera e Senato, i ministri Pisanu e Fini faranno sui fatti di Libia e le ripercussioni in Italia. Il ministro dell’Interno dovrebbe ribadire l’importanza del dialogo con l’Islam moderato e riferire probabilmente sull’assenza di particolari segnali di rischio per l’Italia, anche se dirà che si è provveduto al rafforzamento delle misure di sicurezza. I toni della polemica si accendono invece sull’intervista di Pera, che il sottosegretario di An Alfredo Mantovano definisce «uno spartiacque perchè difende, in un momento delicato, l’Europa e l’Occidente plasmati dalla tradizione cristiana». Posizioni che Casini mostra di condividere affermando, nel salotto di Vespa, di essere «assai preoccupato dell’ignavia e della viltà del mondo occidentale. Bisogna avere il coraggio che oggi l’Europa non ha di affermare laicamente un’identità cristiana europea. Altrimenti sarà un cedimento culturale alle ragioni altrui». A sostenere che le vignette satiriche su Maometto, così come le magliette di Calderoli, siano «solo pretesti collegati a un disegno unico volto ad aizzare nelle masse islamiche l’odio per l’Occidente», è il ministro della Difesa, Antonio Martino. Mentre, Maurizio Gasparri, di An, condivide con Pera «la necessità di ritrovare le nostre radici cristiane», e si dice «agghiacciato» dalle parole del sindaco di Marano «al quale è venuta la voglia di dar fuoco alla bandiera con la stella di David». E sì, perché ieri si è aperto anche un fronte che riguarda Mauro Bertini, il primo cittadino del piccolo comune campano di Marano, il quale sostiene che, dopo aver soggiornato per un po’ in Palestina, «ti viene proprio la voglia di bruciare la bandiera di Israele». Sommerso dalle critiche e dagli inviti a dimettersi subito, non solo del centrodestra ma anche dell’Unione e della Comunità ebraica, l’esponente del Pdci - che sabato scorso ha partecipato col leader del suo partito, Diliberto, al corteo filopalestinese che ha visto dare alle fiamme le bandiere israeliane- non solo ha respinto le richieste di dimissioni ma ha rincarato la dose: «Lo Stato di Israele ovviamente esiste, ma è ancora un pesante pugno nello stomaco dell’umanità. Ne farei a meno con piacere», ha detto Bertini, intervistato a ”Radio 24“. D’altra parte, il sindaco era già noto alle cronache per essersi rifiutato nello scorso autunno di intitolare ai ”Martiri di Nassiyria“ una strada del suo comune dopo averne dedicata una ad Yasser Arafat.
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