di Giovanni Morandi
«Vedrete, i clandestini
dovranno fare le valigie»
ROMA — Nessuno sa quanti siano, ma per Alfredo Mantovano, di An, sottosegretario agli Interni, i clandestini in Italia non sono meno di mezzo milione.
Con la legge di prossima approvazione, tutti rispediti a casa?
«A parte colf e badanti, un'area che è tra 70mila e 100mila unità — risponde Mantovano — a chi è entrato clandestinamente conviene far le valigie».
Però intanto aumentano...
«Perchè c'è un riflesso del quadro internazionale. Non a caso sono cambiate le rotte e uno dei punti più sensibili è diventato il canale di Suez, da dove passano pakistani, afgani e cingalesi».
E prima dove andavano?
«Sempre verso il Mediterraneo, solo che dopo l'11 settembre il fenomeno si è intensificato».
Prima da dove passavano?
«Dall'Albania, dove ora c'è un fortissimo decremento grazie ai nostri sforzi. Ora invece i passaggi principali sono Turchia e canale di Suez».
Cosa fa il governo per tappare le falle?
«Ho guidato una delegazione interministeriale al Cairo. Risultati interessanti almeno in termini di assunzione di impegni».
Si estenderà all' Egitto il modello di collaborazione adottato con l'Albania?
«No, l'obiettivo è di muoversi su due fronti. Legare aiuti e cooperazione al rispetto di impegni seri per contrastare i flussi. E intensificare la collaborazione tra forze di polizia. Quella egiziana costituirà a breve un settore per l'immigrazione e ci ha chiesto aiuto per la formazione degli agenti, cosa che faremo senza problemi».
Che altro offrirà l'Italia all'Egitto?
«Siamo disponbili a fornire gli aerei per rimpatriare i clandestini bloccati nel canale».
L'Egitto collabora. Invece la Turchia fa la sorda?
«Qualche segnale positivo c'è, ma finora i fatti non sono stati entusiasmanti e le carrette del mare sono partite in gran numero dalla Turchia. Addirittura i trafficanti partono dal Marocco, costeggiano l'Africa del nord per rastrellare viaggiatori, poi le navi si raccolgono nei porti turchi e da là partono per l' Italia. Ci pare strano che possano sfuggire alla polizia turca imbarcazioni con 500-1000 persone a bordo».
Complicità?
«Non voglio usare questo termine, perché ultimamente c'è stata un'apertura. Ma finora non c'è stata l'attenzione dovuta».
Rischio che tra i clandestini si nascondano i terroristi?
«Naturalmente, e che persone che sono nell'area della clandestinità possano in Europa essere reclutate dalle reti terroristiche».
Un problema internazionale che ricade tutto sulle spalle dell'Italia, quale Paese più esposto?
«Così è stato fino a poco tempo fa. Oggi però c'è un risveglio diffuso di consapevolezza, che si tradurrà a fine mese nella costituzione di un corpo di polizia europea di frontiera».
In quanto a numero di arrivi l'Italia resta al primo posto in Europa?
«Certamente».
Quest'anno gli sbarchi in Sicilia sono aumentati di 5 volte rispetto all'anno scorso. La mafia si è messa a far affari con i clandestini?
«Non ci sono segnalazioni specifiche in questo senso. Invece c'è di sicuro un collegamento tra trafficanti internazionali e la 'ngrangheta, che in Calabria orienta gli arrivi sulla base delle presenze nei centri di accoglienza e delle presenze delle forze di polizia».
Quando sarà varata la nuova legge?
«Spero che tra la fine di giugno e i primi di luglio sarà scritta sulla Gazzetta Ufficiale».
Il fenomeno sarà mai controllabile con strumenti legislativi sia pure efficaci?
«Impossibile. Ma la legge può condizionare».
Saranno ridotti i centri di accoglienza?
«Al momento no. Ci sarà un incremento dei centri di permanenza, che servono a identificare la provenienza e a rispedire i clandestini nei paesi di origine».
I risultati migliori dove sono stati raggiunti?
«Nell'incremento degli arresti dei trafficanti e del sequestro dei mezzi di trasporto. Un impegno che sarà intensificato con la distruzione dei mezzi senza aspettare i tempi di giudizio e che prevede l'estensione ai trafficanti dello stesso regime penitenziario dei mafiosi».
Criminalità importata. Il peggio è passato?
«Il dato preccupante è che mentre la presenza straniera in Italia è di poco superiore al 3 per cento, l'incidenza dei reati commessi dagli stranieri supera il 35 per cento del totale dei reati commessi. Non direi che il peggio è passato. Ma ci stiamo attrezzando per affrontarlo più duramente».
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