ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
Venerdì, 13 maggio 2005

 

L’ACCUSA: EVERSIONE DELL’ORDINE DEMOCRATICO

  

 In manette terroristi anarchici

Cinque arresti a Lecce e perquisizioni in tutta la Penisola


 

Lecce - Seminavano il terrore in cinque: tre uomini e due donne. Una mezza dozzina di antagonisti che a Lecce aveva messo su il circolo “Spazio Anarchico”, una cellula anarco-insurrezionalista tra le più attive in Italia, che - secondo l’accusa - non solo si occupava di diffondere l’ideologia anarchica, ma compiva azioni talmente violente da guadagnarsi l’accusa di essere un’associazione finalizzata all’eversione dell’ordine democratico, reato per il quale il gruppetto è stato arrestato dalla Digos.

Tra il 2003 e il 2004 - secondo l’accusa - la banda si era specializzata a compiere attentati contro il Centro di Permanenza Temporanea “Regina Pacis” di Melendugno, gestito dalla curia salentina, contro la stessa curia di Lecce, gli sportelli bancomat di Bci-Banca Intesa e i distributori di carburanti Esso, tutti accusati di sfruttare il dolore della gente per macinare guadagni. Per il pm inquirente del Tribunale di Lecce Giorgio Lino Bruno, che ha ottenuto dal gip Antonio Del Coco gli arresti, non ci sono dubbi: sono stati i cinque arrestati, con la complicità di un’altra decina di indagati, a colpire il Centro “Regina Pacis”, perchè lo consideravano un lager da smantellare. Da qui gli atti di sabotaggio, l’aggressione alle stesse forze dell’ordine, le minacce ai medici che operavano nella struttura e allo stesso direttore, don Cesare Lo Deserto, da tempo agli arresti per presunti abusi compiuti nella gestione del Cpt. Sia i medici sia Lo Deserto - secondo la Procura - sono stati ripetutamente raggiunti da telefonate intimidatorie per costringerli a desistere dalle attività di accoglienza. I tentativi culminarono l’11 giugno 2003 con l’incendio del portale del Duomo di Lecce e con scritte offensive nei confronti delle istituzioni religiose leccesi che comparvero in diversi punti della città e nei luoghi di culto. Poi ci fu anche l’attentato incendiario alla casa della sorella di don Cesare. Altro obiettivo del gruppetto eversivo erano i bancomat di Bci-Banca Intesa sul territorio nazionale perché ritenuta depositaria dei fondi del Cpt. Da qui la decisione della banda di punire l’istituto di credito lanciando molotov contro gli sportelli automatici. Ma i cinque arrestati - secondo l’accusa - sono anche gli autori dei danneggiamenti e dei furti di pompe erogatrici di carburante in stazioni di servizio Esso, «fornitrice alla coalizione militare operante in Iraq» e dei danneggiamenti, consumati e tentati, ad esercizi commerciali della «società multinazionale di abbigliamento Benetton, in quanto “appropriatasi” di vaste aree sudamericane, originarie del popolo Mapuche».

Stando alle indagini della polizia, il leader del gruppo terroristico era Salvatore Signore, di 32 anni, di Casarano, mentre il trentanovenne Saverio Pellegrino, di Monteroni di Lecce, e il leccese Cristian Paladini, di 27, erano promotori attivi. Poi c’erano le donne: Annalisa Capone, trentenne di Lecce, e Marina Angela Ferrari, di 27, di Casarano, alle quali sono stati concessi i domiciliari.

Nel corso dell’operazione la Digos ha compiuto perquisizioni e sequestrato materiale tra Aosta, Torino, Trento, Trieste, Chieti, Cagliari, Taranto e Catania. Un’operazione importante l’ha definita il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, secondo il quale la peculiarità del lavoro investigativo «sta nel lavoro di identificazione della realtà anarco-insurrezionalista, risalendo da singoli episodi di violenza e di intimidazione alla ricostruzione della struttura criminale».


    

 

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