ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Padania (Sezione: Pag. ) |
domenica 15 maggio 2005 |
“scisma” di 40 deputati di An a favore del non voto
Fini e Prodi in crisi sul referendum
Non è una “guerra di religione”, anche perché nello schieramento astensionista figurano (oltre ai cattolici) liberi pensatori e scienziati dichiaratamente atei del calibro di un professor Angelo Vescovi. Ma, anche se nessuno proclama Crociate, il clima che si sta creando intorno al rereferendum sulla fecondazione artificiale è quello delle più accese dispute dottrinali. Così, non mancano le accuse di eresia e gli “scismi”. Il più rilevante si è consumato contro Gianfranco Fini, criticato dai suoi per aver mutato opinione anche in questa materia, rimangiandosi i proclami sulla dignità della vita embrionale e il rifiuto alla fecondazione per coppie gay e “mamme nonne”. Una vera rivolta contro Fini, culminata nella firma di 40 parlamentari di Alleanza nazionale al “Manifesto” del Comitato “Scienza vita”, sorto a fine febbraio per difendere, tramite la proposta di non recarsi a votare, la legge 40 dall’attacco del prossimo referendum abrogativo. Già erano stati tre gli esponenti di Alleanza nazionale, che - firmando l’appello al suo nascere - possono essere annoverati tra i “fondatori” del Comitato: Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni, il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile della Consulta etico-religiosa del partito, e Gustavo Selva. Ad essi ora si aggiungono, altri autorevoli esponenti: tra le adesioni spiccano quelle del neoministro delle Comunicazioni Mario Landolfi e quella del suo predecessore Maurizio Gasparri. Appena approdato al Governo è anche il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Pasquale Viespoli. Vi è poi la firma del vicepresidente della Camera, Publio Fiori. Tra gli altri, inoltre, aderiscono al Comitato “Scienza vita” Giulio Maceratini, il direttore dell’Indipendente Gennaro Malgieri. E su Fini è fuoco incrociato. Giuliano Ferrara, che ieri ha partecipato a Milano a un dibattito organizzato da Comunione e Liberazione sul tema “Fratello embrione, sorella vita”, ha accusato il leader di An di opportunismo. «Fini ha improvvisamente detto che voterà sì - ha commentato il direttore del Foglio - ma fino a ieri diceva che abbattere questa legge significava aprire le porte al totalitarismo. Ha cambiato idea per convenienza». Sul versante del centrosinistra, la polemica nasce dall’ambiguità di Romano Prodi, sedicente cattolico che “disobbedirà” alla Chiesa andando a votare. Ma non ha ancora detto quale sarà la sua scelta in cabina e nell’Unione c’è chi lo tira per la giacca affinchè riveli che cosa voterà. Ieri si è messo di mezzo Clemente Mastella, leader dell’Udeur per dire che insistere con Prodi significherebbe «mettere in discussione i presupposti dell’alleanza»; anzi, rincara, «per quanto ci riguarda sarebbe rottura». Il Verde Pecoraro Scanio, di fronte alle conseguenze che potrebbe avere una dichiarazione formale di Prodi preferisce lasciar cadere l’argomento: «Non mi interessa come voterà Prodi, l’importante è che vada a votare». Del resto Prodi, a sentire il suo fedelissimo Franco Monaco, giudica «ingiustificata» la pressione sui leader perchè dichiarino il loro voto. Specialmente quando vogliono tenere il piede in due scarpe: la sinistra e la Chiesa. Polemiche anche per Casini e Pera che hanno definito legittima la scelta di non votare al referendum e sono stati accusati dal segretario radicale Capezzone di «fare campagna elettorale».
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