ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Padania (Sezione: Pag. ) |
Domenica 18 giugno 2005 |
Roberto Fiorentini
Già un anno fa furono denunciati i legami con la scuola di Milano L’allarme inascoltato di Cremona
Da tempo, nei palazzi della politica, era suonato l'allarme per la scuola islamica di via Quaranta a Milano e per le sue presunte ramificazioni in Lombardia e in Italia. Tutti sapevano che fin, dal 1989, la madrasa milanese era in funzione senza alcuna autorizzazione. A sollevare il problema sia a Palazzo Marino che al Pirellone, era stato l'allora sindaco di Cremona, Paolo Bodini, che si era affrettato a scrivere a Gabriele Albertini e a Roberto Formigoni il 14 febbraio del 2002. Al primo cittadino ulivista cremonese era, da qualche giorno, scoppiata in mano la «bomba» della scuola coranica scoperta all'interno della moschea dei terroristi. A quel punto Paolo Bodini aveva convocato, in fretta e furia, i responsabili della madrasa che gli avevano spiegato che la scuola, aperta già da molto tempo, non era nient'altro che una sezione della scuola «Fagr El Islam» di viale Quaranta nel capoluogo milanese. Le successive verifiche compiute anche sotto l'azione battente del parlamentare del Carroccio, Andrea Gibelli, portano a scoprire che quella scuola non aveva alcuna autorizzazione. A Cremona non sapendo più come risolvere il problema, il sindaco prese carta e penna e scrisse ad Albertini che a Formigoni. Al primo, Bodini, e scrisse: «In seguito ai controlli attivati come da prassi, alcune famiglie hanno esibito il certificato di iscrizione rilasciato dalla scuola araba, il quale però non ha alcun valore giuridico perchè questa scuola non ha mai ottenuto il riconoscimento del Governo Italiano». «Sono a conoscenza - dice ancora il sindaco che l'amministrazione comunale di Milano ha già avuto modo di affrontare il problema e ritengo così che su questo serva un atteggiamento comune delle amministrazione e ti chiedo informazioni su coma si sta muovendo il comune di Milano». Ma da palazzo Marino non arrivò alcuna risposta. Come del resto restò muto anche il Pirellone in quello stesso febbraio del 2002. Anche a Formigoni era stata rivolto, da Cremona un quesito simile da parte del sindaco. «Con questa lettera - appuntava Bodini - sono a chiederle quale linea intende assumere su questo versante la Regione Lombardia dal momento che, stante l'attuale situazione, quanto è avvenuto a Cremona potrebbe in futuro non troppo lontano verificarsi anche in altre città dove vi è una consistente presenza di immigrati di fede musulmana». Appelli che caddero nel vuoto nonostante un anno e mezzo dopo, dai banchi del Governo il sottosegretario di Stato agli Interni, Alfredo Mantovano, spiegava in questi termini la situazione della scuola di Cremona collegata con quella di via Quaranta, rispondendo all'ennesima interrogazione del Carroccio firmata da Andrea Gibelli. «La scuola non è legalmente riconosciuta: è una diretta diramazione della comunità islamica in Italia e della relativa scuola araba, che ha sede in Milano, in via Quaranta». Solo il tempo portò poi a scoperte clamorose che potrebbero ora investire anche la scuola madre ovvero quella di via Quaranta chiusa negli ultimi tempi per motivi igienici. Nella madrasa cremonese furono rinvenuti documenti scolastici che avevano a che fare con un presunto ministero della comunicazione della Tunisia. Non solo. Quando gli islamici abbandonaro l'immobile di via Massarotti, venne scoperto che la presunta scuola era una diretta diramazione, non solo di via Quaranta, ma della Saudi School: un istituto alimentato con soldi provenienti dall'Arabia Saudita; con tanto di programmi provenienti..
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