ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su La Padania
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Giovedì 19 maggio 2005

 

referendum sulla fecondazione assistita

  

 La battaglia s’infiamma

Pisanu: per raggiungere il quorum saranno conteggiati anche i tre milioni di italiani residenti all’estero


 

Sono quasi tre milioni (2.815.573) gli italiani all’estero che hanno diritto di voto in vista del prossimo referendum del 12 giugno. Il loro numero sarà calcolato ai fini del quorum. Lo ha detto il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu nel corso di una audizione alla commissione affari costituzionali della Camera.

Il ministro ha chiarito che «il numero degli italiani all’estero che hanno diritto di voto sono stati determinati con esattezza» ma ha precisato che la cifra potrà variare leggermente dal momento che dovranno essere sottratti coloro che, pur residenti all’estero, decideranno di votare in Italia mentre andranno aggiunti quelli che ora non sono nelle liste ma andranno al consolato dimostrando di avere diritto al voto.

In ogni caso, qualunque sia l’esito del referendum sulla procreazione assistita, potrebbe esserci un impegno trasversale del Parlamento per apportare alcune modifiche alla legge. La proposta, del senatore Giulio Andreotti, è stata ripresa da Giuseppe Palumbo, presidente della commissione Affari sociali della Camera: «C'è già una proposta di legge da me presentata che interviene a modificare i punti maggiormente controversi, credo possa essere il punto di partenza per una discussione franca e condivisa».

Tuttavia, Anna Maria Leone (Udc), anche lei componente della commissione Affari Sociali della Camera, risponde picche: «L'unica possibilità per migliorare la legge sulla fecondazione assistita è prima di tutto astenersi. L'astensione consentirebbe di non raggiungere il quorum dando la possibilità al legislatore di modificare la Legge 40, una legge tanto discussa quanto necessaria. Modifiche migliorative ne effettueremo se ne avremo la possibilità». E aggiunge: «Al di là di scelte che attengono la coscienza di ciascuno di noi, deve essere chiaro che se non si raggiunge il quorum e il referendum fallisce, la legge potrà essere migliorata nella sua sede naturale: il Parlamento. Abbiamo sempre sostenuto che la legge sulla fecondazione assistita è una legge migliorabile, che era necessario fermare il “far west” della procreazione assistita con casi improbabili e raccapriccianti di mamme-nonne e che la legge andava a colmare evidenti lacune normative rappresentando il meglio proponibile seppur tra mille conflitti di coscienza morale, etica e religiosa».

Non mancano più decise (e rischiose) prese di posizione di natura squisitamente politica. «Carissimo presidente Berlusconi, le rivolgo un appello affinchè dica al Paese cosa farà il 12 giugno al referendum sulla fecondazione assistita». Inizia così la lettera-appello di Maurizio Lupi, parlamentare cattolico azzurro e membro del comitato “Non votare!”. «Non si lasci convincere . continua Lupi - da coloro, Prodi in testa, che vedono in questa battaglia una perdita più che un guadagno. Non si lasci tentare dalle sirene mediatiche del pensiero unico. Parli presidente, sia laico, il Paese vuole sapere cosa pensa».

Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, sostiene invece che la «vittoria dell’astensione ai referendum sulla fecondazione assistita confermerebbe una lenta ma inesorabile rimonta politica del centrodestra». Mantovano sottolinea “la portata politica” dell’appuntamento del 12 e 13 giugno. «La vittoria di Catania, al di là delle variegate interpretazioni, rappresenta - secondo l’esponente di An - un dato in controtendenza. Dopo tale affermazione, l’eventuale mancato raggiungimento del quorum referendario costituirà un dato confortante per la tutela della vita, ma sarà soprattutto un colpo al cuore del partito di maggioranza relativa dell’Unione, e cioè i Democratici di sinistra. Secondo una dinamica consolidata, i Radicali - aggiunge Mantovano - operano da incursori, piantando una bandiera su posizioni estreme, dopodiché arrivano le truppe dei Ds, che prendono le distanze da quelle posizioni estreme, accreditandosi come equilibrati e moderati. In realtà, sui temi della selezione genetica e delle manipolazioni della vita umana embrionale la linea di partito diessina -sostiene ancora - è attestata su posizioni più estreme del solito. Per chi non l’ha ancora colto, la vittoria dell’astensione porrà in ulteriore difficoltà il partito di Fassino e confermerà -è convinto Mantovano- una lenta ma inesorabile rimonta politica del centrodestra».

Protesta contro l’indicazione di non votare Vittoria Franco, responsabile Cultura della Segreteria nazionale dei Ds: «Proprio coloro che hanno sostenuto la legge in Parlamento dovrebbero essere i primi ad accettare di sottoporre le loro posizioni al vaglio di cittadini che attraverso il voto al referendum si riappropriano della sovranità». Le risponde il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi: «È singolare che le critiche a chi si è schierato per il non voto al referendum sulla fecondazione assistita giungano anche e soprattutto da chi, come i Ds, due anni fa si impegnò per l’astensione al referendum sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori».

Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, è invece rimasto sconcertato di fronte alla proposta dell’imprenditrice milanese Claudia Buccellati di regalare un’ora retribuita ai dipendenti che proveranno di essere stati a votare per il referendum sulla legge riguardante la procreazione assistita. «La trovata dell’imprenditrice Buccellati è davvero poco democratica. Tra l’altro - afferma il Guardasigilli in un comunicato - denota un modo di ragionare snobistico e razzista classico della mentalità radical-chic: in totale spregio della coscienza dei propri dipendenti, la Buccellati pensa di poterli “comprare” con un’ora di busta paga».

Intanto, ieri il Papa ha salutato i genitori di Terri Schiavo al termine dell’udienza generale in piazza san Pietro. La mamma gli ha presentato una foto della figlia e Benedetto XVI ha stretto la mano a lei e al marito, che erano insieme ai fedeli raccolti dietro alle transenne. Terri Schiavo, in coma da 15 anni, è morta il 31 marzo scorso dopo che i giudici hanno disposto che fosse staccata dalle macchine che la nutrivano.


    

 

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