ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
domenica 29 maggio 2005

 

procreazione assistita

  

 Sul referendum scende in campo Pera: astenersi è un diritto costituzionale


 

Roma - Si fa sempre più caldo il confronto politico a 15 giorni dal referendum sulla procreazione assistita. Ad accendere le polveri è stata ieri una lettera di Marcello Pera nella quale il presidente del Senato si schiera a favore dell’astensione. Così, dopo l’astensione annunciata dal cattolico presidente della Camera Pierferdinando Casini, anche il laico presidente del Senato compie la stessa scelta.

“Fra i tre diritti costituzionali di cui disponiamo al referendum sulla legge che disciplina la fecondazione assistita (votare sì, votare no, astenersi), il terzo, che è quello di cui personalmente mi avvarrò, sembra il più controverso”. Comincia così l’intervento sul Corriere della sera di Pera. “Lo si considera un inganno o uno stratagemma furbo - continua il presidente del Senato - di chi, pur non prendendo partito, decide dell’esito del referendum. Ritengo che sia vero il contrario. Astenersi in modo deliberato e consapevole non significa lavarsi le mani dei quesiti referendari, piuttosto significa conoscerli, volere che la legge resti così com'è, e soprattutto significa affidare al Parlamento il compito della sua eventuale revisione. In tutto il mondo, i temi di bioetica dividono non solo le forze politiche ma le coscienze dei cittadini”. “Dire "sì" ai quesiti referendari - scrive sempre Pera - equivale a non toccare più alcunché per molti anni a venire. Ugualmente, dire "no" rende intangibile l'argomento. Ma di qui a poco si potrebbe sentire l’esigenza di tornarci sopra. Chi meglio del Parlamento può svolgere questa riflessione, anche in vista di future revisioni della legge?”.

L’intervento di Pera ha sollevato polemi che approvazioni. «Sarebbe come se il Capo dello Stato si mettesse a fare campagna per il sì, per il no o per l’astensione. Mi appello al presidente della Repubblica - dice il segretario di Radicali Italiani, Daniele Capezzone - contro le illegalità in corso e anche contro questi sconfinamenti di campo».

Il segretario Ds Piero Fassino entra nel merito delle tesi di Pera, rifiutando comunque l’appello all’astensione. «È del tutto lecito manifestare un atteggiamento di incertezza e scegliere di non pronunciarsi sui referendum e tuttavia lo si può fare senza far mancare il quorum e cioè si può votare scheda bianca», afferma Fassino secondo il quale l’astensione va respinta perché al suo interno «c'è una grande mistificazione». Comunque, aggiunge, la battaglia contro l'astensione «è difficile ma si può vincere». Per i Ds interviene anche la responsabile delle donne Barbara Pollastrini che definisce “triste” il fatto che la seconda carica dello stato diventi «un pasdaran dell’astensione»; sulla stessa linea Antonio Del Pennino (Pri) e Lanfranco Turci (Ds), secondo i quali Persa “sfiducia il popolo italiano”.

Sull'altro versante dello schieramento politico le dichiarazioni sono tutte a favore di Pera. Secondo il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi l’intervento di Pera «dimostra che il non voto è costituzionalmente corretto, legittimo, moralmente accettabile». Netta la posizione del capogruppo al Senato di Forza Italia Renato Schifani: «Bene ha fatto Pera a esprimersi sull'astensione perché su temi tanto delicati e complessi non ci si può esprimere a colpi di referendum». Il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi ritiene i contenuti della lettera di Pera “ineccepibili” e tali che «possono essere condivisi sia dai credenti che dai non credenti». Il capogruppo Udc alla camera Luca Volontè invita Fassino «a prendere le distanze dai radicali e di confrontarsi con le ragioni esposte da Pera». Gustavo Selva (An) considera l’astensione «non un atto antidemocratico, ma la conferma di ciò che il Parlamento nella sua sovranità ha deciso». Per l’astensione si schiera anche Adolfo Urso, vice ministro alle Attività produttive, mentre il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano pensa che «quando i Ds attaccano il presidente del Senato, certamente hanno nel mirino Rutelli».

Intanto Emma Bonino e il ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo daranno il via, lunedì prossimo, alla volata finale della campagna elettorale del Comitato donne per il sì. Dietro il confronto sulla fecondazione assistita emerge, però, un altro obiettivo, la legge 194 sull'aborto che, secondo i sostenitori del sì al referendum, sarebbe il prossimo, vero obiettivo degli antireferendari. È anche il parere di Bobo Craxi, vicesegretario del Nuovo Psi, che auspica una «prova di maturità del popolo italiano».

Il rischio che il dibattito si sposti su questo fronte, con effetti imprevedibili sui risultati del referendum, è avvertito dai fautori dell’astensione, che cominciano a mettere precisi paletti. A cominciare da Maurizio Gasparri (An), il primo a prospettare la possibilità di un attacco alla legge sull'aborto, che fa un passo indietro: «Non vi sono atti tesi a modificare quella legge e comunque manteniamo il dibattito sulla legge 40». Una posizione espressa anche dal ministro Francesco Storace e dal ministro Roberto Calderoli, secondo il quale «parlare oggi di ridiscutere la legge sull'aborto è una cretinata grande quanto una casa».


    

 

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