ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su La Padania (Sezione: Pag. ) |
martedì 7 giugno 2005 |
«Non manomettere la vita che nasce»
Roma - Sulla fecondazione assistita non passa inosservata la presa di posizione di Papa Benedetto XVI che ieri, nella basilica di San Giovanni, a Roma per aprire il convegno diocesano sulla famiglia, ha tuonato contro chi «manomette la vita che nasce». Ai tanti che gremivano la chiesa, Joseph Ratzinger, accolto dal cardinale vicario, Camillo Ruini, ha detto che è contrario «all'amore umano, alla vocazione profonda dell’uomo e della donna» pensare di non avere figli «e ancora più sopprimere o manomettere la vita che nasce». Ratzinger ha detto che «nell’uomo e nella donna la paternità e la maternità, come il corpo e come l'amore, non si lasciano circoscrivere nel biologico: la vita viene data interamente solo quando con la nascita vengono dati anche l'amore e il senso che rendono possibile dire sì a questa vita». «Proprio da qui - ha aggiunto - diventa del tutto chiaro quanto sia contrario all'amore umano, alla vocazione profonda dell'uomo e della donna, chiudere sistematicamente la propria unione al dono della vita, e ancora più sopprimere o manomettere la vita che nasce». Quindi l’attacco alle coppie di fatto, etero o gay, che «rappresentano forme odierne di dissoluzione del matrimonio». Unioni libere tra uomo e donna così come gli «pseudo matrimoni» tra omosessuali, «espressione di libertà anarchica che si fa passare a torto per vera liberalizzazione dell’uomo». Ma che invece non sono altro che forme «che scacciano Dio dall’uomo», sviliscono l’amore umano, sopprimono l’autentica capacità di amare nel nostro tempo. «Una tale pseudo libertà - ha detto il Papa parlando da San Giovanni - si fonda su una banalizzazione del corpo che inevitabilmente include la banalizzazione dell’uomo». Benedetto XVI ha poi rivolto il suo «grazie cordiale» alle famiglie cristiane per il loro «impegno» che mettono nel «cercare di superare il relativismo» con la testimonianza «specialmente per riaffermare l'intangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale». Il Papa ha così ribadito «il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio» e la necessità di provvedimenti legislativi e amministrativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli, compito essenziale per il nostro comune futuro». Ma ieri a non passare inosservato è stata anche l’unione” tra il ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, e il segretario dei Ds Piero Fassino con quest’ultimo pronto a condividere la preoccupazione lanciata dal ministro sul fatto che se il referendum sulla fecondazione assistita fosse sconfitto vi sarebbe il rischio di una successiva modifica della legge 194 sull’aborto. «Condivido l’allarme della Prestigiacomo», ha detto Fassino nel corso di una conferenza stampa in cui ha spiegato le ragioni del “si” al referendum sulla fecondazione. «E’ significativo - ha aggiunto - che su questo chi è favorevole al “no” o chi è favorevole all’astensione, interrogato in merito, dia sempre risposte sfuggenti». Per tale ragione il segretario dei Ds ha chiesto che chi è contro il referendum dica esplicitamente che «la legge sull'aborto non è in discussione». «Noi chiediamo quattro “si” per la vita”, ha aggiunto Fassino, «perchè nascano più bambini, nelle migliori condizioni, per la maggiore sicurezza delle madri e perchè la scienza possa curare alcune gravissime malattie». Fassino ha quindi attaccato coloro i quali «in queste settimane hanno dato versioni caricaturali e ansiogene» del referendum. «E’ molto grave - ha spiegato - che si sia fatto credere che se vincono i “si” si aprirà la strada alla clonazione umana o alla fecondazione post-mortem. Sono divieti - ha aggiunto - che resteranno perchè non sottoposti a quesito referendario». Insomma, l’ultima settimana di campagna per i quattro referendum contro la legge 40 si apre all’insegna di toni che si fanno più aspri fra referendari e astensionisti, e del legame, sostenuto dalla Prestigiacomo e rilanciato da Fassino, fra questo voto e la legge sull’aborto. Un legame su cui piovono le critiche della Lega Nord.
«Ancora terrorismo psicologico e mistificazione: non si capisce grazie a quale scienza infusa il ministro Prestigiacomo e Fassino possano prevedere il futuro della legge sull’aborto». Ha affermato invece Francesca Martini, capogruppo per la Lega Nord in commissione Affari sociali della Camera, impegnata sul fronte dell’astensione sul referendum sulla fecondazione assistita. «Chi utilizza questi mezzucci per sostenere le ragioni del referendum - dice l’esponente del Carroccio - non fa altro che dire bugie lontane dalla realtà delle cose». «Come è stato già ribadito - prosegue la deputata leghista - non è in gioco il futuro della legge 194 che rappresenta un insieme di norme con obiettivi, finalità e contenuti completamente diversi dalla legge 40». «Il provvedimento sulla fecondazione assistita, proprio perchè è l’espressione di un forte desiderio di genitorialità assolutamente in contrasto con la 194 che ne esprime il rifiuto - conclude Martini - pone la questione della tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il nascituro che rappresenta l'obiettivo positivo della legge 40». Sulle affermazioni di Fassino ieri è intervenuto anche il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «Non avendo argomenti solidi per sostenere il confronto di merito sulla procreazione assistita, Fassino fa appello demagogicamente a quella parte di elettorato affezionata alla legge sull'aborto, così come i Radicali parlano della presunta ingerenza della Chiesa per fare leva sull'anticlericalismo sempre presente in una parte dell’elettorato. Siccome i sostenitori del sì non possono negare senza grave imbarazzo i diritti dell’uomo allo stato embrionale, messi alle strette cercano di uscire dall’angolo con argomentazioni del tipo “se è così allora si dovrebbe rivedere la 194”: agganciandosi alle esternazioni di una ministra per la quale solo il concepito non ha pari opportunità». «In questo modo - ha sottolineato l’esponente di An- saltano a piè pari il confronto di merito e fanno appello alla piazza. Specie dopo le chiare e laiche prese di posizione di Rutelli e della Fallaci, al leader Ds - ha spiegato Mantovano - spetta il compito gravoso di riesumare vecchi slogan dai ripostigli polverosi del Sessantotto, al fine di racimolare il quorum».
|
vedi i precedenti interventi |