ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su QN/Il Giorno La Nazione Il Resto del Carlino (Sezione: Pag. ) |
Domenica 10 novembre 2002 |
di Cristina Corbetta
In porto una domanda su tre
L'immigrato resta clandestino
MILANO — Ormai è questione di poche ore: domani, 11 novembre, scade il termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione degli extracomunitari, e da quel momento anche in Lombardia si potranno tirare le somme: si conteranno i regolari, ma si potrà anche fare una stima dei clandestini, visto che in tutte le province il numero dei Kit ritirati alle Poste è molto superiore alle richieste effettivamente spedite, dunque migliaia di extracee resteranno al di fuori della legalità. I numeri, provincia per provincia, non sono ancora definitivi: a Como, ad esempio, i dati aggiornati al 7 novembre indicano 2701 domande di regolarizzazione per lavoratori subordinati e 1770 per badanti-colf. La vicina Lecco registra valori rispettivamente di 1107 e 688 unità, quasi nulla rispetto ai numeri di Brescia, dove sono state presentate 14500 domande di lavoratori subordinati e 3500 di badanti. La percentuale di domande presentate rispetto ai kit ritirati è comunque simile in tutte le province e si attesta in media sul 40%: in pratica, su tre moduli ritirati, poco più di una domanda presentata. Agli sportelli Caritas della Lombardia (aperti a Milano, Lecco e Varese) confermano che in diversi casi l'iter della regolarizzazione non è nemmeno iniziato: «Molti immigrati si sono presentati senza il requisito indispensabile per avviare l'istruttoria. Tra i datori di lavoro c'è ancora confusione sulla questione delle «garanzie» in merito all'alloggio dei dipendenti. E per finire, è arrivata la circolare del sottosegretario Mantovano (An), con le polemiche che sono seguite, che non ha certo contribuito a fare chiarezza». Molti i contenziosi: ancor prima che uscisse la circolare Mantovano (che prevede un permesso di 6 mesi per gli immigrati che aprono una vertenza contro il datore di lavoro che si rifiuta di metterli in regola) la Cisl lombarda aveva avviato 300 procedure legali nei confronti di altrettanti datori di lavoro; oggetto del contendere, il rifiuto di regolarizzare i clandestini. «Invece di essere regolarizzati - spiega Maria Grazia Fabrizio, segretario generale della Cisl milanese - gli extracee vengono rispediti a casa. Un caso recentissimo è quello di un imprendtore edile di Rho, in provincia di Milano, obbligato da un'ordinanza del tribunale datata 22 ottobre 2002 a mettere in regola un manovale bulgaro che lavorava da due anni nella sua azienda». E sul fronte contenziosi l'ultimo dato del sindacato denuncia un boom di vertenze in atto: più di mille dalla Cgil e circa 800 dalla Cisl. Le associazioni lombarde che seguono gli immigrati raccontano numerose storie di ricatti: licenziamenti, riduzioni dello stipendio per «ammortizzare» il costo della regolarizzazione per il datore di lavoro (800 euro per i lavoratori dipendenti, 290 per colf e badanti), rifiuto di pagare più di 439 euro di contributi, minimo previsto per rendere possibile la regolarizzazione di un lavoratore part time. Ci sono state «sorprese», però, anche per i datori di lavoro, che in qualche caso hanno scoperto di aver assunto anche 3 o 4 lavoratori clandestini a loro insaputa, con permessi di soggiorno falsi. E mentre si tirano le somme sulla sanatoria, da Bergamo arriva un'altra notizia preoccupante: delle 11.500 domande presentate, ne sarebbero arrivate in Prefettura fino ad oggi solo 200.
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