g. ru.
Mantovano: Ankara ci aiuti o non entrerà in Europa
«Bisogna bloccarli prima»
ROMA
Più che alla decisione di impiegare la marina militare contro gli immigrati clandestini, il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, An, invita a guardare a un´altra iniziativa del governo presa nello stesso giorno: «E´ molto significativo - sottolinea il sottosegretario - che il presidente Berlusconi, in qualità di ministro ad interim degli Esteri, abbia convocato l´ambasciatore turco alla Farnesina».
Perché questa convocazione assume tanta importanza? «Perché l´impiego delle unità navali è finalizzato a un intervento a valle del fenomeno, e cioè al controllo delle nostre acque territoriali, sapendo bene che si tratterà di una iniziativa che soffrirà di mille limiti e condizionamenti derivanti dalle condizioni del mare e delle navi con i loro carichi di clandestini. Trovo più significativo e incisivo, invece, intervenire a monte del problema, per impedire che il carico di vite umane parta, salpi dalle coste e dai porti della Turchia».
Sottosegretario, le indiscrezioni raccontano che a palazzo Chigi, i ministri leghisti Bossi e Castelli avrebbero chiesto un «gesto forte e simbolico contro l´invasione massiccia degli immigrati del nostro paese». E che il presidente Berlusconi e il vicepresidente Fini avrebbero invitato a «evitare catastrofismi». Nasce in questo clima l´annuncio dell´impiego della Marina militare? «Non ho partecipato al Consiglio dei ministri. Le posso dire che i due emendamenti erano già pronti da giorni. In sostanza, erano stati elaborati per consentire il miglior coordinamento tra le navi che svolgono, in acque territoriali e internazionali, attività di polizia e quelle da guerra. Le modalità di comando e operative saranno definite in un successivo decreto interministeriale».
L´opposizione denuncia l´"offensiva bellica" del governo contro gli immigrati. Cosa risponde? «Si tranquillizzi. Non sarà prevista la possibilità di cannoneggiare le carrette del mare. Si tratta, invece, di applicare convenzioni internazionali già esistenti: penso a quella di Montego Bay, per esempio, in base alla quale l´attività in acque internazionali consente al mezzo di soccorso di trainare la nave in avaria non in un porto italiano, per esempio, ma in quello più vicino».
Un´altra preoccupazione è che si possa ripetere la tragedia del "Kater I Rades", la nave albanese colata a picco il Venerdì Santo del `97 durante un inseguimento di una corvetta italiana.
«Quell´esperienza insegna che le attività di contrasto in mare vanno fatte con imbarcazioni di stazza adeguate. Ecco perché si rende necessario il coordinamento tra tutte le forze di polizia e della Marina che dispongono di mezzi navali. Quello che accade nel Canale d´Otranto non succede nel Mediterraneo. Gli scafisti vanno contrastati con certi mezzi, le navi che arrivano dalla Turchia con altri».
La domanda alla quale non è stata data ancora risposta è la seguente: quali regole d´ingaggio saranno stabilite per le navi della Marina?
«Ripeto: non sarà previsto il cannoneggiamento delle navi».
Torniamo al problema della Turchia, paese con il quale non si è riusciti ancora a firmare un accordo di riammissione. «La Turchia è uno dei 12 paesi candidati ad entrare nella Unione Europea. Non vedo perché non si debba vincolare Ankara a un´efficace collaborazione internazionale se vuole entrare in Europa».
La priorità è la Turchia, ma non c´è anche un problema con l´Egitto? «Sì. Già oggi è un punto assai sensibile. Può diventarlo ancora di più nelle prossime settimane, vista l´evoluzione dell´offensiva antiterrorismo in Afghanistan».
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