ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su
GAZZETTA DEL SUD (Sezione: Pag. ) |
Venerdì 20 Settembre 2002 |
Stelio Zaccaria porto empedocle /Il mare ha restituito altri sette cadaveri, ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi ancora Tragedia senza fine: 34 morti
AGRIGENTO – Si aggrava sempre più il bilancio della tragedia che si è consumata la notte di sabato scorso nelle acque antistanti Capo Rossello. Continua senza sosta il macabro rinvenimento delle salme restituite dal mare. Fino a ieri sera, ma il bilancio a questo punto pare sia destinato ad aggravarsi, era di altri sette corpi straziati, recuperati dal nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Catania. Uno stillicidio senza fine che, di ora in ora, assume i connotati di una tragedia senza precedenti , almeno sulle coste siciliane. Con i sette cadaveri rinvenuti ieri tra mattina e pomeriggio, sale a trentaquattro il bilancio ancora provvisorio delle vittime. I primi due corpi sono stati individuati e recuperati in mattinata ancora nel tratto di mare antistante Capo Rossello. Un'operazione alla quale assistono decine di persone sgomente. C'è rabbia e paura davanti al mare della morte: rabbia per l'impotenza davanti ad una tragedia che sembra non avere fine, paura anche di fare il bagno o di pescare. «Sono ancora sotto choc – spiega un pensionato palermitano – non riesco a nuotare in un mare dove ho visto galleggiare dei morti, e dove temo possano essercene ancora». Sulla stessa lunghezza d'onda una giovane donna che blocca il figlio, intenzionato a fare il bagno. «Gioca pure sulla sabbia ma – ammonisce – non scendere in acqua». Gli altri cinque sono riemersi invece a più di dieci chilometri di distanza, nelle acque di Siculiana e precisamente nello specchio di mare antistante la riserva naturale di Torre Salsa. Le cinque salme sono state agganciate mentre il mare era in burrasca ed immediatamente spinte dai vigili sommozzatori fino a riva, dove sono state adagiate in attesa di essere trasportate su alcuni fuoristrada fino al punto dove erano parcheggiati i carri funebri. Il dato più agghiacciante in tutta questa vicenda che tanti ritenevano già archiviata, è che il mare quasi certamente restituirà altri corpi anche oggi. Le ricerche riprenderanno infatti stamattina, con un raggio d'azione decisamente più vasto, visto il peggioramento delle condizioni del mare, sferzato da un forte vento di scirocco. Si pensa che cadaveri potrebbero trovarsene ancora fino a Sciacca se non addirittura a Trapani. E potrebbero essere ancora tanti visto che i clandestini continuano a ripetere che a bordo dello «Sfax» al momento del naufragio c'erano 150 persone e finora tra vivi e morti ne sono stati trovati solo 126. Intanto ieri, alla presenza di quattro sopravvissuti si sono celebrati a Canicattì i funerali delle prime dodici vittime. Sono quelle che saranno sepolte nel locale cimitero senza un nome d'identificazione. Una sola lettera sulla pietra, con la data e il luogo della morte. Ai protagonisti della tragedia arrivano le parole di conforto di don Vincenzo Restivo, arciprete della Chiesa madre di Canicattì, che invita tutti «ad avere speranza» e la comunità «ad aiutare chi era venuto in cerca di pane e lavoro ed ha trovato la morte». Il sacerdote sollecita «silenzio e riflessione» davanti a «una morte che grida e provoca». Sl fronted elle indagini, il gip di Agrigento, Roberto Pilla, ha convalidato il fermo dei due immigrati – l'egiziano Hasameldin Ramadam Kanis Aly, 24 anni, e il liberiano Sloba Tabi Mtumwa, 36 anni – accusati di essere stati gli scafisti dell'imbarcazione naufragata. A margine della tragedia si registra la nomina a commendatore fatta dal presidente della Repubblica Ciampi e la proposta di una onorificenza fatta dal ministro dell'Interno Pisanu per il vicequestore vicario Michele Moretti che la notte della tragedia si è buttato in mare per portare, a nuoto, aiuto ai naufraghi. Ma nel frattempo a Lampedusa il flusso di sbarchi non ha segnato nemmeno un giorno di sosta. Ieri mattina sono giunti a Lampedusa 78 iracheni, subito trasferiti in altri centri di accoglienza del Sud Italia, mentre in serata sono stati avvistati a circa trenta miglia dalla costa lampedusana altri 42 immigrati la cui nazionalità è ancora sconosciuta. L'allarme è partito dal motopesca “Artemide” di Mazara del Vallo che ha subbito allertato la Capitaneria di Porto. Da Lampedusa sono partite due motovedette per andare incontro e scortare l'imbarcazione fino alle Pelagie. «Nessun terrorista» . Le indagini avviate dalla Questura di Agrigento «tendono ad escludere al momento che a bordo dell'imbarcazione fossero presenti tra i clandestini anche militanti di gruppi terroristici». Lo ha detto il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. E non risulta alcun collegamento fra le cosche mafiose siciliane e le organizzazioni che gestiscono il racket dei clandestini: è quanto emerso a conclusione del vertice in questura a Palermo, presieduto dal direttore del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, Francesco Gratteri.
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