ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su L'UNIONE SARDA
(Sezione: POLITICA      Pag.     )
Venerdì 5 novembre 2004

 

Il feroce boss, pentito di mafia ritornato in cella, ha chiesto di cambiare cognome

 

 

 Ora Brusca vuole diventare il signor Rossi


 

Roma Vuole rompere con il passato, da mafioso e assassino, e quindi cambiare nome e cognome. Giovanni Brusca, il killer di Capaci, pentito da anni e collaboratore di giustizia, preferirebbe ora chiamarsi anonimamente signor Giovanni Rossi, o Bianchi. Questa la notizia riportata ieri dal quotidiano La Repubblica, mentre è giunta la prima smentita: nessuna istanza di questo tipo è giunta alla commissione centrale per la definizione ed applicazione delle speciali misure di protezione del Viminale. «Fino a ieri, data dell'ultima riunione della commissione - dichiara Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, che la presiede - non abbiamo ricevuto nessuna domanda in tal senso. Quando l'istanza sarà presentata verrà esaminata in base alla legge».

Si tratta di un'istruttoria complessa - spiega Mantovano - che tiene conto delle pendenze giudiziarie e dei precedenti penali. Inoltre, sottolinea il sottosegretario, «il cambiamento del nome viene preso in considerazione, di norma, quando sono esauriti i processi a carico del soggetto e in previsione della sua uscita dal carcere o della fine del programma di protezione». In dettaglio, è il ministro dell'Interno a emanare il decreto - di concerto con il Guardasigilli - che autorizza un collaboratore di giustizia a cambiare generalità.

A disporre il cambiamento è la Commissione centrale per la definizione ed applicazione delle speciali misure di protezione del Viminale, sempre e solo su richiesta dell'interessato. Il decreto di cambiamento di generalità (oltre al nome viene cambiato anche il luogo di nascita), rileva il Regolamento ministeriale sulle speciali misure di protezione previste per i collaboratori di giustizia e i testimoni, viene disposto «quando è necessario per garantire la sicurezza, la riservatezza ed il reinserimento sociale della persona ammessa allo speciale programma di protezione». Il registro riservato, l'unico documento a contenere le indicazioni sulla nuova e vecchia identità del soggetto, è custodito al Viminale. E per assicurare il massimo di riservatezza possibile non è accessibile neanche ai membri della Commissione.


    

 

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