ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA | Sabato 30 marzo 2002 |
Dino Martirano
E Ankara fa saltare il blocco di una carretta
ROMA - Linee roventi tra Roma e Ankara dopo l’ennesima incomprensione sull’immigrazione clandestina. Al Viminale, la notizia secondo la quale la massima autorità turca in materia, Mehmet Terzioglu, segnalava ben 15 «carrette del mare», in transito o transitate dal Canale di Suez con 15 mila immigrati a bordo, arriva poco prima delle 12. E getta lo scompiglio nel momento in cui molti funzionari sono in procinto di partire per il week end di Pasqua. Il prefetto Anna Maria D’Ascenzo, che guida la Direzione Immigrazione, richiama i suoi e stabilisce turni di reperibilità. Il prefetto Alessandro Pansa, il super poliziotto che ha anche la responsabilità delle frontiere, si chiude in un’interminabile riunione: dal suo studio contatta gli ufficiali di collegamento distaccati ad Ankara e cerca di raggiungere il collega Terzioglu per pregarlo di precisare che quelle cifre sono relative «alle navi individuate negli ultimi 60 giorni, che avevano a bordo al massimo 60-70 clandestini». Al sottosegretario Alfredo Mantovano, intanto, tocca il ruolo del pompiere: «Elementi specifici ancora non ce ne sono, è necessario che i Paesi amici collaborino». E così via fino alle 20 quando l’agenzia Ansa trasmette da Ankara la parziale retromarcia dell’alto funzionario turco: i dati forniti si riferiscono agli ultimi due-tre mesi e quindi non è dato sapere quale sia stato nel frattempo il destino di tutte le navi. In altre parole, le autorità di Ankara cercavano di fare bella figura: «Contrariamente a quanto alcuni pensano in Italia, la polizia turca sta facendo tutto il possibile». Parola di Terzioglu ma al Viminale si sono infuriati perché una notizia poi ridimensionata, quella delle 15 «carrette» in avvicinamento, ha fatto emergere una notizia vera che per alcuni giorni sarebbe dovuto rimanere riservata: la presenza a Porto Said della motonave «Lisa Star» con bandiera del Tonga, «ombreggiata» dalla Marina francese con un carico imprecisato di clandestini a bordo, non doveva essere pubblicizzata per non destare altri allarmi in Italia. Infatti la rotta della motonave «Monica», dalla quale 10 giorni fa sono sbarcati mille clandestini a Catania, era stata tenuta segreta per 12 giorni. E ieri, davanti a uno scenario fotocopia, tutto era predisposto per risolvere la questione in acque egiziane. Tant’è che due giorni fa la nostra ambasciata aveva avviato colloqui con le autorità del Cairo per tentare di organizzare un «blocco» a Suez contro le «carrette del mare».
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