ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su L'Arena (quotidiano di Verona) | Giovedì 18 aprile 2002 |
Pedofilia sul web, cento indagati Roma. Mesi sotto copertura; mesi a fingersi interessati alle immagini che quella comunità virtuale si scambiava su Internet, e qualche volta costretti perfino a leggere - in chat - i suggerimenti («assolutamente sensati», commentano i poliziotti) che gli utenti «veri» fornivano agli altri per evitare di finire nelle maglie della polizia postale: ovvero esattamente di quegli agenti che stavano tenendo d’occhio proprio loro. Nasce da tre indagini originariamente distinte - partite l’una a Torino, l’altra a Trento, la terza a Potenza - l’operazione che, sul territorio di venti regioni, ha condotto gli agenti a denunciare cento persone per scambio di immagini pedo-pornografiche, a perquisire centinaia di abitazioni in tutto il Paese, a sequestrare oltre mille videocassette, 5.400 cd-rom e 120 personal computer. Nell’indagine, che ha coinvolto oltre cinquecento poliziotti della sezione diretta da Domenico Vulpiani, è stata monitorata l’attività della comunità virtuale «Atlantide», della chat «C6» e dei server di chat del circuito «Irc»: ne sono uscite immagini rubate negli spogliatoi delle palestre, oppure sulle spiagge; filmati girati in casa con ragazzini perlopiù d’età compresa fra i dieci e i tredici anni; foto di violenze, e anche registrazioni in cui ragazzi maggiorenni venivano vestiti e truccati di modo da sembrare più piccoli. Le cento persone indagate scambiavano le immagini tra loro, compiendo un reato che - punito dalle legge con un massimo di tre anni di reclusione - non prevede l’«automatismo» dell’arresto. Secondo la legge antipedofilia in vigore dal 1998, infatti, le manette scattano solo quando una persona diffonde materiale di questo genere a più soggetti. La maggior parte degli indagati (il 57 per cento) ha tra i venti e i trent’anni, ma alcuni di loro sono anche minorenni. «Sono rappresentate», commenta Vulpiani, «tutte le classi sociali e tutte le età, ma c’è comunque una prevalenza di studenti (27 persone)». Poi, tra i denunciati (il 62 per cento dei quali non è sposato), ci sono anche dodici disoccupati, dieci impiegati, otto operai, quattro pensionati, quattro periti informatici, due infermieri e un insegnante. Tutti, comunque, sono uomini, «un dato costante», dice il direttore della polizia postale, «di tutte le operazioni anti pedofilia». Solo una settimana fa, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano aveva fatto i numeri della battaglia che da ormai quattro anni la polizia postale conduce contro lo scambio di materiale pedo-pornografico: i siti web monitorati - aveva detto Mantovano - sono stati quasi quarantamila, le persone arrestate 73, 729 gli indagati, 621 le perquisizioni, 4.081 le segnalazioni agli organi investigativi. E per incentivare le forme di autodifesa, il ministro per l’innovazione Lucio Stanca ha annunciato che sul sito del dicastero (http://www.mininnovazione.it) saranno presto pubblicate tutte le istruzioni per facilitare la configurazione delle funzioni di protezione per i programmi di navigazione su Internet. Il ministero sta inoltre studiando - avverte Stanca - la possibilità di fornire gratuitamente sul suo sito web il software per la classificazione e il filtraggio dei contenuti della Rete.
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