ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su L'Arena (il giornale di Verona)
(Sezione:      Pag.   )
Sabato 3 Agosto 2002

di Fabiana Marcolini

Necessari la dichiarazione e 239 euro


C’è la «task force» per gli immigrati
Entro settembre uno «sportello unico» per regolarizzare presto chi ne ha diritto


 

Regola rizzazione dei cittadini extracomunitari: nasce la task force coordinata dalla Prefettura-Ufficio territoriale del Governo che in tempi brevi, anzi entro settembre, realizzerà lo sportello polifunzionale in grado di accogliere richieste e regolarizzare le posizioni, ovvero la stipula del contratto di lavoro e del permesso di soggiorno. Questo con lo scopo precipuo di eliminare il problema dell’impiego irregolare, del lavoro in nero. Un vertice in Prefettura, una riunione operativa fissata da tempo e che segue di 24 ore quella organizzata a Venezia tra i prefetti e i questori delle province del Veneto alla presenza anche del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano.

E al tavolo con il prefetto, dottor Francesco Giovannucci, ieri alle 10.30 oltre ai rappresentanti delle amministrazioni interessate alle procedure di regolarizzazione che, lo ricordiamo, sono Questura, Ufficio provinciale del lavoro, Poste italiane, Agenzia delle entrate e Inps, si sono seduti rappresentanti sindacali, delle associazioni e dei patronati. Ovvero tutti coloro che entreranno a far parte di un’organizzazione volta non solo a facilitare le procedure ma soprattutto a garantire la loro regolarità.

Una riunione accolta con estremo favore e che permetterà di creare altri interlocutori riconosciuti oltre a quelli istituzionali ovvero patronati, sindacati e consigli territoriali dell’immigrazione. Non solo, la previsione di un osservatorio permanente in grado di monitorare l’andamento in modo da poter intervenire in caso di problemi, è un’ipotesi non lontana dall’essere realizzata. E questo per contribuire a rendere reale la regolarizzazione ed evitare speculazioni di sorta. Una preoccupazione che trova fondamento nella necessità di garantire a chi verrà regolarizzato che non correrà il rischio di incappare in soggetti non autorizzati nè a rilasciare moduli nè tantomeno ad essere delegati.

«La riunione era già programmata», esordisce il prefetto, «in vista della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge di modifica della normativa in materia di immigrazione. Il decreto legge di attuazione prevede quindi una serie di procedure volte innanzitutto a sanare le posizioni di alcuni lavoratori e comunque a eliminare il sommerso. La necessità di affrontare il problema in maniera corretta, per evitare di creare disagi o di rendere complessi passaggi, sta alla base dell’incontro di oggi, al termine del quale è nata quella che io amo definire una task force . Mi rendo conto che il tempo è poco e dovremmo essere operativi a settembre, quando verrà emanato il decreto. Ma l’impegno è al massimo».

Un impegno notevole che passa attraverso cinque postazioni, che prevede la creazione di uno sportello polifunzionale, l’individuazione di un luogo unico per sveltire le pratiche ed evitare code e lungaggini, elementi che potrebbero in qualche modo «scoraggiare» le regolarizzazioni.

La presentazione della denuncia è obbligatoria entro due mesi dall’entrata in vigore della legge e sarà possibile regolarizzare uno straniero per famiglia nel caso di lavoratori che svolgono mansioni domestiche mentre non è previsto alcun limite per il numero di persone da adibire all’assistenza di familiari ammalati o con handicap. Per la legalizzazione degli altri lavoratori invece presumibilmente i termini saranno limitati a un mese dall’entrata in vigore della norma.

«Stiamo cercando di accelerare i tempi in maniera da essere pronti e operativi» conclude il dottor Giovannucci, «certo l’ideale sarebbe riunire in un unico punto gli sportelli dell’ufficio entrate, dell’ufficio del lavoro e dell’Inps, stiamo anche cercando la sede opportuna. Ma quello che mi premeva era comunque fissare gli aspetti fondamentali e la riunione di oggi ha soddisfatto questa esigenza», prosegue il dottor Giovannucci, «per carità, daremo notizia in forma ufficiale quando i moduli per la regolarizzazione saranno disponibili in Posta, questo per evitare confusione o, peggio, disagi.

Sarà comunque l’ufficio territoriale di Governo, anche attraverso la presenza di un terminalista delle Poste per la notifica della convocazione, a coordinare le varie operazioni». Una procedura non particolarmente complessa ma che necessariamente deve essere osservata pena l’inammissibilità della domanda.


l La domanda di regolarizzazione va presentata ad uno degli sportelli delle Poste distribuiti su tutta la provincia, pertanto non si deve andare - in prima fase- né in Prefettura né in Questura, oppure alla sede delle associazioni che saranno poi identificate e autorizzate alla distribuzione dei moduli.

l L’ufficio consegnerà il kit che conterrà il modulo per la dichiarazione di emersione o legalizzazione (sono due distinti a seconda si tratti di lavoro domestico o subordinato), il bollettino postale per il versamento del contributo forfettario indicato dalla legge (239 euro a cui si aggiungono 40 euro a carico del datore di lavoro), la busta prestampata dove inserire la documentazione e gli allegati e infine la cedola dell’assicurata con l’indicazione del datore di lavoro e del lavoratore.
l Una volta compilata la dichiarazione, fatte le due copie (una per il datore di lavoro e una per il lavoratore) e pagato il contributo forfettario la documentazione viene consegnata in busta chiusa alle Poste. A questo punto viene consegnata la ricevuta di avvenuto pagamento che comprende anche gli estremi anagrafici di chi ha versato la quota di regolarizzazione e certifica la posizione di «semiregolare» in attesa della regolarizzazione definitiva (per cui in questa fase l’extracomunitario non può essere espulso).
l Nel caso di regolarizzazione di badanti o colf il versamento può essere effettuato da chiunque abbia una delega dagli interessati.
l Le domande perverranno all’ufficio specifico delle Poste che le smisterà mentre la prefettura, dopo aver predisposto un’agenda di appuntamenti per le pratiche per cui esista il nulla osta della Questura, notificherà la convocazione all’interessato (il datore di lavoro) con indicazione del giorno, luogo e ora dell’appuntamento per la definizione di quello che viene chiamato contratto di lavoro.
l Entrambi si recheranno allo sportello polifunzionale per gli altri adempimenti portando documenti personali e quelli eventualmente richiesti. Dopo i controlli previsti verrà rilasciato il permesso di soggiorno.

Quanti sono, come vivono, dove lavorano. Il censimento degli extracomunitari presenti nella nostra città alla fine dello scorso anno ne aveva rilevati oltre 12 mila, più di 30 mila in tutta la provincia. E che il numero delle famiglie sia aumentato rispetto al passato, quando arrivavano soprattutto gli uomini che lavoravano come stagionali, è un dato desumibile dai servizi e dal proliferare di negozi e locali etnici. Ma anche dalla carenza di alloggi: infatti resta la casa il problema principale ancora irrisolto per chi lavora e vive ormai stabilmente a Verona. Quattro le etnie maggiormente rappresentate e, stando ai dati dell’ufficio statistica del Comune sulla base di rilevazioni del 2000, i più numerosi sono i cittadini dello Sri Lanka (1.745), seguiti dai nigeriani (1.331), dai ghanesi (1.193) e dai marocchini (1.183). Numericamente (e si tratta di persone regolarmente in Italia o comunque che sono state identificate) il divario dei primi quattro con rumeni, jugoslavi, albanesi, cinesi e tunisini è consistente: e si passa 714 presenze nel primo caso per terminare con 433 cittadini della Tunisia.

Poi i numeri si assomigliano relativamente agli altri stranieri per cui si va dai 229 senegalesi ai 223 brasiliani, il numero di bosniaci e croati è equivalente (212) e comunque rispetto al passato, al 1999 per l’esattezza, ai significativi aumenti delle presenze di tutti si rileva un calo consistente di polacchi (- 10%).

Nell’intera provincia di Verona risultano occupati circa 20 mila stranieri sugli oltre 30 mila presenti con differenziazioni «specifiche» per quel che riguarda l’occupazione. Così ad esempio cingalesi e domenicani lavorano soprattutto in ristoranti, alberghi e assistenza domiciliare e sociale, mentre gli africani anglofoni (ghanesi e nigeriani) si dividono tra concerie, fonderie e marmo. I magrebini forniscono manodopera in agricoltura e in cooperative ma soprattutto tra loro esiste e resiste l’abitudine di lavorare in campagna in stagione per fare ritorno in patria durante l’inverno. Un fenomeno diverso rispetto al passato è rappresentato dal fatto che è frequente che gli immigrati diventino imprenditori. Un fenomeno che riguarda soprattutto chi arriva nel nostro Paese già con una formazione lavorativa.


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