ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Avvenire
(Sezione:  Oggi Italia       Pag.     )
Venerdi 27 maggio 2005

Da Roma Danilo Paolini

 

  

 Turismo procreatico? «Notizie infondate»

Alla Camera Giovanardi ha negato che sia in aumento il numero delle coppie italiane decise a rivolgersi all'estero per la fecondazione assistita. La legge 40, secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, va difesa soltanto con l'astensione


 

Non è vero che dopo l'approvazione della legge 40 è aumentato il cosiddetto "turismo procreativo" da parte di coppie italiane, ovvero la fecondazione assistita all'estero. A smentire la notizia apparsa su alcuni giornali è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, rispondendo durante il question time di ieri alla Camera a un'interrogazione del capogruppo dell'Udc Luca Volontè. Questi ha chiesto chiarimenti proprio sulle indiscrezioni secondo cui, a causa degli scarsi successi ottenuti nel campo della fecondazione assistita, sarebbero triplicati i cittadini che si sono rivolti a centri specializzati stranieri.

«Notizie infondate», ha risposto Giovanardi, che ha citato i soli dati affidabili a riguardo, quelli della "Società italiana della riproduzione" in base ai quali non si è verificata «alcuna diminuzione statisticamente rilevante, da un anno a questa parte, della probabilità di successo delle tecniche di procreazione assistita». Le cifre: prima e dopo l'approvazione della legge 40 si è registrata - ha comunicato il ministro - «una percentuale di gravidanza per ciclo di prelievo ovocitario rispettivamente del 27 e del 24%» mentre «la percentuale di gravidanze per ciclo di trasferimento embrionale è risultata prima e dopo del 30,5 e del 27,2%». E il discorso vale per tutti i centri osservati: Bari, Bologna, Genova, Milano, Palermo I e II e Roma. Probabilmente, ha quindi osservato Giovanardi, «qualche viaggio all'estero è stato determinato dalla cattiva informazione che viene data in merito alla legge». Una legge che secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento va difesa e può essere difesa soltanto «convincendo gli elettori a disertare le urne il 12 e 13 giugno».

Non è una questione di schieramenti politico-idelogici bensì di valori, gli ha fatto eco il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, componente del Comitato "Scienza & vita", sottolineando come in tutto il mondo numerosi «gruppi no global e associazioni femministe si pongano il problema dei rischi connessi alla fecondazione artificiale». Ma queste prese di posizione - ha aggiunto Mantovano - sono «accuratamente messe sotto silenzio in Italia da Ds, Radicali e ampi settori dei mass media». Il fronte del "sì", insomma, che ora ha trovato un nuovo cavallo su cui puntare: l'"intoccabile" legge 194. È stato sufficiente che Maurizio Gasparri si dicesse favorevole a rivedere la normativa sull'aborto per far scattare l'allarme.

E a niente è servito che il ministro della Salute Francesco Storace abbia escluso collegamenti con il referendum del 12 giugno. «Giù la maschera, il vero obiettivo degli astensionisti è la 194», hanno gridato praticamente in coro il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, i diessini Lanfranco Turci e Barbara Pollastrini, la radicale Emma Bonino, la verde Luana Zanella, Chiara Moroni del Nuovo Psi. In realtà «è la solita manovra per depistare e spostare il fulcro del dibattito - ha rilevato Luisa Santolini del "Comitato Scienza & vita" - . Noi discutiamo della legge 40 e dei suoi meriti nei confronti della donna e del concepito, loro (i referendari) vogliono vendere l'appuntamento del 12 giugno come la difesa della legge 194. Che non si fonda sulla negazione dell'umanità del concepito, quanto piuttosto sullo stato di necessità per cui, dinanzi a difficoltà della madre nel portare avanti una gravidanza e in una situazione di conflitto fra i diritti del figlio e quelli della madre, prevalgono questi ultimi». Che poi la legge 194 sia stata «in parte tradita» nel suo spirito - come ha ricordato il sottosegretario agli Affari sociali Maria Grazia Sestini - è un discorso differente.

Un altro versante sul quale insistono i fautori del referendum è quello della pretesa carenza d'informazione sull'argomento. Si associa la commissione Pari opportunità della Federazione della stampa e il segretario generale dello stesso sindacato dei giornalisti Paolo Serventi Longhi, secondo il quale la Rai informerebbe troppo poco sui quattro quesiti referendari. I radicali hanno addirittura annunciato che denunceranno i vertici di viale Mazzini alla magistratura ordinaria. Ma il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi ha ricordato che «esistono appositi spazi nel palinsesto Rai per i referendum del 12 e 13 giugno».


    

 

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