ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Avvenire (Sezione: Oggi Italia Pag. ) |
Sabato 04 giugno 2005 |
(r.r.)
Ma nella Margherita restano i dubbi
Da Roma Un avversario «coerente», un alleato «che sbaglia». Così si può riassumere gran parte dei commenti, registrati rispettivamente nel centrodestra e nel centrosinistra, dopo l'annuncio di Francesco Rutelli per il non voto ai referendum. Ma le dichiarazioni del presidente della Margherita hanno provocato anche qualche mal di pancia interno allo stesso partito, malgrado Rutelli abbia precisato di parlare a titolo personale. La prodiana Rosy Bindi, per esempio, dubita: «C'è da chiedersi se il presidente di un partito che sulla questione fecondazione e referendum ha scelto la strada del pluralismo possa permettersi posizioni personali». Ma, restando sotto i petali della Margherita, Lamberto Dini ci tiene proprio a precisare che «sono opinioni» e che Rutelli, sul referendum, la pensa diversamente anche dalla moglie. I più critici con l'ex-candidato premier dell'Ulivo, tuttavia, si trovano negli altri partiti della coalizione di centrosinistra. È vero che il segretario dei Ds Piero Fassino, favorevole al "sì", si limita a giudicare la sua posizione «lecita e legittima». Ma è altrettanto vero che, nella stessa Quercia, Barbara Pollastrini accusa il leader di Dl di essere «rinunciatario» e di «rifiutare il dialogo». E per l'occasione Fausto Bertinotti di Rifondazione comunista sembra rispolverare il lessico di qualche anno fa, attribuendo a Rutelli «un errore politico molto grave» ovvero la scelta «di militare sulla frontiera più oltranzista». Con altri termini, lo stesso concetto viene espresso anche dal presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. E il socialista dello Sdi Enrico Boselli è inusualmente drastico: «Rutelli esprime una posizione in netto contrasto con la modernizzazione civile». Di diverso tenore, come detto, le reazioni della maggioranza. In tanti, da D'Onofrio e Volontè dell'Udc a Mantovano e Pedrizzi di Alleanza nazionale, apprezzano la decisione di Rutelli e la considerano «coerente» con il voto espresso in Parlamento al momento dell'approvazione della legge 40. Favorevole anche il giudizio di Maurizio Lupi di Forza Italia: «Francesco Rutelli ha dato dimostrazione di grande lealtà intellettuale, spero ora che anche il presidente Silvio Berlusconi decida di dire agli italiani che cosa farà il 12 giugno». Il coordinatore "azzurro" Sandro Bondi auspica addirittura che la notizia «apra prospettive politiche nuove e inusitate», ovvero la possibilità di intese tra la Margherita (o almeno una parte di essa) e la CdL. Ma non manca, anche a destra, chi bolla di opportunismo il numero uno della Margherita. È il caso del ministro leghista Roberto Calderoli, convinto che «chi è veramente interessato a non far raggiungere il quorum avrebbe dovuto dirlo prima». Mentre Adolfo Urso di An riconosce all'annuncio di Rutelli soprattutto il merito di avere reso «ancora più palese e visibile la lacerazione in atto nel centrosinistra». (r.r.)
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