ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avvenire
(Sezione: Oggi Italia       Pag.     )
Venerdi 16 dicembre 2005

Da Roma Giorgio D'Aquino

 

 Ciampi: serve più coesione sociale, motore di progresso

«Raccordo istituzionale e affermazione del principio di legalità» sono i cardini su cui fare leva, ha detto il capo dello Stato in occasione dei 25 anni della Scuola superiore dell'Amministrazione civile


 

In Italia, secondo Carlo Azeglio Ciampi, occorre oggi «una più forte coesione sociale, che è fattore di stabilità e motore di progresso economico e costituisce essa stessa il risultato di un processo in continua evoluzione, che va quotidianamente sostenuto con un'intensa attività di raccordo istituzionale e con la puntale affermazione del principio di legalità». L'occasione per questo nuovo appello a "fare squadra" lanciato dal Presidente della Repubblica sono stati i 25 anni della Scuola superiore dell'Amministrazione civile, che hanno visto riuniti al Quirinale i prefetti italiani, definiti da Ciampi nel suo saluto i garanti della «leale cooperazione tra i poteri pubblici che operano nel territorio.» All'incontro erano presenti il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu e i suoi sottosegretari, Antonio D'Alì, Alfredo Mantovano, Michele Saponaro e Giuseppe D'Alia.

Il capo dello Stato è comunque soddisfatto del grado attuale di coesione interna: «Nella sua storia, l'Italia - dice - non è mai stata così unita, nella cultura e nei sentimenti, come lo è oggi». L'Inno del Mameli e il tricolore, per Ciampi, sono appunto i simboli di questa unità «accolti ovunque con entusiasmo e commozione. Questi sentimenti - aggiunge - si traducono in un sincero e appassionato desiderio di progresso civile che è il vero motore dello sviluppo del Paese».

I prefetti sono antenne importanti per captare i segnali, anche di disagio, del territorio così da poter subito interpretare ansie e aspirazioni «È importante - dice in proposito - che voi sappiate cogliere tempestivamente i segnali di disagio anche nelle giovani generazioni, ovunque si manifestino, non di rado nelle zone periferiche delle grandi aree metropolitane, prima che si traducano in situazioni di crisi. In questo modo possono essere progressivamente ridotti gli spazi di sfruttamento da parte delle organizzazioni malavitose e di strumentalizzazioni da parte dei gruppi eversivi». I prefetti, secondo Ciampi, con la loro attività di coordinamento delle forze di polizia e le espressioni delle realtà locali contribuiscono a «realizzare un modello di sicurezza allargata e partecipata». Cade qui l'esempio dei giovani di Locri che il presidente cita: «Una partecipazione - sottolinea - che vede molto impegnati i giovani, quei giovani che recentemente sono scesi in piazza a Locri per gridare il loro sdegno contro tutte le mafie e invocare la piena affermazione della legalità. Proprio dall'atteggiamento dei giovani traggo motivo di ottimismo sul futuro dell'Italia». Il presidente ha infine ricordato che nel 2006 ricorrerà il 60° anniversario della Repubblica che merita di essere celebrato con particolare impegno, e ha invitato i prefetti a sviluppare «sul territorio in modo continuativo una pedagogia civile che avvicini sempre più i giovani ai valori della nostra Costituzione».

A sua volta, nel proprio messaggio di saluto, il ministro Pisanu ha ricordato come la Scuola superiore, pensata da Massimo Severo Giannini, sia stata venticinque anni fa, una delle risposte alla gravissima crisi che minacciava la Repubblica. Erano gli anni del terrorismo in cui si temette fortemente per l'unità e per le garanzie costituzionali. Questa unità è oggi manifestata alla figura prefettizia: «I prefetti e tutta l'amministrazione dell'Interno - assicura il ministro - sentono vivissimo il rapporto che li lega al presidente Ciampi in quanto garante dell'unità e dell'indivisibilità della nazione». Pisanu si è rivolto ai giovani, e in particolare ai 63 ammessi a partecipare all'ultimo corso della Scuola superiore: «In questo periodo - dice - potranno maturare il senso di appartenenza ad un corpo di grande tradizione e prestigio che da oltre duecento anni serve lo Stato, sviluppando un prezioso dialogo con i cittadini, le comunità e le istituzioni locali».


    

 

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