ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Avvenire (Sezione: Pag. ) |
Giovedi 17 febbraio 2005 |
Da Roma Pino Ciociola
Pronto il carcere per recuperare i tossicodipendenti
Farà discutere, ma l'idea alla fine potrebbe anche funzionare. Verrà inaugurato a marzo un carcere per il recupero di tossicodipendenti condannati a pene detentive che non permettono il loro assegnamento a comunità. Nascerà in Emilia Romagna e avrà caratteristiche particolari: ampi spazi all'aperto, attività socioculturali e strutture mediche che possano garantire il recupero dei detenuti. «L'idea - ha spiegato ieri Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento (durante un convegno organizzato dal Dipartimento nazionale per le politiche antidroga) - è togliere dal carcere i tossicodipendenti che hanno commesso reati incompatibili con il loro affidamento alle comunità. È evidente che chi è condannato per omicidio non può uscire dal carcere, ma non per questo si deve rinunciare all'idea di un suo recupero dalla tossicodipendenza». In qualche modo, allora - ha concluso - «saranno le comunità a entrare in carcere con progetti, in collaborazione con l'amministrazione penitenziaria, di recupero nel penitenziario». Capitolo nuova legge, poi. Ed è stato sempre il ministro a sottolineare che «bisogna trovare riscontro parlamentare al disegno di legge Fini sulle tossicodipendenze», perché c'è «il rischio che finisca la legislatura senza l'approvazione di una nuova normativa». E come per il fumo - ha continuato - bisogna «collegare l'uso delle sostanze ai riflessi che ha sugli altri, ad esempio se assumi e poi guidi metti a rischio gli altri. In questi casi vanno previste sanzioni amministrative». Dunque la legge Fini «deve trovare in aula il consenso necessario». Annotazione del responsabile per le politiche della famiglia di An, Riccardo Pedrizzi: «Chi è che, anche all'interno della stessa maggioranza, rema contro la legge Fini antidroga e antispaccio, in discussione presso le commissioni congiunte Sanità e Giustizia del Senato?». Anche il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, sempre al convegno di ieri, ha chiesto che il Parlamento metta subito mano a nuove iniziative legislative, sottolineando come resti «indispensabile sciogliere il nodo dell'inesistente distinzione tra droghe leggere e pesanti», e definendo «pilatesco ogni approccio al problema che percorra la strada della "riduzione del danno"». Fronte internazionale, poi. L'Italia resta principalmente Paese di transito (oltre che di consumo) per il commercio delle sostanze stupefacenti - ha raccontato Mantovano - sebbene mantenga «importanti basi in mano alle organizzazioni della criminalità organizzata». Attualmente è la Spagna il Paese, in Europa, dal quale transitano maggiormente le sostanze, mentre in Italia si registra una sostanziale flessione dei sequestri dovuta «ad una più incisiva opera di prevenzione». E 29mila sono state le denunce all'autorità giudiziaria per reati legati alla droga (con una diminuzione del 45% nei sequestri di sostanze cannabinoidi ed un incremento, invece, del 50% del sequestro di anfetamine). Quel che però preoccupa sempre più è la diffusione delle sostanze tra i minori. Basta una cifra: l'anno scorso sono stati oltre mille quelli denunciati per spaccio, il 6,5% in più dell'anno precedente. Una firma importante, infine, ieri pomeriggio: quella del memorandum di collaborazione firmato a Roma dal procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna e dal direttore dell'Unodc, l'ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, Antonio Maria Costa. Memorandum che prevede scambio di informazioni e pareri sia sui progressi fatti nel rispettivo ambito di lavoro e sia sui progetti di comune interesse, consultazioni sulle strategie da seguire e cooperazione tecnica tra le parti.
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