ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
Interventi sulla stampa |
Articolo pubblicato su Avvenire (Sezione: Oggi Italia Pag. ) |
Domenica 18 dicembre 2005 |
Da Roma Giovanni Grasso
Europa, riprenditi l'identità
Qual è la nostra identità? Perché dobbiamo difenderla? Come possiamo difenderla? Sono stati questi i tre interrogativi, posti dal presidente del Senato Marcello Pera, che hanno fatto da filo conduttore per un dibattito - organizzato da Magna Carta, la fondazione che fa capo allo stesso Pera - sul tema politico-culturale del momento: l'Occidente, le sue radici e i suoi valori, i rapporto con l'islam (e il terrorismo internazionale). Sul palco del teatro Valle, oltre al presidente del Senato, un cattolico, il sottosegretario di An Alfredo Mantovano, una ebrea, la giornalista del "La Stampa" Fiamma Nirenstein, un musulmano, l'editorialista del "Corriere della Sera" Magdi Allam. Uniti, tutti, dalla forte denuncia di un deficit identitario dell'Europa, che ha infiacchito i suoi valori, le sue radici, la sua cultura e che si traduce, a loro giudizio, anche in una pericolosa e gravissima sottovalutazione del pericolo che alla sicurezza del mondo intero è mosso dal fondamentalismo religioso islamico. Marcello Pera, che ha concluso i lavori della giornata di dibattito, ha ribadito che l'identità giudaico-cristiana, che si è formata storicamente e culturalmente sull'asse ideale Gerusalemme-Atene-Roma, ha di fatto permesso di «vivere oggi in regimi liberali e democratici». Ma questa identità forte e marcata può aprirsi, fino a convivere, con altre persone che di tradizione ne hanno un altra? La risposta, per il presidente del Senato, che ha citato in proposito anche le parole di una lettera che Benedetto XVI ha inviato mesi fa a Magna Carta, è la seguente: «L'identità giudaico-cristiana è un'identità specifica e universale. Specifica perché è qui e ora. Universale, perché riconoscendo che la dignità dell'uomo viene prima della legge degli Stati, allora questa nostra identità vale per tutto, dà ospitalità a tutti, mette gli stessi valori e gli stessi principi a disposizione di tutti». Da qui la necessità di una presa forte di posizione. Pera ha esemplicato: «Ho già detto che possiamo convivere con i cittadini di fede islamica»; ma i fondamentalisti islamici, che «non sono tutti gli islamici», non «vogliono convivere con noi». Anzi, «vogliono abbattere la nostra civiltà». E l'Europa, però, sembra non capirlo. Tanto che, ha affermato Pera, «ha così poca fede nella propria identità che considera il terrorismo come un fenomeno di reazione e di difesa contro il nostre supposto espansionismo e non invece un fenomeno di aggressione e di guerra alla nostra civiltà e perciò tratta i terroristi come guerriglieri e i nostri soldati come occupanti anziché come liberatori». E, venendo all'Iraq, Pera ha ricordato che «i nostri soldati non sono lì perché siamo imperialisti, ma perché siamo democratici e della democrazia vogliamo fare un bene per tutti». La risposta al terrorismo, ma anche all'integrazione degli islamici in Occidente, condotta sinora con metodi errati, per Marcello Pera, è nella difesa dell'identità, «affermando i nostri principi, sostenendo i nostri valori, rispettando la nostra tradizione, promuovendo la nostra civiltà». E questo la difesa dell'identità passa attraverso questioni etiche di grande rilevanza. Il presidente del Senato ha difeso la legge sulla fecondazione assistita («La vita di un embrione è strumento per soddisfare diritti e desideri degli adulti oppure vale in sé?») e ha salutato con soddisfazione il fallimento del referendum, criticando Prodi («Un "cattolico adulto" che inciampò sul risultato»). Ha definito il matrimonio eterosessuale una «istituzione naturale», che rispecchia «un ordine morale» che deve essere tutelato. Ha detto che la civiltà della legge sull'aborto «non consiste nell'aver introdotto un diritto ad abortire (che è e resta una soppressione di una persona), ma nell'aver posto un limite e un divieto all'aborto clandestino». Nel corso del dibattito, Mantovano ha tracciato uno stretto collegamento tra «la difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, e la determinazione nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica», nel senso che tra chi sostiene aborto e eutanasia «vi è una minore disponibilità a un contrasto più articolato, anche culturale». E il rispetto della vita, qualunque sia «l'età e la sua condizione, è l'antidoto più autentico rispetto a ogni tentazione totalitaria». Fiamma Nirenstein ha parlato a lungo dello Stato d'Israele, delle difficili condizioni di vita di un Paese costretto al terrore e alla paura: «Scheggia, avamposto democratico in quel Medio Oriente fatto di Stati totalitari e che negano i diritti dell'uomo», troppo a lungo corteggiati dai Paesi occidentali. Magdi Allam ha infine invitato il governo italiano a azzerare e ricostruire su nuove basi i rapporti con la comunità islamica in Italia: «Bisogna proclamare l'anno zero della presenza islamica» rimuovendo «tutto il marcio diffuso nel terreno circostante». Rifiutando che gli islamici nel nostro Paese possano fare riferimento a leggi e principi diversi da quelli imposti per legge a tutti i cittadini italiani.
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