ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Avvenire (Sezione: Primo Piano Pag. ) |
Mercoledi 20 ottobre 2004 |
(L.Liv.)
Asilo, il piatto piange
Di fatto è l'unica assistenza istituzionale ai richiedenti asilo, che attendono anche un anno e mezzo la definizione del loro status. Ma fatica a trovare fondi adeguati. È il Programma nazionale asilo (Pna), nato nel 2001 da un'intesa tra il ministero dell'Interno con l'Associazione comuni italiani (Anci) e l'Acnur. Più risorse, è la richiesta dei comuni, in attesa di una legge che non arriva e che deve colmare una lacuna che rende l'Italia unico paese dell'Ue senza una normativa in materia. L'analisi arriva al convegno a Roma dell'Anci «Un rifugio in comune». Il Pna dal 2001 ha dato accoglienza a 4.739 tra richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria temporanea (2.008 nel 2001, 924 nel 2002, 1.214 nel 2003, 593 a oggi). Beneficiari sono stati, in ordine decrescente, turchi (di etnia curda), kosovari, eritrei, iracheni, liberiani, somali, congolesi, sudanesi, afghani e macedoni. I fondi sono calati negli anni: nel 2001 per 6 mesi di attività 13,8 milioni di euro, nel 2002 solo 7, nel 2003 6 milioni, quest'anno 5. «Le risorse sono insufficienti - spiega Leonardo Domenici, presidente dell'Anci - servono nuove risorse per garantire la continuità dei servizi già erogati» dai 200 comuni del Pna, ora cresciuti di 31 amministrazioni. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano concorda: «È chiaro che non bastano». E si affida al regolamento attuativo della Bossi-Fini, che attende solo il via libera della Corte dei conti, per sbloccare gli enormi problemi burocratici. Ma denuncia anche che «tra chi chiede asilo oltre l'80% non si presenta quando è convocato. È un diffuso uso strumentale». No, replica il delegato Acnur in Italia Michele Manca di Nissa: «L'attesa minima di 18 mesi, durante la quale è vietato il lavoro, costringe molti a rivolgersi ad altri paesi».
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