ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avvenire
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Domenica 21 novembre 2004

Da Madrid Michela Coricelli

 

 Mirabelli: dai cristiani più protagonismo

L'ex presidente della Consulta: la fede non si può ridurre alla sfera privata, senza incidenza né rilievo sociale


 

Cattolici nella vita pubblica: nella società e nelle istituzioni. Ma come? Cesare Mirabelli, dell'università di Tor Vergata, ha toccato uno dei punti chiave del congresso spagnolo: l'esigenza della presenza pubblica cattolica, che si è manifestata in più occasioni, rispecchia un'istanza viva, profonda. «La fede non si può ridurre alla sfera intima e privata, senza incidenza né rilievo sociale».

Nell'aula magna dell'ateneo madrileno ieri sera si parlava di «Europa, comunità di valori e ordine giuridico»: il momento storico impone riflessioni impegnative. Un'Europa che non è solo spazio geografico o economico, «è qualcosa di più complesso e ampio dei suoi 25 membri. Impossibile dimenticare che l'idea europea che oggi ci è familiare - sottolinea Mirabelli - è nata dopo guerre e macerie». Ma «grazie alla preveggenza di politici cristiani come Adenauer, De Gasperi, Schuman, padri di quest'Europa», il continente si avviò verso una svolta. Questa grande cattedrale è una costruzione in fieri: il recente Trattato non è elemento di arrivo, ma di transito spiega l'ex presidente della Corte Costituzionale italiana. In questo lungo processo di formazione europea, in questa «dimensione dinamica in cui si procede gradualmente», il riferimento ai valori comuni (contenuti nel Trattato-Costituzione) non prescinde dalla sfera cristiana. Giustizia e solidarietà, dignità umana, uguaglianza, libertà, democrazia: analizzando i principi contenuti nell'articolo 2 della Carta europea «è impossibile non fare riferimento a un terreno e uno sviluppo culturale che deriva da una concezione cristiana». Ma il riferimento esplicito a quelle radici non c'è stato, le scelte sono state diverse. Eppure, quei valori sono recuperabili implicitamente all'interno del testo. Non solo: nel Trattato c'è un riferimento alla Chiesa e alle istituzioni religiose che «assicura la possibilità di dialogo aperto e trasparente con le istituzioni» dell'Unione. Il fatto religioso non viene limitato alla sfera delle libertà individuali: viene ribadita «la libertà istituzionale della Chiesa», il suo ruolo.

Ma bisogna passare «dalle idee alla concretezza, per assicurare una presenza cristiana viva nella società e nell'azione delle istituzioni». Un ruolo fondamentale è quello che giocano le associazioni laiche. «Serve un impegno strategico nella società», ha detto Mirabelli, ricordando l'importanza di questa presenza nell'ambito della comunicazione. Chi sono, dunque, i protagonisti di questo nuovo slancio? Tutte le istituzioni hanno la loro responsabilità. Un esempio eccellente: le università, laboratori di «cultura europea quando le istituzioni erano ancora frammentate». Oggi il frutto di questo spirito è il programma Erasmus, in passato fu il Collegio spagnolo a Bologna: cambiano la storia e le forme, restano i valori vivi. Ma attenzione, avverte il professore: «Il pluralismo non significa assenza di identità e valori». L'Europa che si costruisce poco a poco non deve rinunciare a guardarsi allo specchio. «Quando il laicismo assolutizza la propria posizione - unendosi al relativismo - diventa ideologico. Diventa una nuova confessionalità, anche se negativa». «Che fare?» domanda qualcuno in platea. «Chiedere ai laici di essere tolleranti», sorride Mirabelli.

Ieri mattina, alla sessione «Visione mediterranea d'Europa» ha partecipato anche il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. Parlando ad una tavola rotonda sull'immigrazione, ha ammesso che «la sfida principale è l'integrazione». «Oggi non c'è vertice dei ministri europei in cui non sia considerata come un punto importante dell'ordine del giorno». Ma, nonostante tutto, le decisioni si assumono ancora troppo lentamente.


    

 

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