ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Avvenire (Sezione: Agora Pag. ) |
Giovedi 29 aprile 2004 |
Da Roma Giovanni Grasso SOCIETÀ E CULTURA
Ha radici cristiane l'Europa di domani
Se «il buon Dio non avesse deciso di inventare la Francia» oggi nel preambolo del Trattato costituzionale dell'Unione europea, ci sarebbe con ogni probabilità il riferimento esplicito alle radici cristiane (o giudaico-cristiane) dell'Europa. La battuta, sagace quanto realistica, è di Giuliano Amato, uno degli esponenti politici italiani, reduci dai lavori della Convenzione europea, che sono stati chiamati dalla Pontificia università lateranense nella persona del suo rettore, monsignor Rino Fisichella, a fare il punto della situazione della "Costituzione" europea, in un convegno dedicato a «Laicità, federalismo e democrazia. I valori politici dell'Europa e le loro radici cristiane», che si è concluso ieri pomeriggio. Nella mattinata di ieri, dedicata appunto alle voci dei politici, l'argomento della mancata inclusione del riferimento alle radici cristiane ha fatto un po' da padrone negli interventi di Amato, del ministro per l'Europa Rocco Buttiglione (Udc), del segretario dell'Udc Marco Follini, del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano (An) e Valdo Spini (Ds), introdotti dal pro rettore della lateranense, monsignor Ignazio Sanna, che ha auspicato che la costruzione politica, sociale e culturale «non faccia la fine della cattedrale di Strasburgo, che ha un campanile incompiuto». E, con varie sfumature, tutti i relatori, hanno sottolineato la loro non contrarietà all'inserimento nella prossima costituzione europea dell'aggettivo «cristiano». Diverso invece il giudizio sul risultato di questa battaglia non andata in porto. Il ministro Buttiglione ha preso atto del no all'inserimento dell'esplicito riferimento al cristianesimo da parte di alcuni Stati europei, motivato da un appello alla laicità: ma, si è chiesto, «vorremmo capire se l'Europa si avvia verso un modello di laicità amichevole, come negli Stati Uniti, o se invece prevarrà una laicità ostile, tipo quella francese». La differenza, ha spiegato il ministro-filosofo non è e non sarà di poco conto. Per ché cambia radicalmente la prospettiva nei riguardi della religione e del ruolo dello Stato. Nel primo caso, c'è spazio per la collaborazione, per i valori, per la libertà delle istituzioni. Nel secondo, una malintesa forma di tolleranza, «per la quale l'unico valore è la non discriminazione», rischia persino di «cancellare l'identità» dei popoli e loro i valori, dando vita a forme di convivenza che si rivelerebbero «molto fragili». Giuliano Amato si è detto dispiaciuto per la mancanza del riferimento esplicito alle radici cristiane nel preambolo ma nella Carta «il riferimento c'è. Non si è voluto solo esplicitarlo». Ma, ha aggiunto, «la sostanza c'è», ricordando per esempio che è stata accolta nella bozza di trattato non solo la libertà religiosa individuale, ma anche quella collettiva; e che si stabiliscono collegamenti istituzionalizzati tra le Chiese e le istituzioni dell'Ue. «Finora l'Europa - ha detto - è stata prevalentemente un mercato unico. Ora con la carta dei diritti di Nizza e con il trattato entrano concetti come la pace, la solidarietà, i diritti umani e così via». Il passo è stato importante, dunque, i valori cristiani sono sottesi all'Europa: quindi, rincrescimento «per l'incredibile esclusione», ma anche bando «ai catastrofismi che non corrispondono alla situazione». Il segretario dell'Udc Marco Follini ha esordito dicendo che non è contestabile «il debito che l'Europa di ieri, di oggi e di domani ha e avrà con la tradizione cristiana»; ma ha aggiunto: «Da cattolico ho qualche dubbio se sia appropriato introdurre un riferimento esplicito al cristianesimo in un testo costituzionale. Ricordo che La Pira durante i lavori della Costituente era intenzionato a presentare un emendamento per introdurre nella Costituzione italiana l'invocazione "nel nome di Dio". E poi, di fronte al pericolo che l'assemblea si dividesse in due su un fatto religioso, che invece avrebbe dovuto unire, si fermò». Di «decisione ipocrita» ha parlato invece Alfredo Mantovano, ric orrendo a questa metafora: «È come se qualcuno godesse dell'ombra, dei frutti di un albero, facendo finta di non vedere le radici. L'Europa senza quelle radici non starebbe in piedi». Il sottosegretario ha ammonito anche a non cedere a forme di «relativismo» nell'apertura al dialogo con le altre culture e religioni. Valdo Spini, che è di religione valdese, ha invece sottolineato come nel trattato vengano recepite le richieste più importanti venute dall'importantissimo documento comune siglato dai cattolici, protestanti e ortodossi. E ha lanciato una provocazione: «Perché i cristiani invece di chiedere un bollo che certifichi il loro essere maggioranza in Europa non si battono per avere riconosciuta la libertà religiosa in altre parti del mondo?». Da questo punto di vista, il trattato potrebbe essere un buon viatico
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