ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Avvenire
(Sezione:  Oggi Italia       Pag.     )
Sabato 28 maggio 2005

Da Roma Danilo Paolini

 

  

 «La 194 non c'entra»

Forse a corto di argomenti, i referendari cercano di spostare l'attenzione su un altro tema, estraneo ai quesiti della consultazione


 

Ma la 194 non c'entra. Del resto, i quesiti referendari riguardano un'altra legge, la 40 sulla procreazione medicalmente assistita, non quella sull'aborto. Perciò l'affermazione sembrerebbe banale, scontata, perfino inutile. Se non fosse che da qualche giorno il fronte del "sì", forse a corto di altri argomenti, ha cominciato a martellare proprio su questo punto. È un coro a molte voci ma a una sola tonalità, al quale tuttavia replicano in tanti. Tra questi Gianni Alemanno, ministro per le Politiche agricole e leader dell'anima "sociale" di Alleanza nazionale, che proprio ieri ha aderito al comitato "Scienza & vita" e ha varato una nuova realtà per l'astensione: i "Militanti per la vita".

«Il collegamento tra la legge 40 e la 194 è un'illegittima estensione - ha osservato Alemanno -. Qui si sta solo rifiutando il tentativo di cancellare una normativa buona che è stata fatta e che potrà anche essere migliorata in Parlamento. Ma si parla solo di questa». È quanto hanno ripetuto altri esponenti di An intervenuti alla manifestazione sotto lo slogan Sulla vita non si vota. Tra loro il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, Teodoro Buontempo, Riccardo Pedrizzi, Giorgia Meloni di Azione Giovani.

«Ognuno agisce in libertà di coscienza e confido nel fatto che la maggior parte dell'ambiente della destra non parteciperà a questo referendum - ha sottolineato ancora Alemanno -. È importante che tutti agiscano con consapevolezza e che si dica che anche non votare è una scelta consapevole». Collegare invece la legge sulla procreazione assistita a quella sull'aborto non solo «è errato» - ha rilevato Buontempo - ma «dà una mano ai "sì"».

Almeno è ciò che sperano i fautori del referendum, dai radicali ad ampi settori della sinistra. Che tentano tutto il tentabile, come dimostra la spilla con il "sì" sul bavero della giacca del segretario dei Ds Piero Fassino. Ma anche i "fantasmi" (un drappello di persone con il classico lenzuolo bianco e i buchi per gli occhi) che i radicali hanno mandato ieri mattina in giro per il centro di Roma, a simboleggiare il preteso "oscuramento" mediatico della campagna referendaria. E poco importa se il loro argomento principale, come detto, non è più la legge interessata bensì un'altra. Per Giovanna Melandri (Ds) non c'è niente di strano, perché oltre ai quattro quesiti ce ne sarebbe «un quinto, quello che riguarda la possibilità di rimettere in discussione la 194». Così «dopo i quesiti ingannevoli dei referendum, ecco la campagna ingannevole - ha ribattuto il Comitato "Scienza & vita" con la presidente Paola Binetti -. Un ritornello che va avanti da giorni per spostare il dibattito dalla legge 40 alla 194. Ciò che è in gioco in questo momento è la tutela della difesa della vita attraverso la legge 40. Qui non è in discussione la 194, sulla quale a suo tempo è già stata fatta una scelta parlamentare».

Ironico sul tema Rocco Buttiglione (Udc), ministro dei Beni culturali favorevole all'astensione: «Chi vuole cambiare la legge sull'aborto è Emma Bonino», infatti a suo tempo «i radicali erano contrari alla 194 perché volevano che non fosse in alcun modo riconosciuto il diritto alla vita dell'embrione». Parole che la storica esponente radicale ha tentato di liquidare come «una marcia indietro imbarazzata e poco convincente del ministro Buttiglione».

Per la Bonino, insomma, la 194 sarebbe in pericolo. Mentre secondo il senatore a vita Giulio Andreotti il «vero pericolo» è «quello di ritornare al "Far west", alla mancanza totale di legislazione» in materia di fecondazione assistita. «Per questo motivo - ha proseguito Andreotti - il 12 giugno non mi recherò alle urne».


    

 

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