ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Avvenire | Venerdì 29 marzo 2002 |
Antonio Maria Mira
«Attenzione, ma senza allarmismi»
Roma Acqua sul fuoco, ma occhi comunque aperti. Rassicurano governo e inquirenti, dopo l'allarme Usa su un progetto di attentati in Italia durante le feste di Pasqua. «Abbiamo allertato tutti - afferma Silvio Berlusconi - ma dai nostri servizi e dalle nostre forze dell'ordine giungono segnali che inducono alla serenità. Non ci sembra che esistano motivi di preoccupazione al di fuori della situazione che già conosciamo». Comunque, aggiunge con prudenza, «sappiamo poi come queste cose procedono. Il ministro dell'Interno non ha la sfera di cristallo che dà risultati certi». Ma il responsabile del Viminale non è meno tranquillizzante. «Non esiste una minaccia specifica» dietro l'allarme lanciato dagli Usa assicura il ministro Claudio Scajola. «Esiste - precisa - un avvertimento di carattere confidenziale che ci ha spinto ad alzare la guardia. Ma non ci sono riscontri specifici». Comunque, mette le mani avanti il ministro, «viviamo in un periodo di terrorismo internazionale, quindi queste minacce vanno prese seriamente». In ogni caso, dice a sua volta il vice di Scajola, Alfredo Mantovano, «non c'è attualmente alcun riscontro, alcun fatto nuovo». E assicura: «Gli italiani possono tranquillamente godersi le vacanze di Pasqua: non ci sono rischi superiori a quelli ordinari». Insomma, si commenta al Viminale, è come la storia della piuma del pollo: un uomo ne raccoglie una, la passa a un altro che a sua volta la passa ad altri. L'ultimo la prende e dice: «Hanno ucciso il pollo». Fuor di metafora una normale segnalazione, uguale a tante che provengono dai servizi e dalle forze dell'ordine, si è via via ingigantita fino a diventare un allarme. Ad ogni buon conto, sempre per tranquillizzare, Scajola sarà a Firenze la mattina di Pasqua per assistere al tradizionale "scoppio del carro" in piazza Duomo (la famosa "colombina") su invito del sindaco Leonardo Domenici. E nel pomeriggio il ministro sarà a Venezia, la seconda città tirata in ballo nell'allarme che parlava di attentati in occasione di una non meglio identificata «festa del piccione». In serata da Oltreoceano si cerca di smorzare le polemiche. «Ci siamo lungamente consultati con l'Italia e continuiamo a lavorare a stretto contatto con le autorità italiane per garantire la sicurezza dei cittadini e degli interessi americani in Italia» assicura il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher. Ma poi aggiunge che c'era «l'obbligo di avvertire i cittadini americani e tutti quanti» quando si hanno «informazioni forti, credibili e specifiche di una minaccia». E comunque Stati Uniti e Italia «stanno lavorando insieme per sventare il rischio di attentati». Ma dalla Gran Bretagna si ha qualche dubbio sulla reale consistenza dell'allarme. Secondo Tim Ripley, esperto antiterrorismo dell'università di Lancaster, è solo, come tutti gli altri pubblic allert diffusi in questi mesi, «un modo burocratico per coprirsi le spalle», dopo vari episodi nei quali gli Usa sono stati «colti in fallo». Prudenza anche dagli inquirenti italiani. L'allarme terrorismo, sostiene così Stefano Dambruoso il pm milanese titolare delle inchieste sulle cellule islamiche, «va valutato con attenzione. Dopo l'11 settembre non va sottovaluto alcun elemento ufficiale che proviene da fonti ufficiali come il Dipartimento di Stato americano». Ma, aggiunge subito, oggi si può «essere sereni perché c'è un maggior controllo. Comunque ci vuole cautela ed anche cautela negli allarmismi». Intanto a Venezia è stata aperta un'inchiesta e il procuratore aggiunto, Remo Smitti, dopo aver ricevuto le informazioni dai carabinieri, ha assegnato il fascicolo al pm Felice Casson specializzato in terrorismo. Nella città tutti i possibili obiettivi sono sotto controllo, anche se, assicura il questore Domenico Bagnato, «per quanto ci riguarda, in questo momento a Venezia non ci sarebbero segnali di presenze terroristiche mediorientali». E dal gabinetto del prefetto Giuseppe Leuzzi fanno sapere che «si tratta di un'emergenza solo teorica: i cittadini possono stare assolutamente tranquilli. Del resto, i dispositivi di sicurezza attivati dopo l'11 settembre 2001 non erano mai stati indeboliti». Controlli accuratissimi anche a Firenze soprattutto in piazza del Duomo, mentre saranno dislocati per tutto il centro storico i circa 500 uomini in divisa oltre al personale in borghese impegnato per Pasqua. Il prefetto Achille Serra spiega che al momento «gli accertamenti disposti non hanno dato alcun riscontro all'allarme». Comunque gli obiettivi considerati a rischio saranno presidiati 24 ore su 24.
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