ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su Avvenire (Sezione: Oggi Italia Pag. ) |
Domenica 29 maggio 2005 |
Da Roma Danilo Paolini
Pera nel mirino dei referendari
Il laicissimo e liberale Marcello Pera paragonato ai pasdaran, i guardiani della rivoluzione islamica iraniana. Succede anche questo in Italia, primavera 2005, a due settimane dal referendum sulla legge 40 in materia di procreazione assistita. L'"errore" di Pera è stato quello di scrivere ieri sul Corriere della Sera che non votare per quei quattro quesiti si può, eccome. Che, anzi, è una scelta pienamente legittima, la manifestazione di una precisa volontà, ovvero «che la legge resti così com'è». E che lui, il presidente del Senato, farà proprio così: non andrà a votare. Troppo, decisamente troppo per i referendari. In particolare per Barbara Pollastrini, responsabile nazionale delle donne Ds, che ha reagito con la solita accusa di scarsa laicità: «È davvero preoccupante e triste vedere il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, nel ruolo di pasdaran dell'astensione». Al contrario, secondo la Pollastrini, «una classe dirigente che sia tale» dovrebbe «volere un largo coinvolgimento dei cittadini, caldeggiare la loro responsabilità e usare l'occasione dei referendum come momento di crescita culturale e civile di tutti». In realtà Pera ha spiegato che «astenersi in modo deliberato e consapevole non significa lavarsi le mani dei quesiti referendari», che è una possibilità dei cittadini per esercitare la responsabilità e il senso civico. E ancora: «Qui non è questione di essere laici o credenti» perché «sul punto, fra gli uni e gli altri non vi è differenza sensibile», bensì di «pesare i diritti, anziché sforbiciarli». Ma per la responsabile delle donne diessine «la seconda carica dello Stato», in questo modo, non ha difeso né alimentato «i principi laici e liberali dello Stato» stesso. Lesa laicità, leso liberalismo, partigianeria. Gli stessi delitti che al presidente del Senato contestano i radicali, il cui segretario Daniele Capezzone ha rivolto un appello «al presidente della Repubblica contro le illegalità in corso e anche contro questi sconfinamenti di campo». Ma è proprio Capezzone «che pretenderebbe di espropriare il cittadino italiano Marcello Pera dei suoi diritti civili e costituzionali - ha replicato il senatore di Alleanza nazionale Riccardo Pedrizzi - di privarlo della libertà di pensiero e di espressione, solo perché questi è il presidente del Senato. Alla faccia della liberalità...». Anche secondo Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia, la lettera di Pera al Corriere presenta «contenuti ineccepibili che possono essere condivisi sia dai credenti che dai non credenti». In definitiva, ha aggiunto Carlo Giovanardi (Udc), ministro per i Rapporti con il Parlamento, il presidente del Senato ha solamente ricordato «che il non voto è costituzionalmente corretto, legittimo, moralmente accettabile» e perciò «una delle posizioni con le quali i cittadini possono affrontare la tematica referendaria». A Piero Fassino non sta bene invece che Pera assegni il compito dell'«eventuale revisione» della legge 40 al Parlamento: «Il presidente del Senato mi deve spiegare perché non lo si è fatto», ha dichiarato il leader dei Ds. Però, a detta del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano (An), «quando i Ds attaccano Pera hanno nel mirino Francesco Rutelli», ovvero quell'ampia parte della Margherita che ha votato la legge sulla procreazione assistita e che oggi la difende. Forse non ha tutti i torti, se è vero che proprio ieri il diellino Enzo Bianco (che nella diatriba interna alla Margherita non sta certo con Rutelli) ha invitato a votare "sì" ai quattro quesiti referendari.
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