ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Avvenire
(Sezione:  Oggi Italia       Pag.     )
Giovedi 02 giugno 2005

 

da Roma Danilo Paolini

 

 Il non voto sarebbe «un trucco elettorale».


 

Il non voto sarebbe «un trucco elettorale». Al presidente dei Ds Massimo D'Alema piace questa immagine, vi ricorre da diversi giorni e anche ieri, intervistato da La Stampa, l'ha riferita alla presa di posizione della Cei per l'astensione ai referendum in materia di procreazione assistita. Provocando numerose reazioni di alleati e avversari che gli hanno chiesto una maggiore tolleranza verso chi ha opinioni diverse dalla sue. E hanno ribadito che la scelta consapevole di astenersi è in realtà un "no" rafforzato ai quesiti referendari utilizzati come strumento per manipolare la legge 40, stravolgendone la lettera e lo spirito originario.

«La Chiesa ha il diritto e il dovere di proporre i suoi valori e di offrire il suo insegnamento morale» - ha concesso l'ex-presidente del Consiglio - «ma in questo caso rischia di associarsi a chi ricorre a trucchi elettorali». Ed è «negativo e grave», sempre a giudizio di D'Alema, che anche molti rappresentanti della coalizione di centrosinistra abbiano già annunciato che non si recheranno alle urne e stiano facendo campagna per l'astensione. Come per altro fecero i vertici dei Ds due anni fa, in occasione del referendum per l'estensione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese. Ma questo D'Alema non lo ha ricordato. Stavolta tra gli astensionisti confessi c'è Clemente Mastella, leader dei Popolari-Udeur, che si è detto «sorpreso e sconcertato dai toni arroganti e supponenti» di D'Alema «sul complesso e delicato tema della fecondazione». Mastella ha garantito «tolleranza e comprensione per le posizioni diverse» da quelle del suo partito, ma ha chiesto all'alleato diessino «uguale rispetto», perché «questi attacchi forsennati e fuori luogo alla Chiesa e al cardinale Ruini non vanno in questa direzione e certamente non giovano alla coalizione».

Critiche alle parole del presidente della Quercia anche da Alfredo Mantovano (Alleanza nazionale), esponente del Comitato "Scienza & Vita": «D'Alema si dichiara personalmente "carico di dubbi" sui temi della procreazione assistita - ha sottolineato - ma ciò non gli impedisce di essere solidale con la posizione del suo partito, schierato per quattro "sì" ai referendum». E Antonio Tajani di Forza Italia (che ieri ha aderito a "Scienza & Vita") ha ricordato che l'astensione «non è un trucco, è un diritto, una libera scelta di chi intende difendere la legge 40, approvata dal Parlamento». Ma il verde Alfonso Pecoraro Scanio riesce a vedere nel non voto, in quanto «scelta manifesta e non segreta», addirittura un pericolo «per il principio della segretezza del voto».

Fin qui la polemica politica tra i partiti e nei partiti. Aspra, spigolosa. Magari anche bizzarra, basata talvolta, come si vede, su teorie singolari e probabilmente improvvisate. Però esente, almeno, da cavillosità che potrebbero suonare come sgradevoli "avvertimenti". Di contro, invece, c'è chi arriva ad auspicare il carcere (da 6 mesi a 3 anni) per «i ministri di culto» o i titolari «di un potere, di un servizio o di una funzione pubblica» che suggeriscono di non votare. Un sussulto di giustizialismo referendario subito appoggiato dai radicali, che da liberali-liberisti-libertari, quali si professano, si sono così ritrovati a brandire codici e testi unici contro chi la pensa diversamente.

Peccato per loro che due personalità non sospettabili di clericalismo come Giuliano Pisapia (deputato di Rifondazione comunista e noto avvocato penalista) e Antonio Di Pietro (leader dell'Italia dei Valori ed ex-pubblico ministero di Mani Pulite) abbiano subito contraddetto Capezzone e soci, legge alla mano.


    

 

vedi i precedenti interventi