ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Articolo pubblicato su AVVENIRE | Martedì 5 febbraio 2002 |
Luca Liverani Difesa dell'embrione Molti si interrogano
Roma. Dopo l'appello sul divorzio, anche quello per il riconoscimento giuridico dell'embrione scuote le coscienze e riapre il dibattito. Le parole del Papa - che domenica all'Angelus, nella XXIV Giornata per la vita ha chiesto per l'embrione il riconoscimento innanzitutto del «diritto» a svilupparsi - lasciano il segno. E fanno discutere il mondo politico. Forse perché proprio in commissione alla Camera è ripartita la discussione della legge sulla procreazione artificiale, che nella scorsa legislatura si fermò a metà strada. E il Parlamento dovrà tener conto anche delle oltre 400 mila firme raccolte dal Movimento per la Vita a sostegno del riconoscimento dell'embrione come persona, attraverso la modifica dell'articolo 1 del codice civile. «Nessuno - ha ribadito Giovanni Paolo II - è padrone della vita, nessuno ha il diritto di manipolare, opprimere o addirittura togliere la vita, né quella altrui né quella propria». Precisando poi che «riguardo in particolare all'embrione umano, la scienza ha ormai dimostrato che si tratta di un individuo umano che possiede fin dalla fecondazione la propria identità. È pertanto logicamente esigibile che tale identità venga anche giuridicamente riconosciuta, anzitutto nel suo fondamentale diritto alla vita, come domanda con apprezzabile iniziativa il Movimento per la vita italiano». Favorevoli e contrari sono trasversali agli schieramenti. Il ministro della Salute Girolamo Sirchia sottoscrive le parole del Papa, paventando un «rischio di disgregazione della società se rinuncia ai suoi valori». L'embrione quindi «è un soggetto, una persona, e come tale va trattato da punto di vista giuridico». Il ministro assicura che la legge sulla procreazione assistita sarà attenta e rigorosa: «Il testo è lo stesso approvato dalla Camera nella scorsa legislatura. Proposta rigorosa, dove l'embrione è pienamente rispettato». Stessi toni dal sottosegretario agli Esteri Mario Baccini, così come dal collega al Viminale Alfredo Mantovano, il quale rileva che si tratta «non di un dogma di fede, ma la presa d'atto di un dato naturale, quello dell'esistenza della vita umana fin dal concepimento». Concorda anche Francesco D'Onofrio capo dei senatori dell'Unione di centro (Ccd-Cdu-De). Il "governatore" del Lazio Francesco Storace si dice «assolutamente a favore» e ricorda la legge regionale sulla famiglia che comprende nel numero dei componenti anche il concepito. Sulla stessa linea, ma stavolta nel centrosinistra, è Rosy Bindi della Margherita: «Il Papa ha ragione - afferma l'ex ministro della Sanità - l'uomo non è padrone della vita. Noi siamo servitori, non dominatori della vita e tutti dobbiamo impegnarci in questo servizio: gli scienziati, i medici, la comunità politica. Un impegno concreto non solo a parole, di accoglienza, solidarietà e giustizia nei confronti di tutti». «Giusto richiamo» anche per Giuseppe Palumbo di Forza Italia, che però aggiunge che lo stato giuridico dell'embrione umano «non c'entra niente con la legge sulla procreazione medicalmente assistita». Solidarietà con le parole del Papa anche dal presidente Enrico Tuccillo dell'associazione Avvocati Europei. Per un sottosegretario agli Esteri, Baccini, che applaude al Papa, un altro, Margherita Boniver, scuote la testa: «Si vuole in realtà - tuona l'esponente di Forza Italia - cancellare una legge dello Stato sull'interruzione volontaria della gravidanza» e «far regredire le donne allo stato di inconsapevoli riproduttrici». Barbara Pollastrini dei Ds se la prende con Sirchia: «È vergognoso che il ministro usi un tema eticamente sensibile per paventare rischi di diffusione di disvalori». Per Maura Cossutta del Pdci la legge sulla procreazione non può servire «a smantellare i diritti delle donne, fra i quali quello a una gravidanza libera e consapevole», cioè la possibilità di abortire. La verde Luana Zanella arriva a definire la richiesta di status dell'embrione «un monstrum giuridico». Sconclusionato, infine, l'attacco del leader radicale Marco Pannella. A suo dire il Vaticano «finirà per chiedere che i parlamenti o i dittatori riconoscano per legge l'infallibilità pontificia» e i dogmi di fede.
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