ALFREDO
MANTOVANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INTERNO |
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Martedì 16 settembre 2003 |
TERRORISMO . L’allarme di Mantovano «Italia, base logistica per attacchi islamici»
Caserta . Il terrorismo di matrice islamica continua a considerare l’Italia «base logistica per compiere attentati altrove», e per questo non bisogna abbassare la guardia. È l’impressione manifestata dal sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, per il quale serve un’attenzione costante senza allarmismi anche se i pericoli possono sempre venire da «folli o fanatici». A margine del Forum sulla sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno, in corso a Caserta, Mantovano ha sottolineato che «non bisogna da un lato ritenere che tutto sia tranquillo né dall’altro pensare di vivere in una situazione di allarme costante. «Proprio l’allarme, anzi l’allarmismo», ha spiegato, «è uno degli obiettivi a cui tende il terrorismo». Non bisogna farsi prendere da «dati emozionali, né nel senso di ritenere che sia tutto tranquillo perché non lo è né di ritenere che si debba vivere in una situazione di allarme costante». Certamente «si tratta di tenere gli occhi bene aperti» ed è «già molto grave» il fatto che l’Italia possa essere stata scelta «solo» come base logistica. Per questo motivo occorre uno sforzo «per circoscrivere il più possibile questa attività ed anche di fare in modo che non si traduca in gesta terroristiche vere e proprie sul territorio che in linea di principio non possono assolutamente escludersi anche con riferimento a folli o a fanatici». - Egiziani a processo . E a conferma delle parole del vice di Pisano ci sono alcune inchieste aperte negli ultimi mesi su numerosi arresti avvenuti nei confronti di presunti esponenti di gruppi integralisti vicini ad Al Qaida. È di ieri la notizia del rinvio a giudizio dei tre egiziani arrestati ad Anzio (Roma) il 4 ottobre dello scorso anno nell’ ambito delle indagini sul terrorismo internazionale condotte dalla procura di Roma. Per loro l’accusa è di associazione eversiva con finalità di terrorismo, porto e detenzione di materiale esplosivo e di una Beretta, I tre sono Alì Salah El Gammal, Mohammed Khaled El Zahed e Magdi Ahmed Sahabej. Il processo comincerà il 19 novembre prossimo davanti alla I Corte d’Assise di Roma. Secondo i Pm del pool antiterrorismo di Roma, Franco Ionta e Erminio Amelio, i tre egiziani avevano intenzione di compiere attentati in Italia e in particolare all’ aeroporto di Fiumicino, al cimitero americano di Nettuno e in alcuni negozi della Mc Donald nella capitale. Il tritolo, un chilo e 400 grammi, fu trovato all’interno di alcuni involucri nascosti in un vano sopra lo scaldabagno dell’abitazione che i tre dividevano ad Anzio. Nell’abitazione fu trovata anche una Beretta del 1943 e una cintura da kamikaze che, secondo gli inquirenti, avrebbe potuto essere usata per trasportare l’esplosivo. All’interno delle tasche della cintura non furono trovate tracce del tritolo e per questo i magistrati hanno supposto che gli eventuali attentati fossero in preparazione. A condurre i carabinieri all’appartamento dei tre fu una soffiata molto precisa, una dritta talmente circostanziata da consentire agli investigatori di andare a colpo sicuro e di scoprire l’esplosivo e la pistola, la cintura e le mappe con obiettivi italiani e americani.
Gli avvocati dei tre egiziani, Carlo Corbucci e Gianfranco Pagano, hanno preferito rinviare le loro tesi difensive alla fase dibattimentale poichè hanno ritenuto che l’accusa di terrorismo nei confronti dei loro assistiti meriti di essere dibattuta più ampiamente che non davanti al Giudice dell’ udienza preliminare.
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