Mantovano (AN): le parole di di Biffi meritano riflessione, non demonizzazione
Il cardinale Biffi ha posto dei problemi reali. Coloro che, nel Parlamento e nel Governo, intendono affrontare i fenomeni dell'immigrazione, in una prospettiva non di corto respiro, dovrebbero smetterla di esercitarsi nel tiro al bersaglio del prelato, e cominciare ad affronatre concretamente due delle questioni che emergono dal discorso dell'arcivescovo di Bologna..
- la questione dell'integrazione, in Italia e in Europa, di chi viene da zone mussulmane e professa la fede islamica; non si manifesta razzismo nei confronti di nessuno se si orientano i flussi immigratori da zone che presentano una maggiore omogeneità culturale con la nostra nazione. E' un discorso così poco razzista che una persona di colore proveniente dalla Somalia, in quest'ottica avrebbe maggiore facilità di accesso rispetto a un bianco algerino. Non è in discussone il "se" dell'immigrazione, bensì il "come": ignorare oggi gli enormi problemi dell'integrazione equivale a preparare il terreno a conflitti interetnici sul proprio territorio;
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la questione della reciprocità. Il raporto del 1998 su La libertà religiosa nei paesi a maggioranza islamica, edito dall'Aiuto alla Chiesa che Soffre, molto apprezzato anche in ambienti laici, documenta analiticamente la persecuzione dei cristiani che oggi non cessa negli Stati islamici: non soltanto nell'Arabia Saudita, dove ogni pratica reigiosa non islamica porta in carcere, se non alla morte, ma anche nel Marocco, che è la Nazione dalla quale proviene il maggior numero di immigrati mussulmani, al cui interno viene penalmente impedita qualsiasi attività di proselitismo, e chi si converte al cristianesimo viene punito.
La politica darebbe prova di maturità se si interrogasse su questo, invece che demonizzare chi sottolinea le controindicazioni dei supposti paradisi multietnici.
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