ALFREDO MANTOVANO

Deputato al Parlamento italiano
Responsabile di AN per i Problemi dello Stato


Comunicato Stampa del 15/11/1999


 

 

Mantovano (A.N.): Prima Repubblica – Qualcosa di più che semplici ladri

(…) Certamente prima dell'esplosione di Mani pulite non erano tutti ladri e assassini: le generalizzazioni lasciano sempre a desiderare e sono oggettivamente ingiuste. Ma non sarà un caso se, pur non essendo la corruzione scomparsa, le opere pubbliche realizzate dopo Mani pulite hanno avuto costi notevolmente inferiori rispetto a quelli che gli enti competenti dovevano affrontare prima, quando era difficile che ogni passaggio non avesse bisogno del "lubrificante" per essere superato. Né è un caso che l'esame di ogni settore di intervento pubblico fino all'inizio di quest'ultimo decennio rivelava puntualmente l'esistenza del sistema tangentizio: dalla cooperazione internazionale ai mondiali di calcio del 90. E il problema non era soltanto il ladrocinio, ma pure la mancata o l'incompleta realizzazione delle opere, che spesso si verificava. Ma la vicenda "Prima Repubblica" non può essere liquidata con la ricognizione percentuale dei singoli onesti, quasi fosse una semplice questione di moralità individuale, e non anche una più rilevante questione di moralità pubblica. Mi spiego: ci sono stati dei ladri, come hanno accertato le sentenze dei giudici. Ma quegli stessi ladri non si sono limitati a rubare per sé, poiché hanno anche realizzato un sistema di furto istituzionalizzato; non vi è stato soltanto l'illecito impossessamento finalizzato all'arricchimento personale: vi è stata pure la formalizzazione del furto. Le leggi finanziarie che, nel regno del centrosinistra, hanno progressivamente elevato la pressione fiscale, hanno al tempo stesso sottratto risorse a ogni contribuente, oltre i limiti della tollerabilità: come definire l'esproprio per via fiscale se non furto di Stato? A scanso di equivoci: le tasse sono essenziali per la vita di uno Stato, ed è dovere di ogni cittadino pagarle; ma il discorso è un altro: il meccanismo che si è instaurato in piena "Prima Repubblica", sulla base dell'accordo fra Dc e Psi, con l'avallo del Pci, ha esteso dell'intervento pubblico in campi non spettanti alla competenza dello Stato (negli anni 80 la Repubblica italiana è arrivata a produrre automobili, cioccolata e panettoni); il costo dello statalismo sempre più diffuso è stato fatto pagare con una oppressione fiscale che ha raggiunto livelli insostenibili; tutto ciò ha prostrato l'economia sana e libera e ha favorito la corruzione legata alla presenza della mano pubblica. Lo stesso può dirsi per le leggi di nazionalizzazione che hanno accompagnato i passi dei governi di centrosinistra a partire dagli anni 60. Non servono amnistie né riabilitazioni. Urge invece reintrodurre nella vita politica quotidiana un livello minimo di moralità. E questo dipende sia dal rispetto per la verità storica e giudiziaria, sia dallo sforzo per modificare quegli elementi di struttura - le leggi - che hanno favorito i comportamenti deviati di singoli esponenti politici e hanno intronizzato un sistema statalistico di corruzione.

 

 

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