ALFREDO MANTOVANO
Deputato al Parlamento italiano
RESPONSABILE DI A.N. PER I PROBLEMI DELLO
STATO


Comunicato Stampa

  numero 23  novembre 2000

Il d.l. antiscarcerazioni

Mantovano (AN): ecco perché è un decreto pastrocchio


Sulla base del generico comunicato di presentazione, il decreto annunciato dal governo merita valutazioni differenti:

  • vi è una parte condivisibile: quella che contiene disposizioni, dalla proroga del 41 bis alla esclusione del rito abbreviato per i reati puniti con ergastolo, alla esclusione della notifica a mani dell'ordine di carcerazione, che AN ha più volte proposto in Parlamento. Il governo arriva tardi e a ruota ma, come si dice, meglio tardi che mai;

  • vi è una parte che, in attesa di esaminare l'articolato e non l'annuncio stampa, sembra applicare il credito formativo, in uso nelle scuole, al processo penale: la "rimodulazione" dei termini della custodia cautelare che, come scrive la nota di palazzo Chigi, "consenta al giudice di ciascuna fase del processo di utilizzare anche periodi previsti per fasi successive o precedenti", fa sorgere il dubbio che l'estensore sia De Mauro e non Fassino, e fa chiedere se e come sarà possibile in primo grado utilizzare un "acconto" di custodia cautelare sul grado di appello;

  • vi è una parte che applica ai mafiosi già usciti o prossimi a uscire per decorrenza dei termini gli obblighi di presentazione e di firma. Se non fosse destinata a produrre esiti drammatici, la si potrebbe definire ridicola, poiché riguarda molti personaggi che erano soggetti al 41 bis: dunque, soggetti ritenuti pericolosi perfino nel regime carcerario ordinario. Ci si figuri quanto sarà efficace l'obbligo di andare una volta al giorno alla stazione dei Carabinieri per sottoscrivere il registro, e quanto sarà facile per costoro darsi alla latitanza;

  • vi è infine una parte che moltiplicherà i tempi dei processi: sono le norme che costringono il giudice a separare i giudizi a seconda delle imputazioni e a frazionare la motivazione della sentenza in base ai tempi del processo. Così il lavoro cresce e non diminuisce.

Bilancio a Consiglio dei ministri ultimato: boss in libertà senza freni; incremento della confusione nelle aule di giustizia, con magistrati che dovranno celebrare più processi e scrivere più sentenze per gli stessi fatti; pasticci senza precedenti nel calcolo "rimodulato" della custodia cautelare. Resta valido soltanto ciò di cui il governo si è appropriato facendo sue talune nostre proposte: ma non vanteremo esclusive.

vedi i precedenti comunicati