SOTTOSEGRETARIO DI STATO
AL MINISTERO DELL'INTERNO
Dipartimento della Pubblica Sicurezza


Comunicato Stampa

 

 

 

 

AGLI EUROPEISTI A CORRENTE ALTERNATA. IMPEDIRE I CPT CI PORTTA FUOARI SHENGHEN.

 


L’imminente apertura del centro di permanenza temporanea del San Paolo di Bari ha incontrato l’opposizione del presidente Vendola e la contrarietà del sindaco Emiliano; quest’ultimo ha ribadito la propria posizione con argomentazioni poco attente alla complessiva realtà del fenomeno delle migrazioni, alimentando altresì una polemica politica fuori luogo al fine di eludere la sostanza del problema. Governare l’immigrazione comporta una retta integrazione della componente regolare ed una altrettanto efficace gestione del problema della clandestinità. Quanto al secondo aspetto è necessario che il lavoro del Governo e del Parlamento non incontri così frequenti ostacoli da parte degli enti locali. Chi entra clandestinamente in Italia, a meno che non abbia i requisiti per l'asilo o non vi siano fondati motivi umanitari, va espulso. Per fare questo è indispensabile accertare l'identità del clandestino, perché sia certa la provenienza dell’interessato e lo Stato di provenienza non rifiuti la riammissione. Questi accertamenti richiedono del tempo, durante il quale chi è entrato clandestinamente deve essere posto nelle condizioni di non dileguarsi. Il che spiega l’esigenza dei centri di permanenza temporanea i quali, senza avere le caratteristiche di un istituto di pena, tuttavia impediscono al clandestino di fuggire mentre sono in corso gli approfondimenti che lo riguardano. I CPT e l’intero sistema delle espulsioni – è bene ricordarlo agli amministratori di centrosinistra – sono stati istituiti dalla legge “Turco-Napolitano”, confermata sul punto dalla “Bossi-Fini”. I no-global qualificano i centri in termini di lager e li individuano come obiettivi di manifestazioni di protesta, che spesso non sono pacifiche. Se si contestano i CPT in sé considerati, si deve logicamente concludere che coloro i quali, al di fuori dei confini europei, desiderano entrare in Italia, possono farlo liberamente, senza rispettare alcuna regola, e senza limiti riguardanti le condizioni soggettive dell'extracomunitario (disponibilità a lavorare, precedenti penali, pericolosità), con la conseguenza che nessun clandestino va espulso. Da ultimo, è opportuno ricordare agli europeisti a corrente alternata che i CPT sono previsti non solo in Italia ma in tutta l’Unione Europea, per cui impedirne l’apertura nel nostro Paese significherebbe porci fuori dal sistema di Schengen.



Roma, 23 novembre 2005

Alfredo Mantovano

 

 

vedi i precedenti comunicati